Politica

Una meta poco nota: la Bretagna

Scriviamo oggi una nuova pagina per il nostro diario di viaggio.
La Bretagna non è solo la cittadina à la page di Saint Malo, i menhir di Carnac o la supposta tomba di Merlino nella foresta di Broceliande (per quanto basterebbero questi tre luoghi per giustificarne un viaggio); essa è anzitutto un popolo, che, come per i marsigliesi, ha ben poco a vedere con quelli che sono i difetti che noi italiani additiamo ai cittadini d’oltralpe, e che, anzi, i bretoni stessi additano, in primis, ai parigini. Era un luogo che Marcel Proust amava particolarmente, su tutti il faro di Brest, angolo nord-ovest dello stilizzato pentagono francese, che ricorre spesso ne “A la Recherche du Temps Perdu” e che lo riportava ad un epoca lontana di archetipi e mitologia.
La Bretagna è tuttavia anche un luogo ove non è difficile trovare gioventù speranzose fare surf sulle onde dell’Atlantico o cappottarsi con una sorta di barche a vela (chiamate Chair à voile) sulla sterminate spiagge, che, grazie ai continui quanto mai puntuali fenomeni di alta-basse marea, danno la possibilità, anche ai turisti più coraggiosi, di provare l’ebbrezza delle folli velocità raggiunte, grazie al pungente vento.
Un percorso ideale per poter scoprire al meglio i posti più significativi della Regione probabilmente non esiste, e, al di là di quelle che sono le mete più inflazionate, quali le già citate Saint Malo e Carnac (non rimaneteci male per la grandezza dei Menhir), l’aspetto più bello di un tour da queste parti è quello di scoprire in ogni dove qualche posto da visitare, ed un paesaggio che, nel giro di poche decine di chilometri, cambia di molto, da marino in stile Cinque Terre, a quello che potrebbe essere un entroterra in stile medievale tipico di alcune zone della Toscana. D’altronde è estremamente emozionante assistere al fenomeno della marea su un muraglione della città di Saint Malo o di Mont Saint-Michel (tecnicamente in Normandia, ma storicamente assimilabile alla Bretagna) e non credere ai propri occhi quando, nel giro di poche decine di minuti, il mare “cammina” per diversi chilometri. Così come è imperdibile il fenomeno della “Costa di granito rosa”, ammirabile girovagando in automobile nei dintorni di Perroc-Guirec.
Il momento migliore per scoprire questo pezzo di Francia è certamente l’estate, quando, da giugno sino a settembre inoltrato, si ha la speranza di non incontrare le tanto frequenti piogge ed invece di muoversi in un susseguirsi di feste, manifestazioni e festival: da quelli della musica, esuberanti e coloratissimi, a quelli più intellettuali del cinema d’autore in lingua originale, a quelli meno note, ma suggestive, di simpatiche usanze bretoni. Tutte immancabilmente innaffiate con litri di birra bianca e chouchen (una sorta di idromele).
Divertono, poi, le diatribe con cui, se parlate un po’ di francese, qualcuno certamente vi assillerà, tra le vicine città di Nantes e Rennes, entrambe dotate di un castello interessante, dalla rivalità paragonabile a quelle dei rioni senesi, e che hanno di fatto obbligato il governo francese a creare un nuovo dipartimento (quello dei paesi della Loira, con capoluogo Nantes), così da rendere entrambe le città capoluogo di una regione, per dirla all’italiana, a sé stante (Rennes è divenuta di conseguenza capoluogo della Bretagna).

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