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Due consigli al Pdl e a Tremonti

Sarà che, in quanto berlusconiani duri e puri, vediamo complotti ovunque……
Sarà che ultimamente non è che gli avvenimenti ci offrano motivi per cambiare opinione.
Sarà che in giro per l’Italia fioccano ordini del giorno del Pd contro “l’iniqua manovra” varata da quel cattivone del Silvio e quel nordista impenitente e anche un po’ maleducato di Tremonti.
Sarà anche che nei giorni scorsi Italo Bocchino si è incontrato con il segretario generale dell’Anci, Angelo Rughetti, per un incontro che tutto aveva meno che del “parliamo del più e del meno”.
Sarà anche che per giovedì prossimo è convocato il consiglio nazionale dell’associazione comuni.
Sarà che la manovra non mette le mani nelle tasche di nessuno, ma tutti sono capaci di fare demagogia quando si tratta di finanziaria.
Ecco, sarà per tutto questo ma secondo noi il ministro dell’Economia e i dirigenti del Pdl, se vogliono evitare l’ennesima offensiva, farebbero bene a prendere provvedimenti, a correre ai ripari, o più semplicemente a studiare una contromossa efficace, chessò, una linea da seguire.
Perché altrimenti potrebbe andare a finire che sinistra compatta, Udc tiepida, finiani municipali bollenti e leghisti a briglia sciolta, finiscano col coalizzarsi per opportunismo e darci qualche dispiacere.
Siccome poi gli strumenti per reagire ci sono e di ragioni ne abbiamo da vendere, tutto ciò sarà sufficiente per evitare di dover correre ai ripari a danno compiuto.
Casomai mancassero segnali o decodificazioni dei messaggi, oggi l’ex vice di Berlusconi alla presidenza del Consiglio dei ministri, l’onorevole Marco Follini, ha spiegato cosa sta accadendo:
«Di fronte a una rottura prima o poi inesorabile, per Gianfranco Fini e i suoi rischia di schiudersi il mare aperto e tempestoso, mentre il Pd si troverà davanti a un bivio: se recitare la liturgia del bipolarismo o aprirsi a un ragionamento più fantasioso».
«Se il Pdl si rompe, si sgretola lo schema del bipolarismo e c’è un’accelerazione di tutti i processi politici. Non possiamo illuderci che si formi un arco politico che inizia da Fini e finisce con Vendola: dobbiamo arrivare preparati e con le idee chiare, il Pd deve dire qualcosa sul progetto che ha in mente».
L’ex segretario dell’Udc apre quindi al presidente della Camera. «Se in questo paese dobbiamo celebrare un rito di unificazione, non si può pensare di escludere tutto il centrodestra», spiega.
«Dobbiamo prendere atto della situazione nuova e ragionare su come dare al paese un architrave politico. Il limite di questo ragionamento però è uno: è appeso a un gigantesco se. Se Fini rompe con Berlusconi».
Poteva, il povero Follini, dire più di così? (il Predellino)
 
 

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