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Cronache ungheresi 2/ Bruxelles come Mosca e Vienna?

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Scritto da vocealta

bandiera_unghereseDifficile dare torto agli ungheresi, che tengono così tanto alla loro sovranità nazionale. Da Costantinopoli a Vienna, da Mosca a Bruxelles, ogni volta con forme e modi diversi, il popolo magiaro ha sempre dovuto fare i conti con patrigni autoritari e violenti, come in passato, o semplicemente ingiusti, come oggi. A pensarla così non siamo soltanto noi, ma ben più autorevolmente il Wall Street Journal che alcune settimane fa ha pubblicato un editoriale assai critico con le istituzioni europee. La minaccia del blocco di 495 milioni di euro del fondo di coesione – questo il succo del ragionamento dell’importante testata statunitense – prova un comportamento iniquo di Bruxelles verso Budapest.

«La prossima volta che qualcuno dice che l’Unione europea è un club di eguali nel quale le regole si applicano uniformemente a tutti gli stati membri, confutate l’affermazione con l’esempio dell’Ungheria nel 2012», esordisce l’analisi del quotidiano americano.

«La commissione europea – prosegue il WSJ – minaccia di sospendere 495 milioni di euro di aiuti all’Ungheria, pari allo 0,5% del Pil ungherese, a meno che il Paese non assuma decisioni decisive per ridurre il suo deficit di bilancio». Una minaccia che viene – come ha ricordato anche il quotidiano finanziario d’oltreoceano – dopo le dure critiche sulla nuova Costituzione votata dai due terzi del Parlamento magiaro.

Secondo il WSJ e anche secondo chi scrive la valutazione della commissione europea è del tutto fuori strada ed è viziata da una buona dose di ipocrisia, visto che il limite del 3% del Pil per il deficit pubblico non è rispettato dalla gran parte dei Paesi membri. In Ungheria servono ulteriori tagli per un ammontare di 130‐140 miliardi di fiorini (480 milioni di euro) per evitare il blocco dei fondi Ue, e mantenere il deficit al di sotto del 3% del pil. Cifre indicate dal sottosegretario all’economia Zoltan Csefalvay.

L’Ungheria dovrà presentare entro il 22 giugno un piano di misure fiscali per il rientro dal deficit. Secondo il sottosegretario del governo Orban, il governo limiterà le spese del trasporto pubblico, in particolare per le ferrovie in forte perdita, e le spese per i medicinali, aumentando il ticket pagato dai pazienti dai malati. Csefalvay al tempo stesso ha escluso l’introduzione di una tassa sui patrimoni, o per le pensioni, nonché la soppressione dell’imposta sui redditi ad aliquota unica, come un rapporto dell’Ocse sull’Ungheria aveva proposto a Budapest per il risanamento dei conti pubblici. Il governo ungherese intende presentare a Bruxelles il suo piano di convergenza, cioè il piano fiscale per soddisfare i criteri dell’euro, già in aprile, mentre le misure sui tagli potranno essere votate entro giugno.

Con eccezionale faccia tosta la stampa liberale ungherese ha commentato il blocco dei fondi Ue come una sconfitta della politica economica del governo Orban. «È una misura senza precedenti nell’Ue. Il governo Orban non doveva arrivare fino a tal punto, aveva ogni possibilità di conservare fiducia e simpatia in Europa dopo la sua vittoria elettorale in 2010, ma il suo autoritarismo ha riscritto tutto», ha scritto il giornale Nepszabadsag. In Europa nessuno ricorda però che quando il primo governo Orban perse le elezioni generali nel 2002, i parametri macroeconomici ungheresi erano vicini ad adempiere ai criteri di Maastricht e l’introduzione dell’euro sembrava un obiettivo realistico. In particolare, il debito pubblico era sostenibile perché assestato al 53 per cento del PIL. I successivi governi socialisti‐liberali hanno dilapidato questo patrimonio e accumulato disavanzo e debito durante gli anni della crescita al punto che l’Ungheria – che ha poi aderito alla UE nel maggio 2004 ‐ è l’unico Stato membro ad essere stato sotto procedura di disavanzo eccessivo. Così, quando nell’autunno 2008 la crisi finanziaria globale ha colpito, ha trovato l’Ungheria in una posizione estremamente vulnerabile. Per evitare il default immediato, il governo Gyurcsany ha chiesto aiuto alla Commissione Europea e al FMI già nel novembre 2008. Pochi ricordano oggi che in tal modo l’Ungheria è diventata il primo Stato membro che ha dovuto essere salvata, ben prima di Grecia e qualunque altro Stato facente parte l’Unione. Severe misure di austerità e la recessione sono seguite nel 2009.

Quando l’attuale governo, guidato da Viktor Orban, è entrato in carica nel maggio 2010, il debito pubblico era nel frattempo salito dal citato 53 a oltre l’80 per cento del PIL.

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