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Governo approva Codice Rosso ma non mancano perplessità

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Il disegno di legge Codice Rosso, ispirato al lavoro che il ministro Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker hanno svolto nella fondazione della onlus "Doppia Difesa", è stato approvato ieri in Consiglio dei Ministri.

Il ddl, scritto dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, in collaborazione con il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, prevede una corsia preferenziale per fornire supporto e sostegno alle donne vittime di violenza e azzerare i tempi di reazione della giustizia rispetto alla denuncia dei seguenti reati: violenza sessuale, maltrattamenti, atti persecutori (ovvero stalking), lesioni aggravate se commesse in ambiente domestico o all'interno di una relazione di convivenza.

Come spiega il ministro della Giustizia Bonafede, il disegno prevede che la polizia giudiziaria non abbia nessuna discrezionalità sull'urgenza e che debba immediatamente informare il pm: «Il pm deve incontrare entro 3 giorni chi ha fatto la denuncia per acquisire le sommarie informazioni». Inoltre, è previsto che gli operatori delle forze dell'ordine che trattano questo tipo di procedimenti ricevano una preparazione specifica per l'interlocuzione con le vittime. Segue l'appello del ministro alle donne vittime di violenza: «Denunciate perché quello che avete al vostro fianco è un criminale».

Il premier Giuseppe Conte – che ieri ha annunciato sui social il via libera al ddl condividendo la foto della riunione di governo con i ministri che indossavano una simbolica spilla col nastrino rosso – ha dichiarato: «Sono stati gia stanziati 33 milioni per il 2019 per istituire un fondo speciale per le vittime di violenza».

Tuttavia, basterà il ddl Codice Rosso a fermare nuovi casi analoghi a quello di Sabbioneta? Non sarà facile se non aumenteranno uomini e mezzi a disposizione. I dati testimoniano che la violenza sulle donne è sempre di più all’ordine del giorno. Il ministro Bonafede su Facebook ha parlato di 130 femminicidi registrati tra luglio 2017 e luglio 2018: «Nel 2017 sono state 2.018 le sentenze definitive per violenza sessuale, 1.827 quelle per stalking. Si tratta di numeri che descrivono, soltanto parzialmente, la tragedia che si consuma quotidianamente nella nostra società. Non c’è più tempo da perdere». ​

Il provvedimento non è piaciuto a Lucia Annibali, deputata del Pd in Commissione Giustizia, che ha vissuto sulla sua pelle la violenza alle donne: «Si è preferita ancora una volta la propaganda». Dal Pd anche Cosimo Ferri, già sottosegretario alla giustizia, parla di una «norma manifesto» che non risolve i problemi. Da Francesca Puglisi, presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio, arriva invece un'apertura: «Qualsiasi provvedimento che cerchi con serietà di contrastare la violenza sulle donne è un bene», afferma chiedendo però di non limitare troppo la durata delle indagini, visto che già oggi «un quarto delle denunce viene archiviato per insufficienza degli elementi probatori».

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