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7su7/La rassegna d’autore SPIN (12 luglio 2017)

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Prima pagina

Migranti, primo sì all’Italia su nuove regole

Scontro sul decreto banche, il governo pone la fiducia

Russiagate, Trump jr ammette contatti con Mosca

Morto Al Baghdadi, l’Isis cerca un nuovo califfo

 

Politica interna
Buone notizie per l’Italia dal vertice Frontex di Varsavia. L’incontro, durato otto ore, si è concluso con la disponibilità dell’agenzia a rivedere la missione Triton attraverso l’individuazione di un gruppo di lavoro su regole e sbarchi. Soddisfazione è stata espressa dal ministro dell’Interno Minniti. Lo racconta Cristina Mangani sul Messaggero.

E’ attesa per il 26 luglio una sentenza della Corte di Giustizia Ue che potrebbe scardinare il Trattato di Dublino. A seguito di un ricorso della Crozia, la corte dovrà decidere se l’immigrato può scegliere in quale nazione Ue vuole vivere, a prescindere dal paese di primo approdo. Ne scrive Carmelo Lopapa su Repubblica.

Voto in bilico al Senato per lo ius soli. Sul Sole 24 Ore, Marco Ludovico racconta le difficoltà della maggioranza nel trovare i voti in Senato per approvare la riforma della legge sulla cittadinanza. Possibile che il voto venga rimandato anche se il governo sembra ancora determinato a porre la questione di fiducia.

Scontro in Parlamento sul decreto banche venete dopo la decisione del governo di porre la fiducia. Come racconta Mauro Favale su Repubblica, l’opposizione al testo proviene, oltre che dalle opposizioni, anche da Articolo 1-Mdp che considera il testo «invotabile».

Sempre su Repubblica, Concetto Vecchio riporta un’anticipazione del nuovo libro di Matteo Renzi «Avanti». Il segretario del Pd racconta che a far saltare il «patto del Nazareno» non fu la sua scelta di candidare alla presidenza della Repubblica Sergio Mattarella, ma un patto segreto tra Berlusconi e D’Alema sul nome di Giuliano Amato, a cui Renzi reagì facendo saltare il tavolo.

Economia
Gelo tra Renzi e Padoan sulla proposta del segretario di aumentare il deficit per promuovere il taglio delle tasse e la crescita. «Mi chiedete un giudizio su un commento esterno al governo» ha risposto piccato il ministro dell’Economia ai giornalisti. Per oggi è inoltre attesa la lettera della Commissione Ue che autorizza il governo ad aggiustare il deficit di un importo inferiore rispetto allo 0,6% previsto per quest’anno. Lo raccontano Marco Bressolin e Andrea Carugati sulla Stampa.

Appello al governo per fermare l’innalzamento dell’età pensionabile. A chiedere l’intervento dell’esecutivo sono i presidenti delle commissioni Lavoro di Camera e Senato, Cesare Damiano e Maurizio Sacconi. Sulla base dell’aggiornamento Istat sugli scenari demografici, infatti, la soglia per andare in pensione dovrebbe salire a 67 anni a partire dal gennaio 2019. Per evitare questo balzello i due presidenti chiedono un intervento nella manovra del prossimo autunno. Ne scrive, tagli altri, il Sole 24 Ore.

Balzo della produzione industriale in Italia. Lo scatto dello 0,7% di maggio, su base mensile, lascia prevedere un aumento del 2,8% su base annuale. «Meglio delle previsioni, – ha commentato il premier Gentiloni – impegno perché la crescita dia più lavoro e meno disuguaglianze». Ne scrive Barbara Ardù su Repubblica.

Esteri
Continua negli Stati Uniti la bufera sull’amministrazione Trump per il Russiagate. Come racconta Federico Rampini su Repubblica, Il New York Times ha pubblicato le mail intercorse tra il figlio del presidente, Donald Trump jr, e un’avvocata russa vicina al Cremlino. Nei messaggi appare chiaro che il rampollo di casa Trump non solo sapeva del sostegno di Putin al padre, ma si rallegrava del materiale che gli era stato fatto pervenire per danneggiare politicamente Hillary Clinton.

Sarebbe morto il califfo Al Baghdadi. Sul Messaggero, Simona Verrazzo riporta la notizia diffusa dalla televisione irachena, Al Sumariya, ma ancora non confermata dal Pentagono. Si apre ora la corsa per la successione al «califfo nero».

Sempre sulla morte del leader dell’Isis, interessante retroscena di Giordano Stabile sulla Stampa. Il giornalista analizza lo scenario che si apre ora all’interno dell’organizzazione terroristica e i rischi di disgregazione che potrebbe comportare la lotta di potere per assumerne la leadership.

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