Dress Codes

Clini/La protezione dell’ambiente e l’automazione (Industria 4.0) stanno provocando la fine del lavoro ? Il caso della Volkswagen.

Senza titolo
Scritto da Super User

Senza titolo

Corrado Clini, ex Ministro dell’Ambiente
In collaborazione con Arvea Marieni, innovation manager in Hamburg

 

La protezione dell’ambiente e l’automazione (Industria 4.0) stanno provocando la fine del lavoro ? Il caso della Volkswagen.
La Volkswagen ha concordato con i sindacati il taglio di 30.000 posti di lavoro entro i prossimi tre anni nell’ambito di una profonda ristrutturazione dell’azienda finalizzata a superare la crisi del “diesel gate”, “traghettare” il marchio di VW da simbolo delle auto diesel a quello di auto elettriche e senza guidatore, ridurre i costi e aumentare la produttività.
I “motori” del piano di VW sono la protezione dell’ambiente e l’automazione dei processi industriali.

Le conseguenze del dieselgate

Secondo il rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente “Air quality in Europe — 2016.” le morti premature attribuite all’inquinamento atmosferico da polveri sottili (PM), ossidi di azoto (NOX) e ozono (O3) , ammontano nella UE a 520.000.

Il rapporto mette in evidenza il ruolo delle emissioni di NOX dalle auto diesel: “Nel 2014 il diesel corrisponde al 52% delle auto vendute in Europa. …. Le emissioni effettive di NOX dalle auto diesel sono di gran lunga superiori ai limiti Euro 5 e Euro 6 stabiliti dai regolamenti, e contribuiscono in modo significativo alle concentrazioni di polveri sottili e ozono di cui gli NOX sono un precursore“.

 

Nonostante che per 25 anni i motori diesel siano stati indicati dall’Unione Europea come la soluzione più efficiente per ridurre consumi e le emissioni, la UE ha dovuto riconoscere il ruolo prevalente delle auto diesel nell’ inquinamento urbano.

Oggi l’inquinamento atmosferico nelle città, e la congestione urbana, guidano in tutto il mondo la trasformazione tecnologica dell’industria automobilistica e dei servizi per la mobilità.
E pochi mesi dopo lo scandalo del diesel gate, la messa al bando delle auto diesel è oggi la prima misura che viene adottata per ridurre l’inquinamento urbano, dall’India alla Cina, dall’Italia agli USA.

Questo è il “contesto ambientale” del piano Volkswagen.

VW ha deciso di orientare gli investimenti in Germania verso la produzione di batterie, auto elettriche e ibride plug-in, e verso servizi di mobilità come car-sharing e ride-sharing, con l’impegno di creare 9000 nuovi posti di lavoro. Il piano dell’azienda prevede di introdurre nel mercato entro il 2025 almeno 30 modelli di auto elettriche.
VW è l’ultimo grande costruttore di automobili a scegliere le auto ibride ed elettriche, dopo Toyota, General Motors, Nissan, Hyundai, senza dimenticare le “emergenti” cinese BYD (“Build Your Dreams”) e nordamericana TESLA.
Altri produttori europei sono entrati nel “club” : BMW, Mercedes, Land Rover e Jaguar-Land Rover (JLR ) del gruppo indiano TATA.
Lo scorso novembre LJR ha presentato un piano per produrre in Gran Bretagna batterie e auto elettriche, con la creazione di nuovi 10000 posti di lavoro, ed ha chiesto al Governo inglese di investire nelle infrastrutture necessarie.
Per il Governo ha subito risposto George Clark, il Business Secretary : “La Gran Bretagna è pronta a sostenere lo sviluppo delle auto elettriche, che sono uno degli obiettivi prioritari della nostra politica industriale ” (post Brexit).

Il cambio dalla produzione di auto diesel e a benzina alle auto ibride pug-in ed elettriche comporta una radicale trasformazione dei cicli di produzione e delle caratteristiche stesse del lavoro nel settore auto
I 9000 nuovi lavoratori di VW e i 10000 di JLR faranno lavori molto diversi da quelli tradizionali del settore dell’auto.
Questo vuol dire che la creazione di novo lavoro dipende dall’innovazione, mentre la disoccupazione crescente è la prospettiva delle aziende del settore auto che non sapranno/vorranno trasformare i processi di produzione o lo faranno in ritardo.

Ridurre i costi e aumentare la produttività nel contesto di Industria 4.0

Il piano di VW prevede una riduzione annuale dei costi per almeno € 3.7 miliardi entro il 2020, con un aumento dei profitti dal 2% al 4% e della produttività del 25%.
Ma forse i “tagli” nell’occupazione sono troppo modesti per reggere la competizione con i grandi rivali globali di VW.

Nel 2015 VW, con 610,000 lavoratori, ha prodotto più o meno lo stesso numero di automobili della Toyota, che ha 350.000 lavoratori. .
Dopo i tagli, e la nuova occupazione prevista, VW avrà un numero di occupati superiore del 70% a quelli di Toyota.

La sfida di VW è quella di aumentare la produttività, cambiando le tecnologie di produzione e lasciando più o meno invariato il numero degli occupati.

Oggi l’automazione, la robotica e l’intelligenza artificiale sono l’infrastruttura necessaria per l’innovazione tecnologica e l’alta produttività, come peraltro indicato dalla strategia del governo della Germania per Industria 4.0
In questo contesto sembra molto difficile coniugare l’innovazione con la salvaguardia dell’occupazione nello stesso settore produttivo, forse una “mission impossible”.

