Politica

Crisi, la lezione di Cernobbio

Nella fantastica cornice di Villa d’Este di Cernobbio si è svolta, dal 3 al 5 Settembre, la 36a edizione dell’ormai consueto Forum Ambrosetti – The European House. Questa edizione, intitolata “Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive” ha visto la presenza di numerosi ospiti illustri. Tra i rappresentanti del governo ricordiamo l’immancabile Ministro Giulio Tremonti, il Min. Alfano, il Min. Brunetta e il Min. Maroni.  Molti i protagonisti del panorama industriale ed economico tra i quali, F. Conti di Enel, R. Poli di ENI, E.  Mercegaglia, e ancora, Anne Lauvergeon di Areva, Pietro Scott Jovane AD Microsoft, C. Passera, A. Profumo, M. Monti e tanti altri.
Tre giorni di incontri intensi svolti a porte chiuse. È il presidente della Repubblica ad aprire il Forum con un messaggio in video conferenza. Esalta la capacità delle istituzioni europee, in particolare della Banca Centrale, di essere riuscita a tenere diritta la barra ed aver dato prova di grande risolutezza nell’affrontare la crisi greca ed irlandese.
A Cernobbio abbiamo la conferma che, se qualcosa abbiamo imparato dalla crisi che ci lasciamo lentamente alle spalle (dicono) è che problemi globali vogliono risposte globali o, quanto meno, condivise. I leader europei ed i rispettivi Ministri dell’economia sembrano oramai aver raggiunto l’accordo sulla necessità di devolvere più poteri, specie di controllo, all’UE, per garantire stabilità e crescita, nonché pronte risposte a crisi economico finanziare improvvise.  Scelte che si sono subito tradotte in pratica, con la creazione di 3 nuove autorità europee per il controllo di banche, assicurazioni e mercati. La crisi ha dimostrato che c’è stato un grosso problema di trasparenza legato ai movimenti finanziari, che ha creato confusione in tutti i mercati. Più trasparenza e più controllo significa, per esempio, poter demarcare nettamente una separazione tra mercato finanziario e quello delle materie prime. Solo così gli effetti di un eventuale crisi finanziaria potranno essere contenuti e non mineranno l’economia reale dei Paesi, garantendoli maggiormente da speculatori ed hedge funds.
 Di questo hanno parlato importanti esponenti UE quali il Commissario europeo per la concorrenza  Joaquin Almunia, il numero uno della BCE Jean-Claude Trichet e il Commissario per il Mercato Interno e i Servizi Finanziari Michel Barnier. Dopo lunghe e difficili trattative, si è giunti a formule largamente condivise, e ad una riforma del Patto che, in essenza, cerca una Finanziaria simultanea in tutta la UE. A chi ha esortato il modello tedesco, lo stesso Tajani risponde che solo un modello europeo integrato può dare uno stimolo alla crescita dell’Europa nel suo insieme.  Niente modelli nazionali insomma, ma un nuovo condiviso modello di crescita e sviluppo, più “green” e basato su innovazione ed investimenti tecnologici.
Il dictat eropeo ora è uno: “abbiamo garantito la stabilità della moneta, ora tocca ai governi garantire la crescita”. Anche in questo tema sembra che l’opinione più comune sia quella di investire maggiormente su alcune selezionate tecnologie, internazionalizzarsi specie nei nuovi mercati, con un maggiore coinvolgimento della piccola e media impresa, stimolare le banche a concedere più facilmente il credito, anche ai piccoli imprenditori. C’è chi, come Barnier, vorrebbe coinvolgere direttamente i cittadini europei creando, ad esempio, un libretto di risparmio targato EU, che permetterebbe di raccogliere fondi al fine di finanziare la piccola e media impresa.
Tanta UE quindi nei primi giorni del Forum ed un simpatico fuori programma che ha visto il Min. Tremonti e Fausto Bertinotti confrontarsi sul tema Capitalismo e Democrazia. Gradevolissimo confronto intellettuale, se pur di poco conto per chi qui è alla ricerca della notizia. In un clima cordiale e disteso, abbiamo visto i due protagonisti abbracciarsi e scherzare ma, soprattutto, condividere il concetto di fondo: il cambiamento dello “spazio”, la globalizzazione ed il nuovo capitalismo (finanziario) si pongono come vere e proprie sfide alla democrazia. Fair Play ed un interessante spunto di Fausto Bertinotti: la formula della necessità. Spiega infatti, come questo concetto, tanto utilizzato in questo periodo, strangoli la democrazia e svilisca il mondo del lavoro. Formula condivisa da Tremonti anche se, modificata nella forma: ripensare ai diritti in un mondo che è cambiato, anche per evitare la delocalizzazione dell’impresa.
