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Italia declassata, adesso basta!

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Scritto da vocealta

standard-poor-sEnrico Letta ha commentato il nuovo declassamento di Standard & Poor’s: “L’Italia rimane un sorvegliato speciale“. Il premier sa benissimo di avere usato un eufemismo. Se mettiamo assieme le notizie di ieri – i tempi record della Cassazione per l’udienza di terzo grado a carico di Silvio Berlusconi, il giudizio di S&P accompagnato da ciò che non dovremmo fare (abolizione dell’Imu sulla prima casa e dell’aumento Iva), le reiterate “raccomandazioni” della Commissione europea – il quadro è non da sorvegliati speciali, ma da paese a sovranità limitata.

Per ciò che riguarda Standard & Poor’s, la situazione è paradossale: l’agenzia americana taglia il giudizio sull’Italia per “l’aggravamento della recessione“, ma poi critica esplicitamente proprio le misure che questa recessione possono alleviarla, anzi invertirla rilanciando la crescita, il lavoro e i consumi, a cominciare dall’annullamento dell’Imu sulla prima casa e dalla cancellazione dell’aumento Iva.

Non solo. Standard & Poor’s punta l’indice contro il debito, volato oltre il 130 per cento del Pil. Ma questo record è stato raggiunto a seguito dell’austerity imposta dall’Europa al governo di Mario Monti, e l’autocritica sul super-rigore è stata fatta dal Fondo monetario. Come se non bastasse, il declassamento di S&P ha ridato voce ai falchi dell’Europa, in testa il commissario agli Affari economici, il finlandese Olli Rehn. Il quale si è detto “fiducioso” che l’Italia “presterà la dovuta attenzione alle raccomandazioni“.

Ebbene, il nostro paese non è oggetto di nessun piano di aiuto né nell’Europa né del Fmi. Al contrario partecipa come terzo contribuente al soccorso di Grecia, Portogallo, Irlanda, Cipro. E’ il secondo contribuente netto del bilancio europeo, addirittura il primo davanti alla Germania in rapporto al Pil procapite.

• Caso mai dovremmo essere noi a chiedere garanzie agli altri, non a genufletterci davanti alle agenzie di Wall Street, autrici di clamorosi errori dalla Lehman Brothers in giù, o davanti a un’Europa che sbaglia sistematicamente le proprie politiche.

Facciamo qualche esempio. In questo momento l’Italia si vede attribuire un rating inferiore all’Irlanda. Cioè di un paese che beneficia di aiuti europei e che solo di recente è potuto tornare timidamente sui mercati. L’Irlanda, che nel 2011 aveva un debito pari al 108 del Pil, a fine 2012 ne avrà uno stimato in oltre il 118: un trend peggiore di quello italiano, e con l’assistenza diretta europea. Dov’è la razionalità in tutto questo? Ancora. Standard & Poor’s valuta l’Italia peggio di Malta e Slovacchia: eppure i titoli di Stato slovacchi pagano tassi superiori ai nostri, quelli maltesi non sono neppure presi in considerazione dai circuiti bancari (a meno che non si sia amanti del brivido).

Ci sarebbe da alzare le spalle ed ignorare tutto ciò, ricordandoci che con il rating non si mangia né si lavora, se non fosse che pagelle, pressioni, raccomandazioni, fino all’operato della magistratura, tutto ha un solo risultato: depredare l’Italia della sua libertà, della sua democrazia, del suo diritto di scelta nella politica economica e per l’interesse di cittadini, contribuenti, lavoratori e imprenditori. Perché declassare il rating significa dire ai mercati di comprare meno titoli di un paese, oppure di pretendere rendimenti più alti a danno di risorse che potrebbero essere utilizzate all’interno. E guarda caso oggi c’è un’asta di Bot per 9,5 miliardi. Un tempo si diceva: tosate la pecora e tenetevi la lana.

Noi abbiamo ottemperato agli impegni in fatto di bilancio pubblico: questo è un dato. Ma non andiamo a dire a francesi e tedeschi se e come devono aumentare o ridurre le loro imposte, e quelle tedesche sono sensibilmente più basse delle nostre. Né chiediamo soldi alla Germania o a Washington. Dunque, basta con questa “sorveglianza speciale”. Tutto ha un limite. Anche la speculazione. Anche le attenzioni europee, specie se sono molto pelose, che vogliono fare fuori le voci critiche magari per rimpiazzarle con qualche servizievole galeuter.

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