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Siria: Ong, 7 civili uccisi nell’offensiva turca

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Sette civili sono stati uccisi oggi nei raid aerei turchi e dal fuoco dei cecchini nella Siria nord-orientale. «Quattro di loro sono stati uccisi quando un attacco aereo ha colpito la loro auto mentre fuggivano a Tal Abyad», ha detto Rami Abdel Rahman, capo dell'Osservatorio siriano per i diritti umani. Gli altri tre sono stati uccisi dai cecchini intorno alla città di confine, che è stato uno dei principali obiettivi dell'attacco della Turchia e dei suoi alleati nelle zone controllate dai curdi in Siria. Secondo l'Ong, in totale sono 17 i civili uccisi dall'inizio dell'offensiva, che ha anche causato la morte di 41 combattenti delle forze curde. La Turchia ha annunciato che un soldato è stato ucciso nei combattimenti.

E al terzo giorno dall'inizio delle operazioni militari nel nord est della Siria, Ankara ha annunciato la morte di tre dei propri militari e di aver «liberato dai terroristi» delle milizie curde Ypg 13 villaggi, tutti situati in prossimità delle città di Tel Abyad e Ras al Ayn, entrambe abbandonate dai marines americani lo scorso lunedì. Il ministro della Difesa, Hulusi Akar, aveva annunciato, questa mattina, che 342 terroristi sono stati uccisi, feriti e arrestati o si sono arresi all'esercito di Ankara.

Intanto il premier Giuseppe Conte, a margine di un'iniziativa a Isernia, in merito alle parole del presidente turco Erdogan ha dichiarato: «Lo dirò chiaro e forte al Consiglio europeo della settimana prossima a tutti i colleghi: l'Ue non può accettare questo ricatto». «Non può essere che l'attività svolta dalla Turchia per l'accoglienza dei profughi siriani, tra l'altro finanziata in modo cospicuo dall'Europa, possa essere uno strumento di ricatto per un'iniziativa militare che non possiamo accettare e che deve immediatamente cessare e che non può non avere la riprovazione di tutta la comunità internazionale. Su questo – ha aggiunto – l'Europa non può cedere e dovrà parlare con una voce sola. L'opzione militare storicamente è il fallimento più totale di qualsiasi stabilizzazione e non la possiamo accettare».

Il ministro per gli Affari Europei Enzo Amendola, parlando ai microfoni di Fanpage.it,  sull'azione della Turchia in Siria e della posizione del governo italiano ha affermato: «C'è da anni una vera tragedia in corso, con milioni di profughi e centinaia di migliaia di cittadini vittime di questa guerra civile. La Siria non merita che questo destino continui, l'entrata unilaterale della Turchia non va nel senso della pace, l'unica soluzione è politica, nel marchio delle Nazioni Unite». «Tante popolazioni, tra cui quella dei curdi siriani del Nord, si sono coalizzate e hanno partecipato a una lotta di liberazione da una tragedia che tutto il mondo ricorda. Oggi – aggiunge – questa strategia del governo di Erdogan procurerà non solo allarme ma vittime innocenti in un paese che ha già pagato un alto tributo di sangue e sofferenza. Per questo io credo che la Ue e la Nato devono far cessare subito questa attività», conclude.

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio invece, in una intervista a Repubblica, ha sottolineato che «L'Unione europea non può accettare ricatti», e auspica inoltre «che nessuno stato membro si faccia latore di questo ricatto». «Sugli accordi presi in passato per il blocco dei flussi dei migranti in Turchia avevamo già sollevato perplessità e non eravamo noi al governo. Lunedì sarò in Lussemburgo e chiederò che l'Europa agisca con una sola voce», aggiunge il ministro, esprimendo la sua condanna decisa «di ogni intervento militare perché rischia DI pregiudicare gli sforzi della coalizione anti Isis». «La soluzione della crisi siriana non può passare attraverso l'uso delle armi, ma attraverso dialogo e diplomazia. Il popolo siriano ha già sofferto abbastanza», precisa quindi l'esponente 5S.

Infine, l'ambasciatore di Turchia in Italia, Murat Salim Esenli, in una conferenza stampa all'ambasciata a Roma ha detto che «I turchi non sono contro i curdi. La Turchia è contro le organizzazioni terroristiche. In questa operazione noi non stiamo prendendo di mira i curdi, noi prendiamo mira l'organizzazione terroristica dell'Ypg Pyd», sigle che rispettivamente indicano le milizie curde dell'Unità di protezione popolare e il Partito dell'Unione Democratica curdo, nel nord della Siria. «Noi trattiamo allo stesso modo tutte le organizzazioni terroristiche». Secondo la Turchia, l'Ypg «è una minaccia all'integrità territoriale della Siria» e «come Turchia vogliamo che la Siria sia un territorio stabile», ha dichiarato l'ambasciatore, aggiungendo che anche le Forze Democratiche Siriane (Fds), l'alleanza di milizie nella guerra civile siriana formata principalmente da curdi, sono un «eufemismo per dare look accettabile all'Ypg Pyd, una tattica usata già dal Pkk». Nel corso dell'incontro, in merito alle accuse di attacchi ai civili, Esenli ha voluto sottolineare che le azioni militari turche sono «chirurgiche», e che «le foto diffuse nei media» sugli attacchi «sono costruite per accusare la Turchia di violazioni dei diritti umani». «Questa operazione, 'Peace Spring', non è la prima del suo tipo, è la terza nella regione», ha spiegato il diplomatico, ricordando le precedenti "Scudo dell'Eufrate" nel 2016 e "Ramoscello d'ulivo" nel 2018, portate avanti, secondo Ankara, «per far tornare i curdi arabi e siriani nelle loro case» nel nord della Siria. Secondo l'ambasciatore «i curdi sono molto contenti di questa operazione» perché «ci appoggiano contro l'Ypg Pyd». A sostegno di questa affermazione, a conclusione della conferenza stampa l'ambasciatore ha consegnato ai giornalisti una dichiarazione firmata dall'Associazione indipendente curda della Siria, nella quale il gruppo dichiara di «sostenere l'operazione 'Sorgente di Pace' per liberarci dalle forze terroristiche che sono piombate sul nostro popolo».

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