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Arrestati moglie e suocero di uno dei rapitori di Silvia Romano

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«Silvia è viva», lo riferisce Noah Mwivanda, coordinatore delle forze di polizia kenyana dell’intera regione costiera, che ha sorvolato ieri in elicottero l'area in cui sono stati individuati i tre banditi che tengono in ostaggio Silvia Romano.

La volontaria 23enne, cooperante milanese della onlus di Fano “Africa Milele”, è stata rapita martedì scorso mentre lavorava con i bimbi del villaggio di Chakama, area rurale poverissima, a 80 chilometri dalla cittadina turistica di Malindi, in Kenya. Il commando che ha fatto irruzione nel villaggio di Chakama era composto da otto uomini: due hanno trascinato via Silvia e sei sono rimasti fuori sparando sui passanti. Per fortuna nessuno ha perso la vita. In seguito all’assalto, cinque del gruppo sono scomparsi senza lasciare traccia e tre sono scappati tenendo Silvia in ostaggio.

La polizia locale ritiene che si tratti di «banditi comuni» ma non è esclusa la pista degli shebaab, integralisti islamici somali che oltrepassano il confine con il Kenya per attentati e rapimenti con cui si finanziano. Nel frattempo sono stati arrestati moglie e suocero di un membro del commando: la donna è stata intercettata al telefono con il presunto rapitore, e adesso i due saranno interrogati al fine di ottenere indicazioni più precise sul luogo in cui si trova Silvia e sulle sue condizioni. Si conterà inoltre sull'aiuto degli anziani dei villaggi vicini per ulteriori informazioni.

Quello di Silvia Romano è "il primo rapimento di un non-locale" in Kenya dopo la serie di sequestri compiuti nel 2011 e 2012. A ricordarlo il sito di Voice Of America (Voa). Il riferimento è all'uccisione di un britannico e al sequestro della sua consorte su un'isola turistica nel 2011 e, poche settimane dopo, al rapimento compiuto nell'arcipelago di Lamu ai danni di una disabile francese poi probabilmente morta in prigionia, come ricorda il sito della Bbc riferendosi a casi attribuiti all'epoca dal governo kenyano ai terroristi islamici somali Al Shabaab che però smentirono un loro coinvolgimento. Si sospetta che jihadisti siano stati i rapitori anche di due cooperanti spagnoli presi in un campo profughi a Dadaab vicino al confine somalo nel 2012.

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