Sulla vicenda della vendita di Alitalia regna ancora la massima incertezza. Mentre il primo giro di consultazioni presso il Quirinale si chiude con un nulla di fatto, la procedura per riuscire ad alienare la compagnia aerea di bandiera scivola verso una fase di stallo. L’azienda è in regime di amministrazione controllata dal maggio 2017 e l’instabilità del panorama politico potrebbe ulteriormente danneggiare la situazione.
C’è una scadenza, quella del 10 aprile, entro la quale dovrebbero pervenire le prime offerte dei soggetti maggiormente intenzionati all’acquisizione, che potrebbe non essere rispettata. A guardare ad Alitalia, alla sua rete e ai suoi asset, sono Lufhtansa, Air France-Klm, Delta Airlines, easyJet e anche il fondo Cerberus. Sono questi dunque i soggetti che potrebbero indugiare e lasciar passare il termine citato, lasciando in attesa i Commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. L’attesa, s’intende, è anche per un nuovo governo, che, una volta insediato, potrebbe dare un nuovo e diverso indirizzo alle vicende di Alitalia.
Del resto i due partiti che hanno vinto le elezioni (M5S e Lega) non fanno mistero della loro direzione contraria alla tendenza degli ultimi anni: sostanzialmente sia Luigi Di Maio che Matteo Salvini immaginano per Alitalia un futuro statalizzato, utile a preservare la matrice italica della compagnia, salvando così sia le rotte che i posti di lavoro. Tuttavia una statalizzazione non sarebbe vista di buon occhio dall’Unione europea, che già aveva bacchettato il governo Gentiloni per il prestito da 900 milioni che aveva concesso ad Alitalia un po’ di liquidità. Se però non verrà rispettata la prima scadenza del 10 aprile anche la seconda tappa, fissata per il 30 aprile, si troverebbe a rischio. Il governo uscente, che può occuparsi solo degli affari di ordinaria amministrazione, si troverà probabilmente costretto a varare un decreto che proroghi la scadenza ultima della procedura.