Salute

Carenza dei medici, le Regioni trovano un accordo e avanzano 16 proposte al governo

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Un nuovo protocollo d’intesa tra le Regioni e le Università permette al Servizio Sanitario Regionale di risolvere una parte delle proprie esigenze, articolando un’azione volta ad affrontare la carenza di medici in 16 mosse.

Il documento definitivo messo a punto dalla Commissione salute deve essere ancora approvato dai presidenti di Regione e successivamente dai ministeri competenti (Salute e Istruzione) e sindacati di categoria. Dopodiché sarà il governo a decidere quali iniziative normative assumere, allineandosi al regime dei contratti di formazione specialistica e delle borse di studio per la formazione specifica in medicina generale rispetto al numero dei medici laureati.

Ecco le misure intraprese. Sarà possibile, per il prossimo triennio, l’ingresso nel Ssn di medici provvisti della sola laurea e abilitazione all’esercizio professionale garantendogli la possibilità di conseguire un titolo di specializzazione, riconoscendoli percorsi formativi dedicati all’acquisizione di competenze teorico-pratiche nei vari ambiti di potenziale impiego. In secondo luogo si prevede l’approvazione dei nuovi regolamenti per la disciplina concorsuale del personale dirigenziale e non dirigenziale del Ssn e l’utilizzo delle graduatorie anche per assumere idonei non vincitori. Via libera inoltre all’assunzione con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato degli specializzandi. Questi potranno anche fornire prestazioni temporalmente limitare e retribuite extra orario formativo. Viene proposta l’attivazione di contratti di formazione-lavoro, coi medici che potranno effettuare il proprio training formativo come dipendenti, assicurando il 70% dell’impegno complessivo direttamente presso l’Azienda. Per quanto riguarda i corsi di laurea inoltre la possibilità di realizzare percorsi brevi permetterà di avvicinarsi agli standard europei.

Per quanto riguarda i medici già in servizio, sarà possibile superare i 40 anni di servizio sino ad ora previsti e lavorare su base volontaria sino al settantesimo anno d’età. Qualora si registrassero mancanze di personale dipendente o convenzionato sarà possibile inoltre assumere camici bianchi con incarichi di lavoro autonomo e limitatamente alle specialità di area sanitaria riservate ai medici, oltre all’attribuzione d’incarico a medici con differenti specializzazioni differenti rispetto a quella richiesta per un incarico, con le eccezioni dei diplomi specialistici in anestesia, rianimazione e terapia intensiva e del dolore, medicina nucleare, radiodiagnostica e radioterapia. Tra le proposte anche quella di derogare alla durata massima dell’orario di lavoro per coprire i buchi e la possibilità di deroga all’orario settimanale di lavoro

È prevista una revisione del corso regionale di formazione specifica in medicina generale per uniformare con un set minimo il territorio nazionale, e al contempo si procederà procedere alla definizione di una metodologia condivisa a partire dal modello già elaborato dal Ministero della Salute e dalle Regioni. Le Regioni inoltre che detengono conti in ordine potranno mettere a disposizione disposizioni di Asl e ospedali fino al 3% in più di risorse per valorizzare il personale sanitario.

Infine le Regioni guardano anche alle professioni infermieristiche, ostetriche, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione per arrivare a una nuova definizione del loro campo di attività attraverso accordi Stato Regioni, previo parere del Css.

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