La situazione politica spagnola, a seguito delle elezioni, potrebbe trovare una quadra con la formazione di un nuovo governo. Il leader del primo partito del paese, Pedro Sanchez, e il leader del quarto, Pablo Iglesias, hanno firmato al Congresso un accordo per la formazione di un governo di coalizione. L'annuncio è stato dato con una conferenza stampa congiunta.
Dopo il voto di domenica, il Partito Socialista Operaio Spagnolo si è riconfermato prima forza del paese, col 28% delle preferenze e 120 seggi, davanti al Partito Popolare, guidato da Pablo Casado, con 88 seggi. Segue per la prima volta Vox, partito di destra in crescita negli ultimi anni, che guadagna 52 seggi con una crescita di 28 seggi sotto la leadership di Santiago Abascal. Unidos Podemos, forza di sinistra guidata da Pablo Iglesias e composto da tre liste distinte, perde 7 seggi, mentre la lista liberale Ciudadanos di Albert Rivera ne perde 47. Entra in parlamento inoltre Más País – Equo, guidato da Íñigo Errejón. Numerosi inoltre i partiti regionalisti (autonomisti o indipendentisti) provenienti da Catalogna, Province Basche, Comunità Valenciana, Canarie, Galizia, Cantabria, Navarra e uno provinciale, Teruel Existe, che entra con un seggio al netto dello 0,08 dei voti.
Il leader socialista ha affermato: «È un accordo per quattro anni, di legislatura. Sarà basato sulla coesione e la lealtà e aperto al resto delle forze politiche per costruire una maggioranza parlamentare. Questo nuovo governo sarà rotondamente progressista perché sarà formato da forze progressiste e lavorerà per il progresso della Spagna e di tutti gli spagnoli. Ciò che non rientrerà saranno l'odio e lo scontro fra gli spagnoli».
Iglesias, che dovrebbe divenire vicepremier, sostiene invece di aver raggiunto «un preaccordo per formare un governo di coalizione progressista che combini l'esperienza del Psoe e il coraggio di Unidas Podemos. Ciò che ad aprile era un'opportunità storica è diventato una necessità storica».