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Vertice Italia- Francia. L’accordo è totale

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Scritto da vocealta

berluscSi è tenuto stamattina il vertice Italia- Francia che ha visto Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy confrontarsi su questioni scottanti, dalle modalità dell’intervento militare in Libia ai i flussi migratori provenienti dal Nord Africa.

L’appuntamento di oggi chiude, nelle parole dei due leader, un periodo caratterizzato da qualche scontro diplomatico tra i due Paesi. “Ci sono state delle tensioni – ha spiegato Sarkozy nel corso della conferenza stampa dopo il vertice – che non hanno motivo di esistere: Francia e Italia sono legate dalla storia e dalla cultura”. Secondo Berlusconi, infatti, è stato un vertice “molto positivo, in cui e’ emersa una forte convergenza sui temi che abbiamo affrontato”.

La rinnovata convergenza italo-francese si è costituita sulla posizione comune relativa al trattato di Schengen: sia per Berlusconi che per Sarkozy il trattato per la libera circolazione delle persone “va bene, ma va rivisto affinché sopravviva”, anche alla luce dei recenti flussi migratori dal Maghreb e nella prospettiva dell’allargamento all’Est dell’Europa. Per questo Italia e Francia recapiteranno una lettera congiunta al presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e al presidente della Commissione Europea Jose’ Barroso, che contiene una proposta di revisione che prevede il rafforzamento delle frontiere esterne attraverso l’Agenzia Frontex, oltre alla possibilità, in caso di situazioni eccezionali, di rafforzamento delle frontiere interne.

La proposta, che non riguarderebbe solo l’emergenza attuale, ma dovrebbe valere anche in futuro per l’intero sistema, potrebbe essere discussa già il prossimo 4 maggio in Commissione, prima del Consiglio Europeo del 24 giugno.

Da Villa Madama esce anche un altro documento, una dichiarazione che riguarda il Nord Africa, la Libia e la politica estera di sicurezza e difesa, che prevede invece l’impegno a una stretta collaborazione dell’Unione Europea con i Paesi dell’altra sponda del Mediterraneo, cui sarebbe invece richiesta maggior impegno a cooperare per porre un freno all’arrivo di clandestini, mentre sarebbe richiesta una maggiore solidarietà sui finanziamenti verso i Paesi più colpiti dall’impatto del fenomeno migratorio.

“Da qualche mese, le pressioni alle frontiere esterne comuni stanno provocando delle conseguenze per l’insieme degli Stati membri dell’Unione Europea. La situazione migratoria nel Mediterraneo potrebbe rapidamente trasformarsi in una vera e propria crisi in grado di minare la fiducia che i nostri concittadini ripongono nella libera circolazione all’interno dello spazio Schengen. Questo principio è una delle maggiori conquiste della costruzione europea, che i nostri due Paesi intendono assolutamente preservare – proseguono. I lavori già intrapresi dovranno concretizzarsi ed intensificarsi rapidamente. Allo stesso modo, appare indispensabile adottare nuove misure. Il Consiglio Europeo di giugno dovrà fornire l’impulso politico che consentirà di superare gli ostacoli e di adottare decisioni concrete in risposta alle attuali difficoltà L’Unione Europea deve infatti da un lato ridefinire le sue relazioni con i Paesi terzi, in particolare quelli della sponda sud del Mediterraneo e, dall’altro, rivedere in profondità la sua normativa interna questo settore”.

1. Un nuovo partenariato con i Paesi Terzi

“Siamo convinti che la priorità principale per l’Unione Europea sia quella di raggiungere in maniera molto rapida un accordo globale con suoi vicini della sponda sud del Mediterraneo.

L’Unione deve assicurare un sostegno forte e, se necessario, straordinario a questi Paesi, mettendo al primo posto quelli che hanno scelto la via della democrazia”, sottolineano i due leader. “In cambio, abbiamo il diritto di attenderci dai nostri Paesi partner l’impegno ad una cooperazione rapida ed efficace con l’Unione Europea ed i suoi Stati membri nella lotta contro l’immigrazione illegale – proseguono -. Questa cooperazione dovrà imperniarsi sulla gestione delle frontiere prevedendo, da un lato, un possibile ruolo di Frontex per aiutare questi Paesi a contrastare le partenze illegali e, dall’altro, il sostegno europeo per contribuire al loro sforzo nella lotta alle organizzazioni criminali. Nell’ambito di questa cooperazione dovrà altresì essere ricompresa la riammissione dei migranti clandestini. Proponiamo ai nostri partner della sponda sud del Mediterraneo un partenariato globale ed ambizioso, ma consideriamo una precondizione e un dato implicito di questo partenariato il loro impegno concreto a concorrere ai nostri sforzi contro l’immigrazione illegale. Allo stesso tempo, è opportuno che gli Stati membri, con l’aiuto crescente dell’Unione Europea, continuino a sostenere lo sviluppo dei programmi di protezione già avviati in loco grazie al considerevole contributo dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione Internazionale per la Migrazione, sia per i destinatari di protezione internazionale che per le persone che beneficiano di aiuto al ritorno. È anche opportuno che l’Unione Europea rifletta su certe forme di facilitazione per la mobilità delle persone nell’area del Mediterraneo, evitando tuttavia di prendere in considerazione qualsiasi meccanismo di carattere automatico”, evidenziano Berlusconi e Sarkozy.

