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Covid, pressing Regioni su quarantena non vaccinati. Draghi convoca Cts

Scritto da vocealta

La variante Omicron avanza in Italia e i contagi aumentano. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, la percentuale di nuovi contagi legati alla mutazione del Sars-CoV-2 potrebbe essere intorno al 28%.

Roberto Battiston, fisico dell’Università di Trento, rileva inoltre che il 45% degli italiani positivi a Natale era infettato dalla variante. Ieri 26 dicembre, il bollettino della Protezione civile segnava più di 24 mila nuovi casi – pur con un quarto dei tamponi rispetto al giorno di Natale – e più di 516 mila attualmente positivi.

La quarantena che finora aveva funzionato per il contenimento dell’infezione, presto potrebbe diventare un problema: il sistema dei tamponi è completamente in tilt e si accumulano le assenze sui luoghi di lavoro a causa delle persone in isolamento.

Nelle ultime ore si è acceso il dibattito sulla questione quarantena per chi ha già ricevuto la terza dose booste. Politici ed esperti si interrogano su un possibile cambio di protocollo seguendo una linea più morbida. Governo e Cts starebbero valutando la possibilità di ridurre i tempi di quarantena per chi ha già ricevuto il booster.

Attualmente la quarantena per un vaccinato venuto in contatto con un positivo è di 7 giorni. Intanto è allo studio anche il periodo di quarantena per chi ha completato il ciclo vaccinale con 2 dosi.

Il prossimo 29 dicembre il Cts dovrà esprimersi sulla possibilità di rivedere i termini della quarantena per i contatti con positivi.

Resta cauto il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri. «È necessaria una revisione delle regole della quarantena ma non è questo il momento», dichiara. «Credo che sia auspicabile ma probabilmente tra 10 o 15 giorni da oggi. È verosimile che Omicron sia oltre il 50-60% del virus che circola nel Paese. Con due varianti che circolano nel Paese, la Delta e la Omicron, non si possono togliere le persone dalla quarantena. Bisogna vedere come si comporta la Omicron, bisogna vedere quando e a chi ridurre l’isolamento», spiega Sileri.

In prima fila, invece, Pier Luigi Lopalco, ex assessore della regione Puglia alla Sanità, e attuale consigliere regionale, a chiedere la revisione della durata della quarantena per i vaccinati. «Il rischio di bloccare un Paese senza ottenere grandi benefici è concreto. Inoltre, il blocco del sistema dei tamponi legato al sovraccarico di richieste, allunga di giorni la diagnosi anche nei sintomatici, che invece ne avrebbero bisogno per poter avviare la terapia. Le regole del tracciamento e della quarantena vanno subito riscritte. Ovviamente tutto questo sarebbe efficace se si applicasse seriamente la politica del Green pass rafforzato in ogni luogo in modo da limitare a priori i contatti sociali di chi non è vaccinato», scrive Lopalco in un post su Facebook.

Anche Luca Zaia, governatore del Veneto, si unisce al coro di chi vorrebbe fare una riflessione sulla quarantena, in particolare  per i soggetti vaccinati. «È ragionevole cominciare a fare una riflessione sulla quarantena per il vaccinato: va rivista», riferendosi a chi ha fatto la terza dose. Dello stesso avviso è anche il presidente del Friuli Venezia-Giulia Massimiliano Fedriga: «Condivido la riflessione che vada rivista la quarantena per i vaccinati. Massima sicurezza senza bloccare il Paese», scrive in un messaggio su Twitter.

Giovanni Toti chiede al Governo di «rivedere le regole delle quarantene e dei tracciamenti per i contatti». Questo perché, secondo lui, «Fra qualche settimana rischiamo di avere il Paese paralizzato non dai malati del Covid, ma dalla gente in quarantena chiusa in casa. Visto che la stragrande maggioranza di persone che prende il Covid, oggi lo fa a casa con doppia dose di vaccino – e aggiunge – Se il tasso di mortalità scende sotto la soglia di rischio, se la malattia è curabile a domicilio come una malattia ancora grave ma non letale, anche l’atteggiamento da prendere con i contatti è diverso. Rischiamo di fare tantissimi tamponi inutili e non riuscire a fare quelli indispensabili perché il sistema è sotto stress».

Il virologo Fabrizio Pregliasco spiega che «in questa fase e con questa diffusione di Omicron dobbiamo considerare delle variazioni sulle modalità con cui interveniamo, altrimenti si va comunque verso un lockdown generalizzato vedendo quante persone oggi vaccinate, ma con figli giovani, sono costrette a casa in quarantena per contatti con positivi. Le indicazioni precedenti andavano bene con una contagiosità diversa, ora dobbiamo pensare a modalità differenti», ha detto all’Adnkronos.

Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, è tornato a chiedere la revisione delle quarantene. «Ogni positivo – spiega – può aver avuto, di media, dai 5 ai 10 contatti. Se dovessimo avere un milione di positivi vuol dire che potrebbero esserci dai 5 ai 10 milioni di contatti da mandare in quarantena e questo non è possibile. Chi ha fatto il vaccino con la terza dose è più difficile si contagi e quindi bisognerebbe rivedere le regole per questa categoria. La persona vaccinata anche con terza dose deve vedere la sua quarantena ridotta».

L’infettivologo Matteo Bassetti in un intervista al Corriere della Sera ha detto: «Stiamo correndo dietro al virus, rischiamo di farci fregare un’altra volta. La quarantena andrebbe riservata solo ai positivi, non ha senso chiudere in casa anche i familiari e i parenti stretti, se sono in salute. Per non parare dell’isteria dei tamponi: i vaccinati dovrebbero farselo solo se hanno sintomi. Pensiamo all’influenza: chi è malato sta a casa, ma i suoi familiari se asintomatici, conducono una vita normale – ha aggiunto – Dovremmo cominciare a ragionare in questi termini. Idem per i colori delle Regioni: è giusto mantenerli ma forse le misure restrittive andrebbero limitate a zone più piccole, come le province».

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