C’è ancora la legge di bilancio italiana sotto i riflettori dell’Europa riunita al vertice dei ministri dell’Economia dell’Unione. Il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, continua dunque ad occuparsi della difficile trattativa con Roma: «Il dialogo ci sarà in ogni fase, discutiamo quasi quotidianamente con il ministro Giovanni Tria e continueremo a farlo, ma il 13 novembre ci aspettiamo una risposta forte e precisa del governo italiano», ha detto arrivando alla riunione. Ma il francese mette in guardia l’esecutivo: «le sanzioni possono essere applicate alla fine se non troviamo un accordo nel quadro delle regole comuni». Anche se – precisa il commissario – «non sarò mai in favore delle sanzioni perché sarebbero un fallimento per il Paese e per le regole».
Del resto l’ipotesi della procedura d’infrazione era sin da subito apparsa come molto realistica: in assenza di sforzi da parte del governo Conte, già il 21 novembre la Commissione potrebbe avviare la procedura che il 22 gennaio sarà operativa con il voto dei ministri europei. Confermata anche la possibilità che la Ue chieda il rispetto della regola del debito, ovvero manovre correttive da 60 miliardi all'anno, ma che per non devastare l'Italia sceglierà vincoli meno pesanti, come il raggiungimento del pareggio di bilancio, in un percorso almeno di 5 anni. Una sfida non semplice per l’Italia, dal momento che il governo potrebbe mettere in atto già nella prima parte del prossimo anno una nuova manovra da almeno 18 miliardi di euro, fino al raggiungimento dell’1,6% di deficit concordato a settembre. Una correzione che ovviamente Tria, ma tutto il governo Lega-M5s, vorrebbe evitare in vista del voto di maggio sulle europee.
Una opzione – quella della procedura per debito contro l’Italia – confermata anche dal vicepresidente dell’esecutivo europeo, Valdis Dombrovskis. Una strada considerata «anche gli anni scorsi – spiega il commissario – concludendo che l'Italia era sostanzialmente in linea con i requisiti del Patto e quindi non abbiamo aperto la procedura». «Ma in questo caso – continua Dombrovskis – se il Documento programmatico di bilancio non cambia materialmente, dobbiamo riconsiderare le conclusioni». Secondo il lettone la correzione da apportare alla manovra dovrà essere «considerevole», dal momento che «numericamente l'Italia avrebbe dovuto assicurare un miglioramento del deficit strutturale di 0,6%, mentre invece c'è un peggioramento di 0,8% con una deviazione molto ampia, pari all’1,4%».
E nonostante Moscovici precisi che «la palla è nel campo dell’Italia» e che «il 23 novembre non è la fine del mondo ma solo un nuovo passo», il ministro Tria ha deciso di lasciare in anticipo la riunione per rientrare a Roma, saltando il tradizionale incontro con la stampa, previsto alla fine della due giorni di lavori. Secondo fonti ufficiali la partenza in anticipo sarebbe dovuta al ritardo nei lavori della conferenza che avrebbe portato l’economista a perdere il suo volo di rientro. Tuttavia fonti non istituzionali suggeriscono che il ministro abbia evitato le domande dei giornalisti, visto il momento delicato.
All’Ecofin si è parlato anche della tassazione per i colossi di internet, la cosiddetta web tax, con il nostro ministro dell’Economia che ha spiegato come l’Italia sostenga «la finalizzazione dei lavori tecnici sulla web tax con l'obiettivo di trovare un accordo entro la fine dell'anno, ma se non avremo questo accordo introdurremo la tassa», peraltro già approvata dall’Italia l’anno scorso e messa in stand-by nell’attesa di un accordo comunitario.