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Dalle presidenziali americane la lezione più importante per il centro destra italiano

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Scritto da vocealta

Obama_Romney_2«È possibile che Obama vinca le elezioni, ma non probabile». Nelle parole di Mitt Romney a poche ore dall’apertura delle urne c’è tutta la tensione e l’incertezza che caratterizza il voto per la Casa Bianca. La domanda che abbiamo posto a Martina Sassoli, capace giornalista monzese che ha prestato la sua penna, energia e intelligenza alla redazione di questo pamphlet della fondazione Colombo e che ha trascorso per questo tre mesi negli Stati Uniti, è però un’altra: si possono vincere le elezioni anche perdendole?

La risposta, leggendo le pagine ben scritte da Sassoli, è senza dubbio sì. Come scrive l’autrice «negli Stati Uniti è possibile vincere le elezioni anche quando si perdono, avendo ogni appuntamento elettorale un doppio obiettivo, a breve e lungo termine. Ed è proprio sul secondo obiettivo che si materializza la straordinarietà dei due principali partiti, capaci di guidare ogni campagna elettorale in termini prospettici. (…) Anche se Mitt Romney dovesse risultare perdente nell’imminente elezione presidenziale, il partito repubblicano ha comunque vinto perché ha già lanciato il suo asso vincente per il futuro. (…) E poi c’è Paul Ryan, l’uomo che ha saputo costruire un legame con il movimento dei Tea party diventando il punto di riferimento dell’America imprenditoriale, ritagliando su di sé la sagoma del cattolico rigoroso, diventando un punto di riferimento serio, sul quale riporre le proprie speranze». Già, la speranza.

Pensiamo alla cocente sconfitta subita da John Mc Cain, all’immagine vecchia, arretrata, perdente offerta dal centro destra statunitense. Pensiamo allo sbando in cui ha versato per quasi quattro anni il partito repubblicano, alla ricerca dell’homo novus da contrapporre ad Obama. In politica si vince e si perde. L’importante è non essere sconfitti in partenza. È coltivare una speranza per offrirla agli altri. È costruire un percorso di credibilità fondato sulla responsabilità e la competenza. C’è una grande «lezione» americana di cui scrive Mario Sechi, il più autorevole giornalista italiano nell’area culturale alternativa alla sinistra, ed è l’esempio offerto dagli Stati Uniti alla vecchia signora Europa nel rispondere alla crisi.

Poi c’è una piccola lezione che viene dagli States è che è raccontata in questo pamphlet. È quella di un blocco sociale che ritrova rappresentanza.

Dovremo passare anche noi per le macerie delle prossime elezioni politiche o sapremo costruire una proposta adeguata ai bisogni dell’Italia e al sentire degli italiani? Per Sechi, Romney non è ancora il meglio di quanto possa offrire il partito dell’Elefantino, ma è comunque un candidato credibile. Un’offerta politica degna di questo nome.

Le primarie, del Pdl o di quel che resta del centro destra sono importanti, certo. Ma dalle modalità con le quali Angelino Alfano le ha annunciate, all’indomani della clamorosa sconfitta in Sicilia, e con cui ha contestualmente comunicato la propria candidatura, emerge un assente eccellente: il programma, la visione d’insieme.

Quale idea per l’Italia? L’età potrebbe farci indulgere verso una soluzione estrema: fare tabula rasa del passato, dell’esperienza di chi prima di noi si è misurato con il governo del Paese. Non è così che si costruisce. È piuttosto dall’accoppiata tra Mitt Romney e Paul Ryan, così come emerge con nettezza dal nostro pamphlet, che trova un senso il centro destra americano.

E insieme ai candidati, ai volti, ci sono le idee. Il «Path of prosperity», il budget decennale lanciato da Ryan e divenuto in poco tempo la piattaforma programmatica dell’intero partito repubblicano, è un esempio. C’è la riscoperta del portato valoriale di quello che Gianni Baget Bozzo chiamava «l’Impero d’Occidente». Il centro destra in Italia sta morendo per assenza di linea politica, in America questa linea politica c’è e passa per gli assalti di Romney a Obama dall’economia alla politica estera. C’è una società in Italia che parla e un centro destra che avrebbe ancora cose da dire ma occorre cambiare forme, linguaggi e, quando serve, anche volti. Ma servono contenuti! La proposta politica non può riproporre stancamente i programmi del 2008 se non addirittura del 2001! Perché mai, questa è la domanda rafforzata dall’esempio a stelle e strisce, in Italia si dovrebbe votare per il centro destra?

Il punto, in Italia come negli States, non è banalmente costruire la vittoria. Ma costruire la speranza e un’alternativa politica capace di durare nel tempo. Allora avremo veramente vinto. Anyway.

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