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Scontri ad Hong Kong, si contano 4.401 arresti da giugno, proseguono le proteste contro la Cina

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Scontri e feriti ad Hong Kong, nella piccola città-stato di mille kilometri quadrati (ma con una popolazione di 7 milioni di abitanti e uno dei Pil più elevati al mondo) ma regione amministrativa speciale facente parte della Repubblica Popolare Cinese.

Nella scorsa notte sono state ferite 38 persone, di cui 5 in condizioni gravi (secondo il bilancio della Hospital Authority), 18 stabili e 6 dimesse a seguito dei duri scontri seguiti all’assedio da parte delle forze di polizia contro il politecnico locale (PolyU), dove si sono arroccati i manifestanti. Nella mattinata inoltre sono state ricoverate altre 24 persone, tra cui un anziano di 84 anni.

Dall'inizio delle proteste di giugno, la polizia ha arrestato 4.401 persone, di cui 3.395 uomini e 1.096 donne, in età compresa tra gli 11 e gli 83 anni. Da venerdì a domenica sono stati arrestati un totale di 154 persone, di cui 51 solo domenica qualificatesi come personale medico, paramedico e giornalisti. Le forze dell’ordine di Carrie Lam, capo esecutivo di Hong Kong per conto del governo di Pechino dal 2017, hanno lanciato un ultimo appello alla resa agli assediati, invitandoli a deporre le armi e uscire in modo ordinato per essere arrestati in quanto “sospettati di rivolta”, in vista degli accertamenti del caso. Sarà tuttavia assicurato il passaggio di ambulanze al fine di trasportare i feriti in ospedale.

Nel mentre che l'Alta Corte di Hong Kong ha dichiarato l'incostituzionalità del divieto dell'uso delle maschere introdotto lo scorso mese dalla governatrice (norma introdotta precedentemente dal Regno Unito, il quale era in possesso della colonia asiatica sino al 1997) in quanto considerata una restrizione dei diritti fondamentali delle persone spinta oltre il necessario. La normativa, varata in base ai poteri d'emergenza di una ordinanza del 1922 dal governo coloniale britannico, puntava a scoraggiare l'adesione di massa alle manifestazioni pro-democrazia (e in molti casi pro-indipendenza). Molti manifestanti sono infatti preoccupati sulla gestione dello status di città autonoma, garantito solo per cinquant’anni dagli accordi sino-britannici, e nello specifico contro la nuova legge che prevede la possibilità di estradare nella Cina continentale tutte le persone accusate di reati gravi, ovvero di crimini punibili con una pena superiore ai sette anni di detenzione.

Intanto nuove manifestazioni, caratterizzati da vestiti neri e mascherine, sono nate su Nathan Road all'altezza del Mira Mall, portando alla chiusura ad oltranza di ogni attività su Park Lane. Stati Uniti e Unione Europea condannano le violenze per quello che è definito dall’agenzia Reuters «uso della forza ingiustificato», invitando «le parti ad astenersi dalla violenza e di impegnarsi in un dialogo costruttivo».

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