Politica

Se Avetrana spazza via pure l’ultimo stereotipo

Cosa è più allucinante e orribile uno zio che uccide la nipote adolescente e poi la violenta da morta, oppure una cugina – la figlia di quello stesso uomo – che decide di eliminare dalla scena quella quindicenne di cui era troppo gelosa? È sintomo di lucida follia più stringere una corda intorno al collo o tenere fermo un corpo che ti muore tra le mani mentre qualcun’altro (tuo padre) stringe? Difficile dirlo. Michele Misseri ha palesemente cercato di farsi arrestare già qualche giorno dopo l’assassinio,  dichiarando di aver ritrovato il cellulare di Sarah. La figlia ventiduenne, Sabrina, non solo ha tenuto questo segreto per 50 giorni ma ha pianto e si è disperata in Tv, ha fatto il pieno di comparsate (pagate) dove, affranta e incredula, mostrava le fotografie della cuginetta.
Siamo talmente abituati alle violenze efferate che le donne subiscono dagli uomini, che questo nuovo disegno che si va completando dietro l’omicidio Scazzi e che vedrebbe “una cricca di donne” come la mente e l’uomo manipolato e utilizzato come esecutore, ci stupisce. A stupire è, soprattutto, che sia accaduto in quel Mezzogiorno d’Italia, dove ci si aspetta di trovare una famiglia tradizionale con l’uomo capofamiglia e le donne sottomesse.
Ci stupiamo per pregiudizi. Basterebbe vedere un qualsiasi film di Sergio Rubini, per rendersi conto che le donne meridionali sono, da sempre, molto più determinate e risolute di quello che si racconta, e spesso riescono da sole a decidere il destino di intere famiglie. Oggi dispongono anche della necessaria libertà, autonomia ed emancipazione per ordire una trama simile. Come è stato scritto, non è difficile immaginare questo delitto studiato da sole donne intorno al tavolo di una cucina nella penombra di un torrido dopopranzo agostano, quando fuori non si muove una foglia e gli uomini dormono. A quel tavolo sedeva anche Sabrina, che come ha confessato il padre, è capace di mentire, di far male e di confondere le tracce. E di prevedere tutto: giornalisti, televisione, talk show, notorietà. Chissà, magari anche il Grande fratello (dalla rubrica “Donne, Avanti! del 26 ottobre 2010).

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