La Camera dei Comuni ha approvato un emendamento, che ha ottenuto 329 si e 302 no, sulla Brexit, promosso dai Tory dissidenti Oliver Letwin e Dominic Grieve e dal laburista Hilary Benn, destinato a dare "la precedenza" mercoledì al voto su proposte alternative di piani B promossi in Parlamento, rispetto all'eventuale terzo tentativo di ratifica dell'accordo May. E quindi a passare il controllo dell'iter a Westminster.
La Camera dei Comuni britannica ha approvato a tarda sera la mozione governativa presentata dalla premier Theresa May che indica i prossimi passi per cercare di uscire dallo stallo sulla Brexit entro le nuove scadenza fissate da Bruxelles nel vertice dello scorso fine settimana con il breve rinvio a doppia opzione dell'uscita dall'Ue. La mozione ha ottenuto 327 sì e 300 no, ma nella versione emendata con l'attribuzione di maggiori poteri al Parlamento per la presentazione di piani B alternativi all'accordo May.
Sono tre i sottosegretari del governo di Theresa May dimessisi ieri sera dopo aver votato in dissenso dalla linea ufficiale dell'esecutivo e del Partito Conservatore a favore di un emendamento sulla Brexit che attribuisce più potere al Parlamento sulla presentazione di piani B alternativi alla linea May. Si tratta di Richard Harrington, sottosegretario alle Attività Produttive, Alistair Bury, sottosegretario agli Esteri, e Steve Brine, sottosegretario alla Sanità.
La Camera dei Comuni ha bocciato un ultimo emendamento alla mozione governativa sulla Brexit presentato dalla ex ministra laburista Margaret Beckett per obbligare il governo di Theresa May a concedere alla Camera dei Comuni di votare sulla richiesta a Bruxelles di un rinvio prolungato dell'uscita dall'Ue se entro il 5 aprile l'unica altra possibilità rimasta sul tavolo fosse un no deal.
L'emendamento Beckett, il cui obiettivo dichiarato era quello di rafforzare il no della Camera all'ipotesi 'no deal' e ad assicurare più tempo in caso di stallo persistente per "determinare un nuovo approccio" sull'uscita dall'Ue, ha ottenuto 311 voti a favore e 314 contro. L'esecutivo dopo la sconfitta sull'emendamento favorevole a dare più poteri al Parlamento per dibattere proposte di piano B, su questo secondo testo è riuscito quindi a mantenere una maggioranza.
Theresa May, rispondendo alla polemica di un deputato Tory brexiteer contro il suo ministro del Tesoro, Philip Hammond, ha ribadito che la posizione del governo britannico contro un secondo referendum sulla Brexit non cambia, malgrado la manifestazione di un milione di sostenitori pro Remain a Londra . «La posizione del governo è che bisogna attuare il risultato del primo referendum», ha detto la premier, notando che Hammond s'è limitato a riconoscere che la proposta di un referendum bis abbia dei sostenitori alla Camera.
«C'è un lavoro da fare e intendo continuare a svolgerlo». Così la premier Theresa May ha risposto ai Comuni a una deputata indipendentista scozzese dell'Snp che le chiedeva se immagina di restare premier anche per la prossima fase dei negoziati sulla Brexit sulle relazioni future con l'Ue. La premier Tory è anche tornata sulle sue accuse di inazione rivolte al Parlamento, dicendo essere "rammaricata" per il fatto che alcuni deputati siano poi stati bollati come traditori, ma senza chiedere apertamente scusa come le chiedevano i laburisti.
Il decreto Brexit è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Il provvedimento, approvato dal governo lo scorso 20 marzo in vista dell'eventualità di un'uscita del Regno Unito dall'Ue senza un accordo, sarà quindi in vigore da oggi, 26 marzo.