2. Una nuova solidarietà tra gli Stati membri

“L’afflusso massiccio di migranti, che colpisce in maniera particolare alcuni Stati membri, costituisce una sfida per tutti gli altri partner – affermano il premier italiano e il presidente francese. Questa sfida deve essere affrontata con la doppia preoccupazione di non inviare segnali sbagliati, che potrebbero incoraggiare il fenomeno e, allo stesso tempo, di offrire la massima solidarietà concreta a favore degli Stati membri più coinvolti. In questo spirito, i meccanismi di solidarietà finanziaria nei confronti di questi Stati dovranno essere rafforzati, sia per facilitare il loro utilizzo che per incrementarne l’ammontare. Se un afflusso massiccio di profughi dalla Libia dovesse verificarsi, l’Unione Europea dovrà essere in grado di adottare, sulla base di un piano operativo definito in anticipo, dei meccanismi di solidarietà specifici per la concessione della protezione temporanea a queste persone, tenendo conto delle capacità ci accoglienza di ciascuno dei partner così come degli sforzi già sostenuti. È altresì fondamentale che l’Unione Europea realizzi un regime di asilo europeo comune. Gli strumenti che permetteranno di completare questo regime, ivi compreso l’accesso dei servizi di sicurezza alla banca dati Eurodac per la lotta alla criminalità organizzata, dovranno essere adottati da qui alla fine del 2012 in condizioni sostenibili per i sistemi nazionali d’asilo, già sottoposti a una forte pressione in molti Stati membri, anche alla luce del fatto che alcuni sono ancora lontani dall’aver attuato il primo pacchetto di strumenti legislativi approvato qualche anno fa. Le proposte presentate dovranno per questo trovare un nuovo equilibrio, maggiormente compatibile con i limiti di gestione di questi sistemi.

Nella prospettiva di giungere a un regime europeo di asilo comune, si dovrà cercare di raggiungere il prima possibile la massima convergenza delle legislazioni e delle pratiche, in modo tale da scoraggiare i movimenti secondari, e allo stesso tempo si dovrà lavorare per la prevenzione degli abusi e degli aggiramenti, in maniera tale che le persone aventi diritto alla protezione internazionale – sottolineano i due leader, a prescindere dallo Stato membro interessato, possano vedere le loro richieste istruite in condizioni favorevoli e secondo le norme previste. La politica d’asilo, che è un dovere e un valore dell’Unione Europea, non deve permettere che diventi il veicolo di un’immigrazione irregolare mascherata. Gli Stati che si confrontano con le maggiori difficoltà nel campo dell’asilo devono beneficiare di un sostegno prioritario dell’Ufficio Europeo di Sostegno per l’Asilo, allo scopo di poter assicurare la ricezione e il trattamento delle domande in condizioni appropriate”.

3. Una sicurezza rafforzata all’interno dello spazio Schengen

“Rafforzare l’Agenzia Frontex costituisce un imperativo prioritario – scrivono ancora Berlusconi e Sarkozy. In questa prospettiva, bisogna rendere immediatamente operative le misure previste nelle conclusioni del Consiglio dei Ministri della Giustizia e degli Affari Interni, che si e’ tenuto a Lussemburgo l’11 aprile 2011, laddove Frontex e’ invitato a accelerare i negoziati con i Paesi della regione – in particolare la Tunisia – in vista della conclusione di accordi di lavoro operativi e dell’organizzazione di operazioni di pattugliamento congiunto, in cooperazione con le autorità tunisine e in applicazione di tutte le pertinenti convenzioni internazionali, in particolare quella delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (‘convenzione di Montego Bay’). Conformemente alle Conclusioni del Consiglio Europeo, un accordo deve essere trovato da qui a giugno 2011 sulla revisione del regolamento dell’Agenzia, andando il più lontano possibile nell’ampliamento delle sue capacità operative”.

“L’Agenzia potrebbe allo stesso tempo aprire un ufficio specializzato nel Mediterraneo e sviluppare le sue operazioni di sorveglianza e d’intercettazione – proseguono: il suo bilancio dovrebbe essere adeguato di conseguenza, in particolare per salvaguardare i programmi di tipo Erasmus per le guardie di frontiera. Inoltre, Frontex ha la vocazione ad essere il cuore di un sistema europeo di controllo delle frontiere. Alla luce dell’invito contenuto nel Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo dell’ottobre 2008, è giunto il momento di gettare le basi di tale sistema europeo, cominciando per esempio attraverso un miglior utilizzo dei mezzi disponibili sui Fondi frontiere esterni per stabilire dei sistemi di sorveglianza dei sistemi di controllo delle frontiere”.

