Politica

Tutto quello che avreste voluto sapere sulle Coop ma non avete mai chiesto

La polemica infinita tra Coop ed Esselunga rischia di tradursi in un tormentone, come lo è stato il contrasto tra guelfi e ghibellini, Coppi e Bartali, destra e sinistra, insomma è una costante italiana a cui mai si troverà una soluzione. Poche ore prima di pubblicare questo articolo ( in data 25 Luglio) Esselunga ha comprato un’altra pagina sulle testate nazionali più importanti per esprimere il solito concetto: ci sono zone d’Italia dove siamo palesemente discriminati dal connubio tra politica e mondo cooperativo “ Superior stabat lupus, inferior Agnus”.
E cita due casi sintomatici denunciati negli ultimi giorni, quello di Modena e quello di Livorno spiegando che nella prima Provincia la quota di mercato in possesso del mondo cooperativo ( Coop e Conad) è del 88,1%, nella seconda
Provincia il 72,2% ( con Coop che da sola detiene – secondo Esselunga – il 59%).
Insomma vedendo tali dati il dubbio di un dominio del mercato a vantaggio del mondo cooperativo non c’è.  GDONews ha parlato con l’ufficio del Sindaco di Modena, nella persona del signor Malavolta, addetto alle relazioni esterne,il quale ha spiegato che l’accusa di Esselunga è totalmente infondata.
Il terreno oggetto del contendere, pubblicato con foto dall’alto sulle principali testate nazionali pochi giorni fa e sulla nostra rivista riportata, è “un’unica area di un unico piano particolareggiato. La legge urbanistica prevede che per definire il piano di costruzione sull’area ci vuole il consenso di tutti e tre i proprietari ( Esselunga, Coop estense e Comune di Modena ndr), consentire qualsivoglia costruzione senza il consenso degli altri proprietari, anche se detentori dell’1%, è un reato penale: abuso d’ufficio”.
Malavolta ha poi proseguito spiegando che “ dopo un congruo periodo di stallo si può pensare di cambiare la destinazione d’uso – da commerciale ad edificabile -, ma tale facoltà spetta solo al Consiglio Comunale, non al Sindaco.”
L’ufficio del Sindaco di Modena ha poi concluso dicendo che lunedì 26 Luglio ci sarà il dibattito sul tema in Consiglio Comunale dove il Sindaco esporrà la situazione e l’opposizione farà presenti se sue eccezioni, “ . Chi vuole vedere in diretta la riunione del Consiglio lo può fare collegandosi direttamente al sito del Comune di Modena dalle ore 16 del 26 luglio.
Insomma secondo GDONews la situazione non appare contorta, al contrario appare chiara: Coop Estense ha legittimamente comprato “ a peso d’oro” un terreno facente parte di un unico piano particolareggiato il cui uso, per legge, deve essere condiviso tra tutti i proprietari, e Coop Estense non vuole costruire un Centro Commerciale, anzi, propone delle case popolari.”
Ne ha legittimità. Nella limitrofa Reggio Emilia, esiste invece una situazione pendente,ad oggi non denunciata da Esselunga ( infatti non ha interessi in gioco), i cui contorni sono meno chiari: nel territorio dove sorgeva l’ex casello autostradale della città, regalato anni fa dalla Società Autostrade al Comune di Reggio Emilia in cambio del nuovo svincolo e di altre opere.
Nella primavera del 2009 l’amministrazione guidata da Graziano Delrio ha deciso di mettere in vendita quei 45mila metri quadrati a uso direzionale che hanno suscitato l’interesse delle Coop. Infatti la gara di aggiudicazione è stata vinta da una società chiamata Immobiliare Nordest , controllata al 95% da Coop Nordest e per il restante 5 per cento da Ccpl, altro gigante reggiano delle costruzioni al quale è riconducibile la proprietà di ulteriori 25mila metri quadrati confinanti.
Sarà un caso ma il presidente del collegio sindacale di Immobiliare Nordest è Luca Vecchi, commercialista ma soprattutto capogruppo del Partito democratico in consiglio comunale. Il Comune ha dunque venduto uno dei suoi terreni più pregiati a una società delle coop la cui attività viene controllata dal numero uno del Pd nel Comune stesso.
L’opposizione cittadina ha spiegato che il percorso di aggiudicazione del terreno è avvenuto con curiosi risvolti: pare infatti che sia avvenuto senza concorrenza. E nemmeno il Comune si era impegnato a fondo per diffondere la vendita: l’avviso d’asta è stato pubblicato sul sito internet, all’albo pretorio, sulla Gazzetta ufficiale e in un minuscolo spazio a pagamento su un giornale locale. Nemmeno l’ombra di un comunicato stampa.
Così è successo che quella di Immobiliare Nordest sia stata l’unica proposta presentata alla commissione d’asta insediata dal Comune, “consegnata a mano e nemmeno protocollata” ha rivelato Giacomo Giovannini, capogruppo della Lega Nord. La base d’asta era fissata a 6.430.000 euro, l’offerta ha rilanciato di pochissimo, appena 200mila euro in più.
La somma finale non ha raggiunto i 150 euro a metro quadrato. Pochi mesi prima un’altra società legata a Immobiliare Nordest aveva comprato due terreni attigui all’area dell’ex-casello per più di 200 euro il metro. E infatti il Comune sperava di spuntare parecchio di più, tant’è vero che nel bilancio di previsione contava di incassare 7.500.000 euro complessivi.
