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Da piromane a pompiere

Josè Mourinho è l’Inter. L’Inter è Josè Mourinho. Non c’è spazio per gli altri. Nemmeno per i contrasti con Balotelli, per le perle di Milito o l’ottimo stato di grazia di Lucio e di tutto il reparto arretrato.  Per niente e per nessuno.
In prima linea va solo il tecnico portoghese, che con i suoi interminabili show monopolizza costantemente la scena, si prende la gloria, i complimenti e gli insulti, i meriti e i mugugni. E soprattutto la rabbia degli avversari.
Lui intanto alza sempre il tiro: astuto provocatore e artista mediatico della panchina. Fino adesso, naufragio di Manchester a parte, il trucchetto ha funzionato. E’ arrivato uno scudetto, strameritato la scorsa gestione, e il primato di quest’anno. Condito da due sontuose vittorie sul Milan.
Ma sabato sera qualcosa è andato storto. E forse il giocattolo infernale si è rotto. Perché la strategia della tensione, idealizzata e messa in pratica da José, ha danneggiato di fatto più la propria squadra che le altre. Il mito del “noi contro tutti”, dei gladiatori pronti a vincere contro le ingiustizie del mondo, ha innescato qualche energia di troppo nell’ambiente nerazzurro. Tanto da far perdere la testa ai giocatori e a buttare così all’ortiche una partita che si poteva e doveva vincere. Con la Samp c’erano tutti i presupposti tecnici, ma l’immotivata caccia all’arbitro ha guastato la festa e fatto perdere ai campioni in carica due importanti punti per strada.
Il nervosismo è costato due espulsioni e un silenzio stampa che la dice lunga sulla mancanza di serenità. Già, quella pacatezza che dovrebbe caratterizzare una squadra vincente e con ambiziosi progetti futuri. Quella serenità che invece sono riusciti a trasmettere al proprio ambiente i due inseguitori Leonardo e Ranieri. La calma è ora il più grande alleato di Milan e Roma, contro la preoccupante inquietudine interista.
A Milano, fra poco, arriverà il Chelsea di Carletto Ancelotti. Uno che da sempre lo spettacolo preferisce farlo in campo e non fuori. Uno che, serenamente e pacatamente, vuole battere a tutti i costi il grande rivale.
Ora a Mou conviene gettare con fretta e furia acqua sul fuoco. Prima che il grande sogno europeo vada per l’ennesima volta in fumo.

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