Politica

Baldacci (Udc) in esclusiva a Gli Sgobboni

Osvaldo Baldacci, cattolico purosangue e portavoce del Vicepresidente alla Camera Rocco Buttiglione. Ha 38 anni. Nel suo passato brilla una laurea in Archeologia, una carriera da Giornalista Professionista, una lunga militanza e una profonda ‘fede’ che lo accompagna tutt’ora in ogni sua azione. La sua sensibilità d’animo è bilanciata dalla tenacia dell’esperienza. Dietro la sua calma (apparente) si nasconde la forza di chi crede profondamente in Dio. Ha una risposta per tutto, è preparato ed abile nel confronto. La stima per quel capo politicamente ingombrante, che ama chiamare ‘Prof’, è il segnale di un rapporto che spesso si rifugia in approfondimenti culturali: per lui, Buttiglione prima di essere un politico è un Professore dalle profonde radici culturali ed ecclesiastiche.
I suoi prossimi obiettivi? Un matrimonio e l’acquisto di una casa.
Tu e Buttiglione godete di stima reciproca, ma il vostro rapporto si caratterizza per un’insolita discontinuità…
Non direi discontinuità, anzi, siamo rimasti sempre in contatto, sempre amici, in questi anni abbiamo sempre condiviso le stesse idee, l’impegno politico come frutto della fede cristiana. Però è vero che ho cominciato presto a impegnarmi in politica, poi ho dovuto mettere da parte quella passione per dedicarmi al lavoro, e solo in questo momento le due cose stanno coincidendo dato che il prof mi ha offerto di aiutarlo da vicino. Una storia legata da una profonda passione politica che risale ai miei 16/17 anni, quando iniziai a militare nell’allora Dc. All’inizio Buttiglione era ancora ad insegnare all’estero, ma io già seguivo i suoi interventi culturali su giornali quali il Tempo e l’Indipendente. Con i suoi scritti c’era una forte identità e comunanza di vedute. Il nostro primo incontro avvenne poco prima delle elezioni del ‘93. Buttiglione tenne un convegno sull’enciclica Veritatis Splendor. C’erano molti candidati della Dc, ma conoscevano Buttiglione solo sulla carta. Io lo riconobbi e andai a presentarmi, primo tra tutti i presenti. Di lì a poco iniziai una collaborazione che attraversò gli anni più caldi della politica italiana. Ricordo che ero tra i pochi in quegli anni a non vergognarmi del mio partito. A un certo punto dopo Tangentopoli e scissioni varie mi ritrovai ad essere l’unico eletto con lo scudo crociato su Roma, come consigliere del XX Municipio. Sul mio computer venne scritta la mozione nel novembre del 1999 che decretava l’uscita dal governo D’Alema, la rottura con l’UDR e la ricostituzione del CDU, che poi si presentò alle elezioni europee raccogliendo il 2,1%, al contrario dell’UDEUR di Mastella, altra costola dell’UDR, che si fermò all’1,6%.
Nel periodo Tangentopoli hai mai avuto paura per la tua fede politica?
Mai, ma mi sentivo ghettizzato. Non era facile portare avanti gli ideali politici. Però, bisogna ricordare che le idee della vecchia Dc erano giuste, anche in quegli anni, mentre quelli che dovevano pagare per le loro colpe erano i ladri che infangarono gli ideali del partito.
L’Italia sembra sempre più bipolare. Voi invece alle ultime regionali avete scelto una linea opposta e da molti siete stati considerati degli opportunisti. Cosa rispondi?
L’astensionismo dimostra che il bipolarismo non funziona. La gente sembra essere diventata una tifoseria piuttosto che un elettorato e quando i tifosi sono delusi dalla squadra non vanno allo stadio. La stessa cosa è successa alle regionali. Noi non siamo stati opportunisti, in nessun caso, ci siamo alleati dove potevamo essere determinanti e sempre con realtà territoriali che ci sembravano più vicine ai nostri ideali. Invece, dove potevamo correre da soli, come nel caso di Lombardia e Veneto o di Toscana, Emilia e Umbria, ci siamo messi alla prova e abbiamo dimostrato che la non alleanza non era  opportunismo, ma un messaggio politico, con la rinuncia a facili posizioni di potere. Un messaggio che indica tutt’oggi il nostro obiettivo: ricostruire il centro, ma non come luogo geometrico e della tiepidezza, ma come identità, valori, ideali, visioni, proposte..
Così non è stato con la Puglia.
In Puglia non ci sono state le condizioni per alleanze, quindi siamo andati da soli.
Non si potevano trovare condizioni per favorire gli ideali e la vittoria?
Non è dipeso dal’UDC. I miei capi hanno tentato con una sinistra riformista, ma il PD ha preferito Vendola. Poi il PDL locale si è chiuso a riccio rifiutando il dialogo: persino Berlusconi ha detto che preferiva l’alleanza con la Poli Bortone, ma la sua linea non ha prevalso.  
