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Crocifisso, se anche in Polonia perdono la bussola

Mal comune mezzo gaudio? Non si può certo dire dopo aver sentito l’ultima assurdità di un’Europa dimentica di sé stessa:in una scuola privata di Cracovia sono state rimosse i crocifissi dalle aule per non offendere i sentimenti religiosi degli allievi non cattolici. Decisione senza precedenti nella cattolicissima Polonia, che ha provocato l’ira della curia vescovile. Come sottolineano i media, si tratta del primo caso del genere in Polonia dopo la sentenza del novembre 2009 del Tribunale dei diritti dell’uomo a Strasburgo che si riferiva all’Italia e dichiarava che i crocifissi nelle scuole offendono la libertà religiosa. È la prova della mancanza di tolleranza verso i cattolici, ha commentato la curia di Cracovia ventilando l’ipotesi che la scuola potrebbe perdere il diritto alla catechesi. La scuola è intitolata ‘Salvator’ ed è frequentata da 170 allievi, fra cattolici e fedeli di altre religioni e non credenti. La decisione di non rimettere le croci nella aule dopo i lavori estivi di rinnovamento è stata presa dai nuovi proprietari, una società d’affari del posto, e non è stata preceduta da consultazioni con gli studenti né con i loro genitori. Dietro pressioni, i proprietari si sono impegnati però ad allestire un’aula solo per le catechesi con dentro esposti i simboli delle diverse religioni. È forse questa l’idiozia più grande che si sia mai potuta ascoltare. È già grave che si sia rimosso il crocifisso nella cattolicissima (?!!) Polonia, ma che i proprietari dell’istituto si siano impegnati a mettere in piedi una pagliacciata qual è una sala piena zeppa di simboli religiosi è veramente il colmo. E che funzione avrebbe quest’aula? Ricordare ai cristiani come è fatto il crocifisso o ai buddisti (ma ve ne sono a Cracovia?!!?) come è fatto Buddha?
Con l’intento apparente di non urtare la sensibilità di nessuno, l’Europa dà ogni giorno di più prova della profonda crisi morale in cui è caduta. Il relativismo impera ormai da Roma a Londra, da Cracovia a Madrid e ciò, anziché preoccupare, anziché far correre ai ripari le società europee, viene vissuto nel totale e colpevole disinteresse.

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