Politica

RAPPORTO CEPEJ 2010: MAGISTRATI LABORIOSI, PROCESSI IMPANTANATI

Laboriosi e non eccessivi nel numero, produttivi ma impantanati dai tempi lunghi dell’attuale previsione del processo, per nulla super pagati. È il ritratto delle toghe italiane, dipinto da Bruxelles.L’Europa ha sfornato infatti gli ultimi dati 2010 sulla giustizia attraverso il rapporto Cepej. Cepej è la commissione istituita appositamente in seno all’Unione europea per monitorare i dati sul funzionamento della giustizia nei diversi stati dell’Unione. Il rapporto, come sempre molto documentato, è svelato dal Punto in esclusiva per i suoi lettori. Al momento in cui scriviamo, infatti, la stessa giunta dell’associazione magistrati ha appena disposto la traduzione integrale del rapporto dall’inglese all’italiano. Il verbale dell’associazione presieduta da Luca Palamara recita: «La Giunta delibera di aggiornare il Dossier “Le verità dell’Europa sui magistrati italiani”, con i dati del rapporto CEPEJ del 2010. Delibera, altresì, di realizzare un abstract del dossier per una rinnovata divulgazione anche all’esterno del mondo giudiziario».Ma che dice il rapporto sulla giustizia? Nelle quasi 400 pagine del rapporto si legge tra l’altro che il numero dei giudici e dei pubblici ministeri italiani, se rapportato al numero di abitanti, non è così alto, anzi è nella fascia bassa della graduatoria, e che  anzi molti Paesi hanno un numero molto superiore al nostro di giudici e pubblici ministeri onorari, ossia non di carriera. Quindi, il fatto che i magistrati italiani siano troppi è una leggenda metropolitana. E discorso identico vale per il personale di cancelleria e amministrativo. Si scopre poi che nella giustizia civile, e ancor più in quella penale, le  cause che ogni anno arrivano sulle scrivanie dei magistrati italiani sono molte, molte di più di quelle affidate ai colleghi di quasi tutti gli altri Paesi europei; è tuttavia non altrettanto elevato il numero di processi che ogni anno vengono esauriti dai nostri giudici.Come è possibile? Semplice, la farraginosità del processo italiano è tale che i nostri giudici – che non sono più degli altri – pur lavorando sodo non riescono a smaltire i processi, anche perché il loro numero in Italia è elevatissimo. Accade quindi che il numero di casi risolti, in rapporto a quelli che arrivano, sia del 94% nei contesti definiti dall’UE come “litigiosi” e del 96% per i “non litigiosi”. Si aggiunga a questo un altro elemento: il numero di sentenze pronunciate in un anno ogni cento giudici nel 2008 è 0,7 a fronte dello 0,6 della Spagna (che ha un più elevato numero di magistrati) ma anche a fronte di una media europea dell’1,2. Quanto poi al capitolo retribuzioni, i magistrati italiani viaggiano poco oltre la metà classifica rispetto agli altri Paesi dell’UE: ma va considerato che in graduatoria ci sono i magistrati dell’Est europeo (i cui bassi stipendi risentono delle condizioni economiche di quei Paesi); mentre ad esempio i nostri giudici e pm sono meno pagati dei colleghi francesi, spagnoli e anche greci, per non parlare di quelli inglesi, specie considerando gli stipendi al netto delle tasse. Viene quindi smontata anche l’opinione corrente dei “magistrati italiani superpagati”.Siamo tuttavia ai primi posti per la spesa globale per la giustizia; ma anche qui il dato cambia del tutto se rapportato alla spesa per numero di abitanti (dove siamo nelle posizioni di metà classifica) e al trend della spesa, che è in netta diminuzione.«Sarebbe insomma ora – chiosa polemicamente nei confronti di Berlusconi il magistrato Giuseppe Pavich, vice segretario nazionale di Magistratura indipendente – che chi propone riforme della giustizia non fornisca cifre e valutazioni fuori della realtà, ma tenga conto dei numeri reali, per valutare e affrontare correttamente l’annosa crisi della giustizia in Italia».I dati del rapporto Cepej saranno cavalcate assai presto dall’Anm che come abbiamo scritto ha intenzione di farli conoscere al di fuori della ristretta cerchia dei novemila magistrati italiani. Ciò anche perché a fine novembre si terrà il trentesimo congresso nazionale dell’associazione, per il quale è stato scelto uno slogan tosto, “I magistrati e la forza del rinnovamento”, e il presidente Luca Palamara (Unità per la costituzione) e il segretario Giuseppe Cascini (Magistratura democratica) sanno di doversi confrontare con il malcontento crescente nella base associativa e sulle opposizioni vecchie e nuove. Nel primo caso la seconda corrente per consensi, Magistratura indipendente, ha svolto di recente il proprio consiglio nazionale e si sta attrezzando in vista del rinnovo del “parlamentino” dell’Anm previsto per l’autunno dell’anno prossimo; nel secondo caso occorre segnalare l’emergere di un raggruppamento di magistrati svincolati dalle correnti tradizionali intorno al candidato eletto al Csm, Paolo Corder, e a quello non eletto per un soffio, Carlo Fucci, entrambi provenienti da Unicost, la componente di maggioranza relativa dentro a Csm e Anm.I dati della Cepej offrono quindi a Palamara e Cascini la straordinaria opportunità di un rinnovamento di immagine per una categoria che non gode buoni risultati di fiducia e gradimento e di conseguenza per l’associazione che dovrebbe rappresentarli e tutelarli.

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