Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato ed ex magistrato, ha espresso le sue critiche verso l’attuale sistema della giustizia italiana durante la presentazione del libro “La stagione dell’indulgenza e i suoi frutti avvelentati” dell’ex procuratore Carlo Nordio, giudice navigato che ha affrontato la stagione di Mani pulite e l’inchiesta sul Mose di Venezia.
Il presidente del Senato ha sottolineato come «la nevralgica questione della eccessiva durata dei processi, sottolineata in più passaggi dell’opera, è dannosa per l’economia perché questa lunghezza esasperata ci costa una perdita pari a quasi il 2% del Pil. Un tema cruciale anche perché la prima garanzia di efficacia della risposta giudiziaria è direttamente collegata alla sua tempestività».
Un sistema giudiziario, quello italiano, che «anche a causa di queste anomalie si colloca tra gli ultimi in Europa, come certificato dal quadro di valutazione sullo stato della giustizia 2018, pubblicato dalla Commissione europea, e che ha prodotto in questi anni costi enormi a carico dei bilanci dello Stato».
Data la necessità della “tempestività” e della “certezza” della pena, Casellati è a favore di una riforma, poiché serve «uno sforzo comune per ridare credibilità alla giustizia che richiami alle proprie responsabilità tutti i soggetti coinvolti e non si limiti a rincorrere esigenze congiunturali». È necessaria per tanto una revisione completa, (quindi non legislazioni di emergenza) che possa riformare strutturalmente l’intero sistema; un procedimento che si potrà attuare solo con una «legislazione organica che, in armonia con i precetti costituzionali, possa superare le disomogenee stratificazioni di leggi speciali, spesso frammentarie, talvolta in contraddizione tra loro».