La sfida dell’automazione e dell’intelligenza artificiale.

Le tecnologie “intelligenti” stanno sostituendo il lavoro umano nelle attività tradizionalmente legate alle “competenze cognitive” (lettura, scrittura, contabilità).

Il rapporto del World Economic Forum (WEF) del 2016 ” The Future of Jobs“, stima che la robotica e l’intelligenza artificiale provocheranno entro il 2020 la perdita di almeno 5 milioni di posti di lavoro nelle 15 maggiori economie del mondo, tra cui Australia, China, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Gran Bretagna, USA.

E una recente ricerca di Citi Bank e dell’Università di Oxford (Technology at Work v2.0: The Future Is Not What It Used to Be 2016) considera che sono a “rischio di automazione” almeno il 57% dei posti di lavoro nell’area OCSE e il 77% in Cina.

Questo è il “contesto dell’automazione“nel quale si colloca il piano di VW

Conservare 590.000 occupati sembra davvero una missione impossibile.
Tuttavia la stessa sfida di VW riguarda la gran parte delle industrie di tutti i settori nell’economia globalizzata, come ricorda il rapporto del WEF.

Foxconn, un’impresa “chiave” partner di Apple, Google, Amazon, and delle 10 maggiori imprese nel mondo, ha già sostituito con i robots 60.000 lavoratori.

Toyota ha introdotto i robots industriali nei suoi cicli produttivi per migliorare la qualità dei prodotti e ridurre i costi : Toyota produce 16 veicoli per addetto contro i 16 di VW.
Toyota utilizza i robots in combinazione con le tecnologie più avanzate di controllo della qualità di produzione delle auto (“internet delle cose”).

La Cina è il paese leader nella automazione e “robotizzazione” dei processi industriali, con la previsione di ulteriori riduzioni dei costi.

Il CEO di McDonald’s ( 1.9 milioni di lavoratori ) Ed Rensi ha recentemente dichiarato a Fox Business, in merito agli aumenti salariali richiesti, che ” E’ molto più economico investire $35,000 in un robot che assumere un lavoratore a 15 $ all’ora per produrre patate fritte”

Gestire la transizione e cogliere le nuove opportunità.

Il Governatore di Bank of England Mark Carney ha detto il mese scorso che ” il mercato del lavoro sta sperimentando una profonda rottura a causa delle nuove tecnologie”
Nello stesso tempo Carney ha sottolineato i benefici che derivano dalle nuove tecnologie : ” esiste l’opportunità di una crescita massiccia dell’occupazione attraverso la valorizzazione della creatività. Le piattaforme tecnologiche (come ALIBABA) consentono a piccole imprese di fornire i loro prodotti e servizi nei mercato globali senza passare attraverso le grandi imprese. E’ la globalizzazione dell’artigianato, che può portare il “lavoro a domicilio” nel pieno ciclo industriale”

Inoltre WEF ritiene che la perdita di occupazione nei lavori tradizionali può essere compensata da altri lavori nell’informatica, nella matematica, nell’architettura e nell’ingegneria : le nuove tecnologie generalmente provocano, insieme alla distruzione dei vecchi la creazione di nuovi lavori. Per esempioogni robot deve essere costruito, richiede un manager di gestione e manutenzione.

Questo vuol dire che i lavori future nell’industria saranno caratterizzati da elevate competenza.
A questo fine è strategica la formazione continua dei lavoratori, per conservare le conoscenze e le capacità manageriali nei nuovi processi produttivi.

In aggiunta va ricordato che, mentre I robot sostituiscono il lavoro umano nelle “competenze cognitive”, la progettazione e lo sviluppo di nuove attività che richiedono competenze “non cognitive” e la creatività faciliteranno il re-impiego e la nuova occupazione. Secondo una ricerca di Frey e Osborne (Technology at Work . The Future of Innovation and Employment- 2015) almeno il 90% dei lavori creativi sono a basso rischio di automazione.

In Italia

L’Italia, come gli altri paesi europei, si confronta e dovrà sempre più confrontarsi con il rischio automazione. Ma l’Italia è lo spazio migliore al mondo per “coltivare” la creatività.
Per esempio in Italia la valorizzazione dei cosi detti “giacimenti culturali” e del patrimonio ambientale e paesaggistico è una fonte straordinaria di nuova occupazione, economicamente sostenibile, così come il rafforzamento delle competenze e delle tradizioni artigianali in tutti i settori.
Sarebbe necessario un programma nazionale di lungo periodo per offrire nella cultura, nell’ambiente e nell’artigianato opportunità di nuova occupazione ai giovani disoccupati o sotto occupati che non possono valorizzare l’educazione ricevuta e le competenze nel mercato del lavoro così come è oggi configurato.

In Europa

La sfida della Volkswagen è un segnale per tutte le imprese e per i governi, nella prospettiva di proteggere l’ambiente e sostenere l’economia nel mezzo di una rivoluzione tecnologica che marcia modificando in profondità la natura del lavoro. “Oggi, senza azioni urgenti e mirate per governare la transizione in atto e costruire nuove professionalità e nuove competenze, i governi dovranno fronteggiare una crescente disoccupazione con forti diseguaglianze” (World Economic Forum, 2016)

 

Riguardo l'autore

Super User