Ambiente

Ambiente: in Europa nell’ultimo secolo è scomparso il 90% delle zone umide

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Stagni, paludi, torbiere, acquitrini si stanno letteralmente estinguendo. Solo in Europa, nell'ultimo secolo, è scomparso il 90% delle zone umide. Secondo la Commissione europea, fra il 1950 e il 1985 si sono registrate le perdite maggiori: in Francia (67%), Italia (66%), Grecia (63%), Germania (57%) e Olanda (55%). Dei circa 3 milioni di ettari originari, all'inizio del ventesimo secolo, in Europa, ne restavano meno della metà, 1.300.000 ettari, E la situazione potrebbe peggiorare perché le zone umide sono tra i primi ambienti a subire gli effetti dell'effetto serra e il rischio per loro aumenterà con un aumento delle temperature di 2-3 gradi, con una riduzione delle precipitazioni del 25% e con l'innalzamento del livello del mare.

Si stima inoltre che a questi ambienti sia legato circa il 12% delle specie animali presenti nel nostro Pianeta e il 40% della biodiversità, considerando anche le specie vegetali. Uno dei gruppi tassonomici più rappresentativo in questi ambienti e' quello degli uccelli: a livello mondiale, su 9.895 specie esistenti, 878 (pari al 9%) sono strettamente legate alle zone umide. Nel nostro Paese la percentuale di uccelli acquatici presenti nelle zone umide è ancora più alta: 192 specie (31%) su 621, la maggior parte delle quali migratrici.

Il 2 febbraio è la Giornata Mondiale delle zone umide che celebra l'adozione della Convenzione Internazionale per la tutela delle zone umide firmata in questo giorno del 1971 a Ramsar in Iran. Delle zone umide fanno parte acquitrini, paludi o torbiere o acqua libera, sia naturali che artificiali, temporanee o permanenti, tanto con acqua ferma che corrente, dolce, salmastra o salata, incluse le zone di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non superi i sei metri, considerate ''acque di transizione'' nella Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE). La Direttiva Quadro Acque che tutela la qualità delle acque interne è attualmente sotto osservazione da parte della Commissione europea ed è in atto una consultazione pubblica che si concluderà il 4 marzo. 

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