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Beha, Fo, Bondi, Stracquadanio e le coincidenze

Potrà apparire strano, ma quando agli intellettuali italiani di sinistra ricordi legami con il mondo brigatista, terrorista, eversivo, sia esso nazionale o internazionale, non resti mai deluso.
Sabato il Fatto Quotidiano ha pubblicato una lettera di Oliviero Beha strutturata per punti, come di regola si fa per smentite o rettifiche, a proposito di un intervento sulle agenzie di stampa di Giorgio Stracquadanio. Per i lettori del Predellino che non avessero acquistato il giornale di Padellaro&Travaglio nei giorni scorsi e si fossero incautamente persi il motivo del contendere, riassumiamo la tenzone.
 Giovedì 27 maggio, dissertando di Nobel, il “letterato” Dario Fo rivela di aver spedito una lettera a Stoccolma per perorare la causa dello scrittore napoletano Roberto Saviano. Nell’intervista Fo se la prende anche – parole di Beha – ‹‹con la politica che ha la colpa di svilire un po’ tutto››, tanto che il premio Nobel spiega che ‹‹questo è il taglio di questa forma culturale che viene avanti. Per cui la cultura viene completamente cancellata. Bondi – questo il punto saliente che provoca la reazione di Stracquadanio – che, veramente Dio l’abbia in gloria lo faccia volare, sempre in cielo come un ‘bondi che vola’››.
Non pago, Beha contrappunta: ‹‹…non ce lo tolga, ma lo faccia volare…››. Come anticipato, l’intervento del deputato Pdl non si è fatta attendere ed è stata affidata ad un comunicato ironico e così sferzante da provocare niente meno che una replica per punti da parte di Beha.
Ma cosa aveva detto Stracquadanio? ‹‹Chissà cosa avranno voluto dire Dario Fo e Oliverio Beha nel colloquio pubblicato su Il Fatto Quotidiano, a proposito del ministro della Cultura. Conoscendo i due – Nobel per la letteratura l’uno, maestro della penna l’altro – si affacciano alla mente due ipotesi, una benevola, l’altra inquietante. È benevolo pensarli spettegolare, adagiati nelle mollezze borghesi della ricca dimora milanese del monosillabico Nobel che si sente erede di Bonvesin de la Riva. Quello stesso Bonvesin de la Riva che – da ricco e colto letterato medievale – tesseva le lodi di Milano quale città mercantile, guida di quelle che egli chiamava “regine della Padania”: Venezia, Verona, Padova, Bologna, Mantova e – appunto – Milano››.
‹‹È inquietante, invece, pensarli – ha attaccato Stracquadanio – a rievocare fatti più recenti della storia contemporanea, quando il giovane Fo cantava il macabro motivetto che suonava: ‘vola, Carrero Blanco vola….’, il motivetto con cui l’estrema sinistra negli anni ‘70 dello scorso secolo tesseva le lodi dell’attentato terroristico a Luis Carrero Blanco. Che, per chi non ricordasse, fu il politico spagnolo che favorì la successione dal franchismo alla monarchia costituzionale; e che, il 20 dicembre del 1973 mentre tornava dalla chiesa dove ogni giorno assisteva alla messa, venne fatto saltare in aria con la sua scorta per l’esplosione di un ordigno di 100 chili di esplosivo collocato sotto la strada dove passava la sua auto. Che si sollevò da terra per oltre trenta metri, scavalcò un palazzo di sei piani e precipitò al suolo nel cortile del palazzo stesso››.
La risposta di Beha è giunta – è il caso di dirlo – “puntuale” ma anche sorprendente: dopo alcune osservazioni banali e un pochino pretestuose sul valore della produzione artistica dell’autore di Gomorra, ( su cui Stracquadanio non si era proprio cimentatao)il giornalista – excusatio non petita – chiarisce subito di essere stato ‹‹presente, almeno foneticamente, a quell’attentato (a Carrero Blanco, ndr). Ero a Madrid in quel momento (laurea in filosofia) in una “cafeteria” a una “manzana”, un isolato edilizio, non una “mela” di distanza. Ma – ha quindi assicurato Beha – ho un alibi, con me c’era parecchia altra gente stupita più che disperata››. Dunque, guarda un po’, il riferimento a Carrero Blanco – che nel prosieguo dell’intervento di Beha viene giudicato improprio – c’entra eccome .
E richiama alla memoria niente meno che una pagina di storia personale , oltre che politica, di Fo e di Beha: entrambi contigui “ foneticamente – l’uno canta, l’altro sente – all’attentato a Carrero Blanco e al terrorismo di quegli anni.
La vicenda non finisce qui perché al punto due della sua imbarazzata lettera Beha  scrive:” Non paragonerei Carrero Blanco a Bondi, ne Franco a Berlusconi.Anche per i pugili ci sono le categorie” ammettendo così l’addebito. Per lui e Fo non c’è alcuna differenza di qualità, ma al massimo di categoria, tra chi è stato dittatore e chi governa con il tributo del consenso popolare, una considerazione che si annovera tra le virtù repubblichine (lui era tra i fascisti di Salò) di Dario Fo.
PS. Stracquadanio mi prega di rivolgere a Beha una domanda: “ Di cosa sarebbe onomatopeico il cognome del deputato Pdl?” (da IlPredellino).

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