Dalla risposta possiamo dire che Berlusconi non è nel vostro libro nero.
Non lo è mai stato, nessuno lo è. Bisogna capire che l’Udc non è il partito dell’aut-aut, del nero o bianco, ma è il partito che riesce a vedere ed apprezzare le sfumature. Per noi ci sono battaglie politiche che possiamo condividere con la sinistra, come altre con la destra. Sono le nostre battaglie, rifiutiamo di essere costretti ad accodarci a priori a quelle degli altri. Il nostro è un partito del ragionamento.
Non peccate di poca chiarezza?
No. Il bianco o il nero è per ottusi, il giusto mezzo è delle persone intelligenti e la chiarezza va trovata nel ragionamento, non nel tifo.
La Lega,l’Udc e i valori cristiani, non vi pentite della scelta in Piemonte?
Non mi risulta che ora i leader UDC siano meno preoccupati dei rischi che la Lega pone. Riconosciamo che la Lega ha grandi capacità. Capisce e coglie la sensibilità della gente. E per questo ad esempio lotta per la tutela dei valori, delle tradizioni e dell’identità. Il problema è capire quanto questo suo avvicinamento al cristianesimo sia strumentale o davvero sentito. L’identità cristiana è un bene fondamentale, ma se è cristiana è identità aperta, universale, fraterna, non uno strumento di chiusura verso chi cristiano non è. La Chiesa afferma la libertà di religione, la fratellanza e l’accoglienza. In molti casi la Lega non ha dimostrato questo, a differenza dell’Udc.
Un laico e un cattolico possono camminare insieme?
Certo. La loro radice in comune è l’umanità e il bene per questa. Ci sono poi dei punti in cui un laico, inteso nella concezione attuale, e un cattolico possono divergere. È il confronto, la democrazia. Però tutti devono aver diritto a esporre la propria idea, il proprio ragionamento. I credenti non meno degli altri. E spesso su basi razionali, non fideistiche. Se non si trova un accordo, c’è il voto. Un tema che divide ad esempio è l’aborto. Noi non troviamo giusto che una madre possa scegliere a priori per la vita del figlio.
Ma le sofferenze che potrebbe affrontare il nascituro non contano?
E’ il condizionale che è inaccettabile. Dio ha scelto di darci la vita, ci ha dato questo privilegio, quello che potrebbe e non potrebbe accadere nella vita del bambino che verrà non ci dà il diritto di scegliere a priori e limitare il diritto alla vita. Impedire la vita vuol dire togliere tutto, prevenire presunti problemi ma anche e soprattutto impedire ogni potenzialità. Meglio aiutare madre e figlio ad avere le condizioni per una vita degna.
Il passo della Bibbia che più ami?
Ce ne è più di uno. La Resurrezione. Cambia il senso dell’esistenza. Aiuta a vedere le difficoltà della vita come eventi che un giorno lasceranno il passo a qualcosa di molto più grande e ‘immenso’, e già ora quell’evento ci garantisce che ogni normale fatica, ogni sofferenza, è transitoria e sullo sfondo c’è la gioia. C’è un evento che accerta il dopo e la croce si fa simbolo del Bene che verrà.
Un altro passo è l’inizio della Genesi. Dimostra la fallibilità dell’uomo e la sua presunzione. L’uomo vuole essere autosufficiente, superiore a Dio, decidere cosa è bene e cosa e male, ma questa presunzione lo condanna, lo isola, lo fa soffrire. Questo errore è attualissimo e deve fare riflettere che non siamo soli.
Augusto del Noce, prima professore e poi amico di Buttiglione, diceva nell’’85 che ‘i cattolici hanno un vizio maledetto: pensare alla forza della modernità e ignorare come questa modernità, nei limiti in cui pensa di voler negare la trascendenza religiosa, attraversi oggi la sua massima crisi, riconosciuta anche da certi scrittori laici.’. Sembra ancora attuale.
Diciamo che allora Del Noce è stato profetico. Nulla contro la modernità in senso buono, ma certo la pretesa di rifondare l’uomo annullando la trascendenza è un fallimento. La società culturalmente rischia il naufragio e proprio il fatto di avere abbandonato la fede cristiana ha contribuito a questa deriva dei valori. La crescita del disorientamento, lo sfascio della famiglia, e la perdita di valori morali hanno reso fallimentare un’accezione del concetto di modernismo ed emancipazione. L’individualismo estremo non funziona. Mette l’uomo contro tutti e questo è l’estremismo di una certa accezione dogmaticamente laicista della modernità.
La frase che più ti rappresenta?
‘La verità vi farà liberi’ (Gv 8,32). Sturzo diceva che bisogna essere liberi e forti, nella verità: questo dovrebbe essere l’Udc.

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