L’ambiente è spesso vittima dello sfruttamento degli Stati, interessati alle risorse. Anche l’Antartide, su cui tuttora vigono ancora rivendicazioni territoriali, non mette d’accordo le grandi potenze, interessate all’utilizzo del suo mare.
La proposta per la costituzione di un parco marino protetto di un milione di chilometri quadrati a est del continente ghiacciato per la preservazione della biodiversità e contro i cambiamenti climatici è stata infatti bocciata durante la riunione della Commissione per la conservazione delle risorse marine viventi dell'Antartide (Ccamlr) tenutasi a Hobart, sull’isola di Tasmania, Australia, venendo a mancare il voto unanime, come previsto dall’organo internazionale.
L’East Antarctic Marine Park, che doveva essere costituito da tre diverse aree cruciali per la popolazione dei pinguini, delle foche, delle balene e degli uccelli marini, è infatti stato bocciato dal voto della Russia e della Cina (favorevoli invece gli altri 23 membri, ovvero Argentina, Australia, Belgio, Brasile, Cile, Corea del Sud, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Namibia, Nuova Zelanda, Norvegia, Polonia, Regno Unito, Sudafrica, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Ucraina, Uruguay e Unione Europea, la quale ha dritto di seggio e di voto, con l’adesione esterna di Bulgaria, Canada, Finlandia, Grecia, Mauritius, Olanda, Pakistan, Panama, Perù, Vanatu e del territorio neozelandese delle Isole Cook).
Cina e Russia hanno intenzione infatti di proseguire la pesca industriale (specialmente di calamari e merluzzi tipici dell’area) nell’Oceano Antartico senza restrizioni territoriali, per quanto hanno accettato di monitorare il krill, fonte di cibo fondamentale per molte specie, e di limitare l’attività durante i periodi di nidificazione e riproduzione dei pinguini. È stato approvato inoltre il divieto imposto ai pescherecci di disperdere plastica, carburanti e lubrificanti in mare nell'intera area di 35,7 milioni di kmq coperta dalla convenzione, specialmente nell’area antartica, particolarmente vulnerabile.