Politica

Consiglio non richiesto al Pdl: punti tutto sul Cavaliere

Secondo e ultimo capitolo della saga sui consigli non richiesti alla politica italiana. Dopo il Pd e la sinistra, non può che toccare al Pdl.
E come già fatto con Bersani, in nome della par condicio, non si tirano in ballo questioni di valori, di principi, o addirittura di etica. E nemmeno di identità. Ora è meglio badare al sodo. Ai numeri, alle imminenti elezioni regionali.
Se ai post comunisti converrebbe togliersi la toga perché non porta bene alle urne, al Popolo della libertà occorrerebbe invece liberarsi, almeno in queste settimane, di quel dannoso e controproducente complesso d’inferiorità culturale che porta vari esponenti della maggioranza ad emulare, a volte addirittura scimmiottare, gli avversari, riproponendo maldestramente i medesimi contenuti. Che spaziano più o meno dal catastrofismo allo snobismo, fino a passare al perbenismo, per poi farsi una bella ripassata di giustizialismo e demagogia.
Pare che il problema vero sia Silvio e la sua ingombrante popolarità. Serve quindi una discontinuità, che spesso e volentieri sfiora il ridicolo e il tragicomico.
Ma, anche in questo caso, per capire il futuro è necessario guardare al passato. Così ci si rende subito conto che senza Berlusconi non si vince. Il Cavaliere ha avuto un effetto miracoloso nel ’94, è stato decisivo nel 2001, fondamentale nel quasi sorpasso a Prodi nel 2006, mentre illustri alleati già da mesi non ci credevano più. La caporetto alle regionali del 2005, guarda caso, avvenne proprio quando il premier decise di restare sullo sfondo. Invece, lo dicono i fatti, se ci mette la faccia lui le cose vanno sempre nel verso giusto.
Quindi è opportuno mettere da parte invidie, rancori e personalismi,  per puntare senza remore sull’unico cavallo vincente.
Scontate le obiezioni: ma può un grande partito dipendere tutto da una sola persona?
Ovvio che no. Per questo esiste una Berlusconi Generation, cresciuta negli anni a pane, politica e gazebo.Tra le aule d’università e i coordinamenti locali, tra lo studio e le manifestazioni. E’ lì che aspetta da un pezzo. Basta che qualcuno si decida una volta per tutte a farla scendere in campo.

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