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Legge sul fine vita. Per Avvenire è urgente e necessaria

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Scritto da vocealta

eluana1«Il ‘caso Englaro’ ha aperto una lacerazione nell’etica e nella pratica medica, che rende opportuno e urgente un intervento del Parlamento». Lo afferma Avvenire che risponde al grande oncologo ed ex ministro della sanità, Umberto Veronesi con un editoriale firmato dal professor Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato Nazionale di Bioetica e presidente dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani. «Non è vero – rileva l’articolo contestando una delle affermazioni di Veronesi sul Corriere della Sera – che il lavoro della giustizia italiana in tema di bioetica sia talmente rassicurante, da rendere superflua una legge sul fine vita. La Cassazione, nel caso tragico di Eluana, ha avallato una sorta di testamento ‘orale’ che, se avesse avuto contenuto patrimoniale e non ‘biologico’, sarebbe stato ritenuto irricevibile perfino da uno studente di primo anno di giurisprudenza».

A Veronesi, il quotidiano della Cei contesta, inoltre, l’affermazione sull’autodeterminazione come diritto fondamentale proclamato dalla Costituzione, perchè, spiega, la Carta «si limita (giustamente) a esigere il consenso del malato per ogni atto medico, proibendo interventi sanitari coercitivi e qualificando la salute alla stregua di ‘diritto dell’individuo e interesse della collettività, imponendo al medico di operare sempre a favore della vita e mai contro di essa». Ed è coerente con tale impostazione «il ddl sul ‘fine vita’», quando «evita di dare carattere vincolante alle dichiarazioni anticipate, ma obbliga il medico a tenerne seriamente conto».

Secondo Avvenire, poi, Veronesi è «in contraddizione con se stesso, quando sostiene che la questione del testamento biologico non è «di questa o di quella religione», e poi chiude la lettera citando le ben note parole con cui Montanelli, rispondendo a un lettore, negava il diritto della Chiesa a imporre i suoi comandamenti in tema di fine vita anche a chi non avesse «la fortuna di essere un credente», un “sofisma” per il quale le ragioni in difesa del rispetto della vita («giuste o sbagliate che siano») vengono «ritenute esclusivamente cattoliche o confessionali».

Nell’articolo, il professor D’Agostino definisce, infine, «incredibile e offensiva» l’espressione «diventare morti viventi» con la quale Veronesi esprime il rischio che spinge dei soggetti sani «a rifiutare forme di accanimento e a concordare anticipatamente col proprio medico tecniche ottimali di futuro trattamento». La legge in discussione, conclude, «è prevista per regolare queste legittime istanze, impedendo che abbiano esiti eutanasici; non è affatto, quindi, una legge che tradisce le aspettative dei cittadini o che va ‘contro’ la loro espressione di volontà. Si tratta piuttosto di una legge che vuole saggiamente regolamentare tutto questo».

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