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Santa Pasqua, omelia di Benedetto XVI dedicata alla Creazione

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Scritto da vocealta

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Se l’uomo fosse soltanto un «prodotto casuale dell’evoluzione in qualche posto al margine dell’universo», allora «la sua vita sarebbe priva di senso o addirittura un disturbo della natura». Il Papa ha usato queste parole per spiegare la visione cristiana del mondo questa notte in occasione della veglia pasquale nella basilica di San Pietro.

Benedetto XVI ha dedicato l’omelia al tema della creazione. «Il cammino attraverso le vie della Sacra Scrittura comincia, nella Veglia Pasquale, con il racconto della creazione», ha ricordato Benedetto XVI. Il Papa si è domandato, retoricamente, se «è veramente importante nella Veglia Pasquale parlare anche della creazione». La risposta è stata che «la Chiesa non è una qualsiasi associazione che si occupa dei bisogni religiosi degli uomini, ma che ha, appunto, lo scopo limitato di tale associazione. No, essa porta l’uomo in contatto con Dio e quindi con il principio di ogni cosa. Per questo Dio ci riguarda come Creatore, e per questo abbiamo una responsabilità per la creazione».

Benedetto XVI, peraltro, ha puntualizzato che il racconto della creazione nella liturgia «non è un’informazione sullo svolgimento esteriore del divenire del cosmo e dell’uomo. I Padri della Chiesa ne erano ben consapevoli. Non intesero tale racconto come narrazione sullo svolgimento delle origini delle cose, bensì quale rimando all’essenziale, al vero principio e al fine del nostro essere».

Benedetto XVI ha poi spiegato perché, dal punto di vista del credente cristiano, l’essere umano e la creazione sono buoni. «Come credenti rispondiamo con il racconto della creazione e con Giovanni: all’origine sta la ragione. All’origine sta la libertà. Per questo è cosa buona essere una persona umana». Certo, «siccome della libertà si può fare uso indebito, esiste anche ciò che è avverso alla creazione. Per questo si estende, per così dire, una spessa linea oscura attraverso la struttura dell’universo e attraverso la natura dell’uomo». Con la morte e la risurrezione di Cristo che si celebra a Pasqua, tuttavia, «vale in modo definitivo che la ragione è più forte dell’irrazionalità, la verità più forte della menzogna, l’amore più forte della morte. Celebriamo il primo giorno, perché sappiamo che la linea oscura che attraversa la creazione non rimane per sempre».

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