Questo caso, probabilmente giustificabile dagli amministratori che cercheremo di interpellare, appare più tortuoso che quello di Modena. Ma il vero problema di fondo non è il rapporto Amministrazioni locali – sistema cooperativo, talvolta molto discutibile, talaltra meno. Il vero problema è la legislazione italiana.
“Le Coop, pagando le tasse in misura marginale rispetto alle altre tipologie di imprese,non contribuiscono, in modo adeguato ed equo, alla fiscalità generale dello Stato e quindi al progresso civile del Paese. Contribuire, con una quota proporzionale dei propri utili, a finanziare il sistema scolastico, lo stato sociale, la realizzazione di opere pubbliche, le infrastrutture, il sistema della giustizia, della sicurezza pubblica, della difesa e quant’altro necessario al buon funzionamento dello Stato è un dovere che compete a tutta la comunità, sia essa composta da persone fisiche o imprese. Non si capiscono le ragioni di un’anomalia che vede le coop esonerate dall’obbligo di pagare le tasse in misura equa. [ …. ]
Non stiamo parlando di un segmento marginale dell’economia nazionale, ma di un sistema imprenditoriale che occupa uno spazio di rilievo come dimostrano i seguenti dati: dal 2001 al 2006, in Italia, le cooperative sono passate dal 2% al 7,5% del PIL, impiegando un numero di addetti che in cinque anni è passato da 500 mila a 1,2 milioni. Occorre tener presente che la stragrande maggioranza delle coop non svolge più da tempo nessuna funzione sociale e mutualistica che la differenzi in modo sostanziale.[ … ]
Un colpo mortale al concetto mutualistico arriva dal congresso della Legacoop, celebrato all’auditorium della tecnica di Roma il 14 Aprile 1999, con la benedizione dell’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema. In quella importante assise verrà legittimata l’introduzione nella compagine sociale delle cooperative della figura del socio sovventore, ossia “di socio di capitale”: un vero e proprio investitore finanziario come in qualsiasi società per azioni, con pieno diritto a partecipare alla distribuzione degli utili prodotti dalle cooperative.[ … ]Il congresso della Legacoop del 14 Aprile 1999 sancì che le cooperative potevano essere costituite da due tipologie di soci ( grazie ad una legge N. 59 del 1992 elaborata da Edwin Morley- Fletcher, un fedelissimo di Lanfranco Turci, riformista ex presidente della Legacoop ndr) quello “cooperativo” vincolato al principio mutualistico, che non partecipava alla divisione degli utili, e quello “sovventore di capitale” che invece vi partecipava.
Fu una scelta aberrante che collocava definitivamente le grandi cooperative fuori dai principi mutualistici che ne avevano guidato lo sviluppo per circa un secolo. Non furono in molti ad opporsi a tale svolta politica. uno di questi fu Remo Checconi di Coop Liguria che considerò sbagliata e pericolosa tale scelta. “Barberini sbaglia a proporre una simile riforma – disse Remo Checconi – l’emissione di azioni negoziabili e soprattutto la divisione degli utili cambia completamente le regole del gioco che abbiamo avuto sino ad oggi. Rischiamo di snaturare del tutto il sistema e di perdere le agevolazioni fiscali.” […. ]Secondo uno studio della blasonata Nielsen la quota di mercato della Coop e della Conad in Italia nel 2009 è del 28% ( 18,2% Coop e 9,8% Conad). Come hanno fatto le Coop a conquistare questo primato? Grazie al collateralismo con il PCI e PSI prima, e con il PDS e DS dopo, e alla benevolenza delle amministrazioni rosse; grazie ad un regime fiscale di assoluto favore; a un assetto societario blindato e non scalabile”.
Alla luce delle rivelazioni di questo testo, si capisce perché la vicenda modenese è ineccepibile, la verità è che la Coop Estense ha compiuto un atto legittimo che di mutualistico non ha nemmeno l’unghia del dito di chi l’ha pensato, è un’operazione strategica che vede immobilizzato un ingente capitale per dieci anni ed i soci sovventori ( che dovrebbero sapere) non sono in disaccordo.
I pensieri sopra esposti sono stati tratti da un interessantissimo saggio uscito da poco , si intitola “ la Coop non sei tu” ( di Editori Riuniti) scritto da Mario Frau, che consiglio vivamente a tutti quelli che sono appassionati di Grande Distribuzione di leggere durante le ferie.
Se il commento di chi è distante dalle posizioni di questo signore è quello secondo cui si tratta del solito giornalista di destra che dice la sua verità, è bene che si sappia che invece Mario Frau non è di destra, semmai il contrario, ma soprattutto è stato dal 1987 al 1996 Direttore allo Sviluppo del Gruppo Novacoop e membro della direzione nazionale dell’Associazione Nazionale Cooperative di Consumo ed era presente a quella famosa riunione della Legacoop del 1999. (GDO News).

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