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La verità sul caso Scajola

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Scritto da vocealta

scajolaDal 23 aprile 2010 gli italiani sono stati bombardati dai mezzi di comunicazione a proposito di un presunto scandalo che avrebbe riguardato l’allora ministro per lo Sviluppo economico Claudio Scajola. I media riferivano che nel corso di interrogatori relativi ad indagini nei confronti dell’ingegner Angelo Balducci, dell’imprenditore Diego Anemone ed altri, erano state fornite dichiarazioni circostanziate circa l’utilizzo di fondi, che sarebbero stati personalmente consegnati proprio a Scajola (€ 900.000,00 in 80 assegni circolari), facenti capo all’imprenditore Diego Anemone, per l’acquisto dell’immobile di proprietà del ministro a Roma, in via del Fagutale.

A titolo esemplificativo citiamo il quotidiano più letto nella Capitale, il Messaggero, che scriveva il 30 aprile 2010: «Il denaro è passato dalle mani dell’architetto Angelo Zampolini a quelle di Claudio Scajola e utilizzato dal Ministro per comprare casa al numero 2 di via Fagutale a Roma. La novità è che ora lo confermano indirettamente due testimoni, le proprietarie dell’immobile» ; ed ancora: «il giorno del rogito li portai dove venne firmato l’atto. Al Ministro li ho portati io. Non so se le sorelle Papa ricordano di avere ricevuto gli assegni con i soldi di Anemone alla presenza di Scajola». Ai pm lo dice anche l’architetto Zampolini.

La bufera mediatica occupò per diversi giorni giornali e telegiornali, al punto che fu lo stesso Scajola a ritenere giusto farsi da parte finché la magistratura non avesse chiarito perfettamente i contorni di una vicenda che appariva decisamente torbida e affinché il governo Berlusconi non fosse danneggiato dal protrarsi di una sovraesposizione mediatica del politico ligure.

A quindici mesi dall’esplosione del caso, venuto meno il segreto istruttorio, si può finalmente sapere cosa è accaduto andando a leggere gli atti giudiziari prodotti dai magistrati della procura di Perugia. Ecco cosa emerge: Zampolini – il “grande accusatore” di Scajola in sintesi non ricorda di aver consegnato assegni a qualcuno. Il notaio interessato dalla vicenda, Napoleone, dichiara che l’unico passaggio di assegni è quello relativo al pagamento dell’immobile per €610.000,00. L’avvocato Minutillo – legale delle venditrici, le sorelle Papa – dichiara di non aver assistito al versamento degli assegni circolari per 900 mila euro. Il direttore della Deutsche Bank, Trentini, dichiara di non aver mai portato assegni al rogito. Nessuna conferma indiretta giunge dalle sorelle Papa che, al contrario, negano la presenza di Zampolini alla stipula, dichiarando addirittura di non conoscerlo. Anche il notaio Napoleone, l’avvocato Minutillo ed il direttore Trentini negano la presenza di Zampolini al rogito. Le indagini infine hanno accertato come Scajola non abbia mai concesso favori né a Balducci né ad Anemone. Altroché colpevole, Scajola è uscito a testa alta dall’inchiesta perugina. Già, da quella perugina…

Ora la procura di Roma ha aperto un fascicolo iscrivendo per la prima volta Scajola nel registro degli indagati per – udite, udite – finanziamento illecito ai partiti. Quanto tempo occorrerà ai magistrati romani per chiarire la posizione di Scajola? Di certo, la sua storia mediatico giudiziaria infinita getta in cattiva luce il nostro sistema giudiziario. Cesare Beccaria si sta rivoltando nella tomba.

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