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Tav, Radicova: il progetto continua, ma i tempi vanno rispettati

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«Il risultato dell'appuntamento di ieri a Parigi è chiaro: il progetto continua. Poi da parte dell'Europa c'è il pieno rispetto per le decisioni di ogni governo che può scegliere in qualsiasi momento di ritirarsi, di spendere oppure perdere il denaro messo a disposizione. Certo, se il governo italiano fermasse tutto sarebbe un errore per il futuro dell'Europa». Così Iveta Radicova, coordinatrice europea del Corridoio Mediterraneo, arrivando al convegno a Torino organizzato da Confindustria Piemonte e Medef 'Corridoio Ten-t Mediterraneo e via della Seta', commentando il via libera di ieri da parte del cda di Telt ai bandi per i lavori della Tav in Italia. «La questione tempo è cruciale – ha aggiunto -, c'è un timing che va rispettato se non vogliamo perdere le risorse». Sulla Tav, ha ricordato, «c'è un accordo di 27 paesi membri, tutti mettono impegno e risorse. Il progetto è stato deciso 24 anni fa, e confermato più volte. La Torino-Lione è una connessione che riguarda tutta l'Europa, ne abbiamo davvero bisogno». Per quanto riguarda l'aumento del finanziamento europeo portato al 55% per la tratta internazionale, Radicova ha sottolineato che «vale per tutti i progetti cross-border, non solo per la Tav. L'idea è favorire la crescita delle connessioni transfrontaliere e la Torino-Lione può essere supportata con questo meccanismo».

Il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, risponde così durante un’intervista a Radio Capital: «Sono molto fiducioso: quest'opera va realizzata senza se e senza ma e nella sua versione originale. Abbiamo dato il via libera ai bandi anche perché diamo per scontato il sì del presidente Conte». E ancora: «Se mi fido ciecamente di Conte? Non è che mi fido ciecamente di Conte – aggiunge -: vedo la situazione politica italiana e mi fido di Salvini, e del fatto che sulla Tav ha una posizione netta e che oggi il suo peso nel governo e' determinante e sarà determinante anche per questa partita così importante per il futuro del Paese».

Intervenendo poi a margine di un convegno sulla Torino-Lione, Alberto Cirio ha dichiarato: «Non è vero che si può uscire dai bandi senza penali, non penso il Governo l'abbia mai detto, credo nel vicepremier Salvini e anche nelle dichiarazioni del premier Conte che, anche se in maniera non entusiastica, ha dichiarato che ormai a questo punto bisogna andare avanti». «Non ci sono ipotesi alternative – ha detto ancora – la Tav va fatta senza se, senza ma è senza ni, altrimenti facciamo la fine delle Olimpiadi, dove fra pseudo-olimpiadi e mini-olimpiadi, ci hanno rubato i Giochi e li fanno altri. Bisogna essere seri, abbiamo una dignità da difendere

E ha poi continuato dicendo che «Sulla Torino-Lione l'Europa ci chiede un segnale. Ho già scritto la lettera al premier Conte questa mattina, la completeremo negli aspetti formali e poi partirà direttamente questo pomeriggio». «Il governo – ha aggiunto – non ci chiede un atto formale, ci viene chiesto un segnale perché i bandi pubblicati ieri possano essere adeguatamente completati con i capitolati che renderanno l'opera irreversibile». «Sono ottimista – ha rimarcato – anche perché gli equilibri dopo le europee sono cambiati all'interno del governo e la posizione del vicepremier Savini è stata molto chiara e molto netta. Conoscendolo come persona coerente e di parola, sono certo che arriveranno gli atti politici che ci permetteranno dire la parola fine». «Ma oggi dobbiamo essere felici – ha aggiunto – perche' l'Europa ha risposto positivamente alle richieste dell'Italia e tutta l'opera è bandita e le imprese potranno farsi avanti».

Pronta la risposta del ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli: sulla Tav «non è partito alcun bando, si tratta di manifestazioni di interesse che prevedono clausole di recesso senza oneri come scritto nella lettera di Telt a Macron e Conte. Chi oggi afferma che c'e' un aumento dei fondi europei al 55% dovrebbe con onestà dire che per aumentare i fondi serve un nuovo regolamento europeo in cui devono essere accettate le opere per cui aumentare i fondi e soprattutto l'approvazione del Parlamento europeo e questo farebbe passare due anni».

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