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Centro destra, moderati e sindrome del brutto anatroccolo nel libro di Camaiora

il brutto anatroccolo
Scritto da vocealta

 di Luigi Mascheroni

il brutto anatroccoloLa metafora scelta da Andrea Camaiora per inchiodare alle proprie responsabilità la vasta area di pensiero che va sotto l’etichetta «moderati», è perfetta: la sindrome – da cui sono perennemente afflitti – del brutto anatroccolo. I moderati (che i progressisti di solito liquidano come «quelli di destra»), si vedono sempre rappresentati come incolti, gretti, rozzi. E a lungo andare, ecco il guaio, si convincono di esserlo. Per fortuna però Camaiora nel saggio Il brutto anatroccolo. Moderati: senza identità non c’è futuro (Lindau), spazzando via vecchi cliché, prova a tirare fuori dallo stagno paludoso l’anatroccolo, per riportarlo al centro della scena. Perché senza «moderati» l’Italia non va da nessuna parte.

E per farlo, Camaiora (giornalista, spin doctor, biografo di Gianni Baget Bozzo) si confronta con un gruppo bipartisan di intellettuali: da Giorgio Benvenuto a Massimo Bordin, da Rocco Buttiglione a Dario Franceschini. Il libro – che si dimostra essere una lezione molto utile in tempi di «caccia al voto moderato» da parte di tanti partiti – prima cerca una definizione precisa per la fluttuante categoria politico-culturale del «moderato»: e forse la migliore è: «colui che non antepone mai alcun pregiudizio ideologico al proprio impegno civile», ossia colui che, all’opposto del rivoluzionario, non sacrificherebbe mai il particolare, cioè l’uomo e la sua libertà, in nome dell’universale, cioè un ideale più alto, sempre pericoloso (la purezza della razza, l’uguaglianza proposta dal comunismo…). Poi si ricostruisce l’album di famiglia dei moderati: i cattolici che fecero l’Unità d’Italia, De Gasperi, Pannunzio, Del Noce, fino a Montanelli, Falcone e Borsellino…). Poi si indagano le ragioni dell’incapacità dei moderati di “usare” il cinema, la televisione, la musica e la letteratura «per scoprirsi colti, belli e charmant» come invece sa fare splendidamente la sinistra (che ha scippato molte icone pop). E infine il punto di svolta: come può ripartire l’area moderata? Esempi: avanzare proposte politiche non ideologiche ma concrete, basate su un sano e positivo «principio di realtà»; non vantare apriopristicamente superiorità etico-morali; comprendere – e dimostrare – che la moderazione non è mancanza di determinazione (anzi…); e soprattutto non avere paura di rivendicare la propria storia, le proprie radici, la propria identità. Perché è soltanto quando l’anatroccolo trova i suoi simili, la sua «famiglia», che si scopre cigno.

(da Il Giornale)

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