Il giorno successivo il Ministro Tremonti, in un clima sicuramente meno informale, affronta gli invitati e discute di situazione economica italiana e rassicura: “non c’è alcuna emergenza economica prevista per il prossimo autunno”. In Italia, dice, non c’è emergenza, bensì esigenza di cambiare, di ridurre la mole di regole che rendono il nostro sistema lento e non adatto all’economia globale odierna. Per quanto attiene il ruolo dell’Unione Europea, il nuovo Patto di stabilità EU viene riassunto dal Ministro con la formula delle 3S: Sorveglianza, Sanzioni per chi “sgarra”, Sessione di Bilancio europea.  Si tratta, in breve, della più grande devoluzione di poteri fatta all’UE in materia di politica economica e finanziaria, che dovrebbe sancire la fine delle politiche National oriented e garantirne la necessaria uniformità.
La giornata continua sulla questione energetica. Come sottolinea il Min. Tremonti, il PIL italiano è pesantemente influenzato dalla questione energetica italiana.  L’Italia resta l’unico Paese del G8 a non avere scelto l’opzione nucleare e questo, naturalmente, si riflette sui prezzi e sul debito pubblico.  Ecco perché, continua il Ministro, questa deformazione rende molto difficile un paragone del PIL italiano con quello degli altri Paesi. Formula più o meno condivisibile ma, comunque, pone in auge una questione a lunga dibattuta in Italia.  
Energia dunque. Ultima conferenza stampa dedicata quindi allo studio promosso da Enel e dalla francese Edf (i due partner del programma nucleare italiano) coordinato e presentato, a margine del Workshop Ambrosetti, dal capoeconomista dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), Faith Birol.
Il dibattito si è svolto principalmente sugli intuibili vantaggi economici ed occupazionali del progetto e sulla certificata sicurezza degli impianti.
La richiesta oggi è di poter velocizzare il processo politico e legislativo per l’effettivo avviamento del programma nucleare italiano. Non resta che aspettare in un Paese che, ricordiamo, ha una densità di abitanti di gran lunga superiore a quella francese ma, soprattutto, distribuita in tutto il territorio. Aspettiamoci quindi non poche proteste all’avviamento dei lavori. Con ogni probabilità i lavori ritarderanno nuovamente dato che, difficilmente qualcuno vorrà sostenere a viso aperto il tema del nucleare in tempo di elezioni (o di preparazione alle stesse). Gli attuali ritardi ne sono una dimostrazione chiara.
Dimenticavo! Nel 2020, data di ultimazione dei lavori nucleari, le centrali nucleari italiane potrebbero trovarsi di fronte a un problema oggi poco sentito ma che sicuramente avrà dei riflessi sui costi: la carenza di uranio. Nulla di preoccupante dice Conti. A quanto pare, questa carenza verrà sopperita dall’apertura di nuovi giacimenti a disposizione in America Latina, nonché dallo smaltimento delle testate nucleari che, forniranno uranio arricchito al 95% a volontà. Portalo al 5% et voilà, les jeux sont fait! Tutto molto semplice insomma ma…..siamo in Italia…. la novità è sempre dietro l’angolo.
Per ora aspettiamo un Ministro dello Sviluppo Economico e diamo fiducia al progetto. La questione energetica è diventata una necessità e continua a gravare pesantemente sul PIL italiano. Non ci rimane che sperare che nulla cada in mani sbagliate (che in Italia certo non mancano). “Liquami radioattivi in grotta azzurra”! … Vi stupirebbe?
Il Forum si è concluso. La politica italiana continua a non dimostrarsi all’altezza del periodo storico che stiamo vivendo e delle sfide globali che stiamo affrontando. Il Ministro Tremonti invece, ne emerge come figura cauta e di buon senso. È adatto a continuare nel suo ruolo nell’ormai paventato governo tecnico. Parere bipartisan.

      

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