Politica

L’esempio di Napolitano

La promulgazione, da parte del presidente della Repubblica, della legge sul legittimo impedimento è prima di tutto un atto istituzionale. Giorgio Napolitano, all’esito di un esame condotto con attenzione e imparzialità, ha ritenuto che quel provvedimento non abbia evidenti profili di incostituzionalità, contrariamente a quel che avevano sostenuto settori abbastanza consistenti dell’opposizione, e ne ha consentito l’entrata in vigore.
Questo non significa, naturalmente, che il Quirinale condivida il contenuto politico del provvedimento (né che non lo condivida, naturalmente), ma segnala un atteggiamento di serenità
e di equilibrio che contrasta in modo esplicito con l’agitazione del tema della “emergenza democratica”. Da questo punto di vista, quello del contrasto costante delle posizioni che puntano a rendere impossibile un confronto fisiologico tra maggioranza e minoranza sulle tematiche di carattere istituzionale, si può dire che l’atto compiuto in questo momento dal presidente abbia una valenza politica, pur nell’ambito e nei limiti delle sue funzioni costituzionali. L’insistenza di Napolitano sull’unità nazionale è la chiave del suo mandato, proprio perché non viene declinata in modo puramente retorico e asseverativo. L’unità nazionale viene interpretata anche come esigenza di una compartecipazione delle diverse sensibilità politiche all’opera di indispensabile rinnovamento delle istituzioni. La contrapposizione esasperata e personalizzata, che impedisce ogni confronto costruttivo in base a pregiudiziali che negano la qualità democratica dell’interlocutore, è considerata un ostacolo all’unità nazionale. Consentire a una norma che protegge per un certo periodo i membri del governo dall’iniziativa delle procure significa contribuire a una stabilizzazione
del quadro politico che annulla le velleità di ribaltare il giudizio elettorale per via extrapolitica e mette tutti di fronte alla responsabilità di esercitare, qui ed ora, il ruolo che è stato assegnato dall’elettorato. Il governo può svolgere il suo compito con meno preoccupazioni, le opposizioni responsabili possono esercitare la loro funzione nella ricerca di soluzioni istituzionali condivise. Naturalmente c’è chi insiste nel rinfocolare risentimenti e ostilità personali, ma in questo modo si mette fuori dal nuovo, possibile e necessario “arco costituzionale” riformatore, per il quale lavora con tenacia il Quirinale.

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