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Clini, Perchè il referendum sulle trivelle è inutile

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Scritto da Super User

clini 1“Domenica non andrò a votare al referendum sulle trivelle. Esercito un diritto costituzionale che prevede anche il non raggiungimento del quorum”. E’ questa la posizione dell’ex ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, in merito al referendum del 17 aprile, e all’Adnkronos spiega: ”il referendum è un imbroglio ed è sleale”. I promotori del quesito referendario vogliono far credere che ”in qualche modo si va votare contro i combustibili fossili a favore delle rinnovabili” ma non è così. Per questo ”è giusto non andare a votare per non dare legittimità a chi sta svolgendo in modo sleale questa battaglia referendaria”. Nel merito, poi, il referendum è ”inutile perché pone una domanda che comporta conseguenze assolutamente ininfluenti sull’ambiente, qualora si rispondesse Sì, e nello stesso tempo conseguenze economiche che potrebbero essere negative”. Inoltre, spiega l’ex ministro, l’effetto indiretto ”potrebbe essere quello di tradurre i risultati del referendum come l’espressione di una volontà dell’Italia di rinunciare all’esplorazione di olio e gas in ogni caso”.

C’è poi l’altro tema che riguarda l’Adriatico: “la Croazia non ha rinunciato alle attività estrattive e, quindi, è veramente ridicolo immaginare che si possa proteggere l’Adriatico facendo finta che oltre le 12 miglia non ci sia niente”. Per tutelare realmente il nostro mare, secondo l’ex ministro “si dovrebbe lavorare su una piattaforma condivisa per tutti i paesi che si affacciano sull’Adriatico che riguarda le attività estrattive, la realizzazione di impianti, il trasporto. Tutto questo, invece, non c’è neanche all’ordine del giorno”. In tema di estrazione, “la legge italiana è molto severa e sarebbe auspicabile che venisse adottata da tutti i paesi costieri”. Se nell’Adriatico, dunque, “potessimo avere un protocollo comune per questo tipo di attività allora potremmo rendere un grande servizio all’ambiente, dando valore all’esperienza italiana che è all’avanguardia con la legge più severa”. Il governo, conclude Clini, “dovrebbe farsi promotore di un’iniziativa per affrontare queste temi presentando un percorso per fare”.

”In base alla legge un’attività viene fermata se c’è un rischio ambientale e sanitario accertato. Adesso mi chiedo: c’è questa situazione a Potenza?” E’ quanto si chiede l’ex ministro dell’Ambiente, in merito all’inchiesta della Procura di Potenza sul Centro oli Val d’Agri di Viggiano dell’Eni che ha portato, oltre all’arresto di 5 persone, anche al sequestro dell’impianto. Eni, spiega Clini, ”è un grande gruppo industriale internazionale che opera in molti paesi con attività regolamentate in modo puntale dalla normativa. Rimarrei molto sorpreso se l’Eni per risparmiare qualche briciola del suo enorme bilancio avesse gestito queste attività non rispettando le regole perché i danni che ne ricava sono enormi”. Secondo l’ex ministro, dunque, ”sembra difficile una sistematica e usuale contraffazione dei dati” anche perché si tratta di ”attività molto controllate”. Quanto al sequestro dell’impianto, ”non è legittimo se non ci sono rischi ambientali e di salute accertati”.

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