Per Berlusconi e Sarkozy “una governance rafforzata dello spazio Schengen e’ evidentemente necessaria: essa deve essere fondata su requisiti più rigorosi e su strumenti più efficaci per ottenere una maggiore disciplina collettiva e un maggior livello di coesione sugli standard di protezione delle frontiere esterne comuni, anche in vista dell’allargamento dello spazio Schengen”.

“È necessaria una modifica legislativa dei meccanismi di valutazione. Ciononostante, le linee contenute nella proposta legislativa attuale non sono sufficienti – aggiungono.

Quest’anno dovrebbe essere presentato un pacchetto legislativo più ambizioso basato sui seguenti principi:

– la procedura di valutazione deve continuare a coinvolgere rigorosamente gli Stati membri, in modo tale da non privarsi della loro expertise e da creare le condizioni affinché si rafforzi sempre di più la loro fiducia reciproca;

– l’agenzia Frontex, in stretto collegamento con le altre agenzie competenti nel settore giustizia affari interni, dovrà essere il fulcro del coordinamento di questo dispositivo di valutazione e di sorveglianza attraverso la creazione di un insieme di esperti e di gruppi di valutazione – ivi compresa la prospettiva della creazione della figura degli ispettori europei – lo svolgimento di missioni cosi’ come la redazione di rapporti;

– esaminare la possibilita’ di ristabilire temporaneamente controlli alle frontiere interne in caso di difficolta’ eccezionali nella gestione delle frontiere esterne comuni, sulla base di condizioni che dovranno essere in futuro definite’.

“Infine, il rafforzamento della governance dello spazio Schengen dovrà essere oggetto di un seguito politico più strutturato, per esempio attribuendo maggiore visibilità alle discussioni in seno al consiglio GAI su questo argomento e organizzando un dibattito annuale in seno al Consiglio Europeo – concludono Berlusconi e Sarkozy . Siamo convinti che l’Unione Europea nel suo insieme sia in possesso degli strumenti per rafforzare il suo spazio comune di libertà e sicurezza, così come è stata in grado di trovare delle risposte per rafforzare la sua governance economica. È vitale per la fiducia dei cittadini nella costruzione europea. Il prossimo Consiglio Europeo dovrà consentire l’adozione delle decisioni necessarie per raggiungere questo scopo”.

Collaborazione sul nucleare.

Quanto al nucleare, la Francia “rispetta la decisione italiana”, ha spiegato Sarkozy al fianco di Berlusconi, e ha rilanciato: “Siamo pronti a lavorare con voi e a rispondere alle vostre richieste sulla sicurezza delle nostre centrali”. Il presidente francese ha ricordato: “Noi non abbiamo gas e petrolio” e che “solare o l’eolico non possono compensare il nucleare. Chi agita la paura non capisce che vogliamo vivere in sicurezza, ma anche riscaldarsi e illuminare le nostre case”.

Berlusconi comunque ha specificato che i contratti in essere tra Enel e Edf “non vengono abrogati, ma continuano”.

La candidatura di Mario Draghi alla Bce e la questione Parmalat-Lactlis

Come previsto, l’Italia ha incassato dalla Francia il gradimento per la candidatura di Mario Draghi a capo della Banca Centrale Europea: il banchiere italiano, giudicato da Sarkozy “una persona valida e un italiano”, è a questo punto il favorito numero uno per prendere il posto del francese Jean Claude Trichet, il cui mandato e’ in scadenza a ottobre. Ma sul tavolo dei colloqui italo-francesi c’era anche, sempre sul versante economico, la questione Parmalat, proprio nella mattina in cui il gruppo francese Lactalis presentava, a sorpresa ma solo nella tempistica, l’Opa su Parmalat, dopo aver raggiunto il mese scorso il 29% delle quote di partecipazione dell’azienda emiliana. E anche sui tentativi di scalate francesi nel mercato italiano Berlusconi e Sarkozy hanno ricomposto qualche recente screzio.

“La Francia ha fatto diversi interventi sul nostro territorio perché sono forti nelle grandi aziende”, ha spiegato il premier, mentre in Italia “contano le piccole e medie imprese. L’auspicio comune resta quello di creare grandi “gruppi italo-francesi che possano stare bene insieme in un contesto economico globale”. “È singolare che l’Opa venga propria questa mattina, ma escludo che governo francese avesse la consapevolezza della coincidenza con il vertice. La strada da seguire e’ quella di dare vita a grandi gruppi” e nello specifico sul caso Lactalis-Parmalat “ci auguriamo che anche i gruppi italiani arrivino a un accordo per una partecipazione”. D’altronde, ha chiosato il premier, “sono convinto che l’economia debba essere sempre e assolutamente libera. Gli Stati possono intervenire quando si tratta di settori che mettono a rischio la loro sicurezza o il loro ordine interno, in tutti gli altri la concorrenza deve essere libera”.

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