Niente aumento dell'Iva e manca all'appello anche anche la riduzione dell'Irpef, ma avanti con il calo delle tasse puntando sul taglio del cuneo fiscale. E' la strada indicata dal governo nel Documento di economia e finanza che profila una nuova correzione dei conti nel 2018 pari allo 0,6% del Pil, circa 10 miliardi, per rispettare gli impegni assunti con l'Europa per il raggiungimento di un deficit programmatico all'1,2% se non si otterranno ulteriori margini di flessibilita'.
Il governo conferma l'impegno a "trovare spazi per operare misure espansive e di riduzione della pressione fiscale in continuita' con le misure introdotte negli anni precedenti" ma non fa alcun riferimento al taglio delle aliquote Irpef, un caposaldo del programma del governo Renzi da conseguire entro la fine legislatura. L'obiettivo e' di "dare continuita' alla riduzione del carico fiscale su cittadini e imprese, avviata con Irap e Ires e proseguire con il taglio dei contributi sociali, iniziando dalle fasce piu' deboli (giovani e donne)".
Si punta, in particolare, a ridurre ulteriormente la pressione fiscale sui fattori produttivi e in questa ottica, si legge nel Programma nazionale di riforma che accompagna il Def, "sara' cruciale il taglio del cuneo fiscale per ridurre il costo del lavoro e aumentare parallelamente il reddito disponibile dei lavoratori".
Un intervento sollecitato anche dall'Ocse che ha segnalato come in Italia il prelievo sul lavoro sia superiore di 12 punti alla media dei paesi dell'area. La misura potrebbe arrivare con la prossima legge di stabilita' che dovra' reperire anche 10 miliardi di risorse per rispettare gli impegni presi con l'Europa sul piano del risanamento dei conti e ridurre il deficit programmatico nel 2018 all'1,2 (dal 2,1% di quest'anno) a meno che la trattativa con Bruxelles non consenta di strappare ulteriori margini di flessibilita' e alzare l'asticella fino all'1,8-2% in autunno.
"L'obiettivo di un indebitamento netto pari all'1,2 per cento del Pil nel 2018 – si legge nel Def – sara' garantito con un pacchetto aggiuntivo, da definirsi nei prossimi mesi, anche sulla scorta della riforma delle procedure di formazione del bilancio che facilitera' la revisione della spesa". E a contribuire sara' un nuovo round di spending review con tagli ai ministeri che dal 2018 saranno almeno di un miliardo e saranno oggetto di un Dpcm.
Come spiegano fonti del Tesoro, per passare da un deficit tendenziale strutturale dell'1,6% nel 2017 allo 0,7% nel 2018, sara' necessaria una correzione dello 0,9%, a cui contribuisce gia' in parte la manovrina strutturale messa in campo dal governo quest'anno che varra' circa lo 0,3% del Pil l'anno prossimo. Servira' quindi una correzione dello 0,6% per centrare l'obiettivo di un rapporto deficit/Pil programmatico all'1,2% nel 2018.
"Qualora a livello europeo intervenissero cambiamenti nel braccio preventivo del Patto di stabilita' e crescita in senso piu' orientato alla crescita e allo sviluppo – sottolinea il governo – cio' potrebbe ridurre le correzioni fiscali richieste all'Italia per i prossimi anni". Il governo conferma anche l'impegno a disinnescare le clausole di salvaguardia, ovvero a evitare l'aumento delle aliquote Iva dal 10 al 13% e dal 22 al 25% a partire dal prossimo primo gennaio. Un'operazione che da sola richiede una copertura di 19,5 miliardi di euro.
Intanto pero', considerando gli aumenti Iva, la pressione fiscale e' destinata a salire. Il peso del fisco, secondo le previsioni indicate, scende al 42,3%, nel 2017 dal 42,9 del 2016, per poi risalire al 42,8% nel 2018 e 2019. Al netto del bonus di 80 euro la pressione fiscale scende dal 42,3% del 2016 al 41,8% nel 2017, per poi salire al 42,2% nel 2018 e al 42,3% nel 2019. Tra gli impegni indicati anche quello per la lotta alla poverta': le risorse stanziate ammontano complessivamente a circa 1,2 miliardi per il 2017 e 1,7 per il 2018. Tre gli ambiti di intervento indicati: il varo del reddito di inclusione, misura universale di sostegno economico ai nuclei in condizione di poverta' che prendera' il posto del sostegno per l'inclusione attiva, con un progressivo ampliamento della platea di beneficiari (gia' nel 2017 oltre 400 mila nuclei familiari, per un totale di 1 milione e 770 mila persone), con una ridefinizione del beneficio economico condizionato alla partecipazione a progetti di inclusione sociale e un rafforzamento dei servizi di accompagnamento verso l'autonomia; il riordino delle prestazioni assistenziali finalizzate al contrasto della povertà (carta acquisti per minori e l'assegno di disoccupazione Asdi); il rafforzamento e coordinamento degli interventi in materia di servizi sociali". Corposo il pacchetto di riforme che tocca lavoro, pubblica amministrazione, concorrenza, istruzione e giustizia. Nel Pnr viene inoltre citato tra i prossimi passi l'aggiornamento del patrimonio informativo catastale al fine di consentire una valutazione piu' equa degli immobili ma senza un aumento delle tasse.