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“Lotta alla mafia? Berlusconi meglio di Prodi”

“Se confrontiamo i 18 mesi dell’ultimo governo Prodi con il governo Berlusconi, ebbene l’attuale esecutivo ha fatto di più in tema di lotta alla mafia”.
Non è la dichiarazione di un esponente di spicco dell’attuale maggioranza. Bensì l’opinione di  Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica aggiunto di Reggio Calabria. Secondo il magistrato, sarebbero almeno tre cose le importanti portate a termine dall’esecutivo guidato dal Cavaliere.
“La prima: ha abolito il patteggiamento in appello che riduceva ad esempio pene di 27-28 anni si riducevano a pene ridicole di 6-7 anni. Secondo: ha fatto in modo che si possano confiscare i beni anche ai figli dei mafiosi che li ereditavano dai padri. Terzo: ha reso ancora più duro il 41 bis”.
“Con la stessa franchezza – ha però tenuto a precisare Gratteri –  occorre dire che se passa il ddl Alfano come è ora sarà un apocalisse. Potremo dire addio alla lotta alla mafia”.
La sua ricetta? “I dibattimenti – afferma – potrebbero durare meno solo con l’informatizzazione, che abbatterebbe anche costi e abusi”. Sulla separazione delle carriere: “Non è un dogma anche se l”unicità della carriera costituisce una maggiore garanzia di agganciamento del pubblico ministero a una cultura giurisdizionale. E c’è anche il rischio che se la carriera della polizia giudiziaria dipendesse dal politico di turno, avalleremmo solo corruzione”. E sull’indipendenza dei pm: “Non possono esserci scelte costituzionali mirate che consentano alla politica di controllare il giudice, ma neanche leggi che possano ostacolare il sistema giudiziario nella persecuzione dei reati”. Si è poi soffermato sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie (che ricalcano, a suo dire, ancora lo schema ottocentesco) e proposto la depenalizzazione dei reati minori: “Per riservare il processo penale alle questioni di maggiore allarme sociale”.
Nicola Gratteri, per parlare, ha scelto la modesta platea della  libreria Feltrinelli di Milano, in occasione della presentazione di  un libro pubblicato con Antonio Nicaso, uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta al mondo, dal titolo: “La giustizia è una cosa seria”. Edito da Mondatori: “L’editore non mi ha cambiato neanche una virgola. Scriverò ancora per loro”.
Altro contesto e ben altri toni rispetto al collega Ingroia, che aveva invece scelto la piazza: “Io non sarei andato per evitare strumentalizzazioni. Occorre non dare alibi in questo momento”.

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