A Davos Donald Trump ha ignorato il dibattito sull'ambiente pungendo a distanza Greta Thunberg e puntando i fari sull'America First. E’ arrivato con una ventina di minuti nella Congress Hall del resort nei Grigioni, e insieme al fondatore del Wef, Klaus Schwab ha attraversato gli affollati saloni 'ecosostenibili' del Kongress Center. Introdotto da un coro svizzero, omaggio del Paese ospite, Trump ha iniziato a parlare con toni decisi e rassicuranti. «L'America torna a vincere. Il sogno americano è di nuovo qui, più grande, migliore e più forte che mai». Uno 'Special address' di 30 minuti, carico di ottimismo e di echi di vittoria: l'America prospera: sono tornate le fabbriche e i posti di lavoro («7 milioni di nuovi posti un numero impensabile», i salari stanno salendo di nuovo, gli investimenti tornano. Durante il quale non sono mancate frecciatine alla Fed che «ha rialzato i tassi di interesse troppo in fretta e li ha tagliati troppo lentamente». Ma nonostante tutto «l'economia Usa è ripartita alla grande» ha detto.
Poco prima la giovane attivista Greta Thunberg aveva dato ampio tributo allo sviluppo sostenibile scelto come tema dominante Forum: l'allarme per il clima e per l'ambiente, l'urgenza di ridurre le emissioni di Co2 e di promuovere un'economia 'responsabile'. «La casa è ancora in fiamme, agite per i vostri figli», aveva dichiarato la 17enne ambientalista svedese accompagnata quest'anno da altri giovani attivisti. «La mia generazione non lascerà perdere senza lottare – aveva avvertito minacciosa Greta – noi chiediamo a tutti i partecipanti del World Economic Forum, banche, istituzioni e governi di disinvestire subito e completamente dai carburanti fossili».
Sul clima, però, Trump non è entrato troppo nel merito. Solo una notazione di fastidio per quei «perenni profeti di sventura» che avvertono che il mondo è alle prese con una grave crisi ambientale. «Dobbiamo respingere i profeti perenni di sventura e le loro previsioni sull'apocalisse», ha affermato il presidente invitando all'ottimismo e respingendo 'tout court' il messaggio di Greta secondo cui «non si è fatto assolutamente nulla». Il titolare della Casa Bianca, stretto tra la campagna per essere rieletto a novembre e l'impeachment, ha parlato soprattutto di America. «E' finita l'era di scetticismo nei confronti degli Usa. Stiamo cercando di creare un'economia più inclusiva», gli aumenti di redditi e stipendi infatti riguardano tutte le etnie e minoranze. Non solo, gli Usa si uniranno anche all'iniziativa del World Economic Forum per piantare mille miliardi di alberi. Trump ha soprattutto sbandierato l'orgoglio delle sue ultime vittorie commerciali: la firma del Trattato di libero scambio con Messico e Canada, il T-mec, e la prima fase dell'intesa con la Cina sui dazi. «Abbiamo concluso accordi straordinari sul commercio con la Cina da una parte, e Messico e Canada dall'altra, i migliori accordi di sempre e modello delle nuove intese del 21esimo secolo», ha spiegato. L'America, comunque, non abbassa la guardia sul fronte commerciale: Trump ha avvertito che è pronto a imporre dazi sulle auto europee se non sarà raggiunto «un accordo equo e soddisfacente» con Bruxelles. Un concetto che ha avuto modo di ribadire nel colloquio con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Il segretario al Tesoro Usa, Steven Mnuchin, ha aggiunto che Italia e Gran Bretagna potrebbero essere colpiti dai dazi Usa se procederanno con l'introduzione di una web tax su società digitali come Google e Facebook di Alphabet. A Davos anche Pechino ha reso omaggio alla recente intesa sui dazi con gli Usa con inusitati toni concilianti: «Un successo per noi e per il mondo», l'ha definita nel suo intervento a Davos il vicepremier Han Zheng, che ha definito l'America «un baluardo di libertà».