Politica

Intolleranza e cambiamento

Tu chiamale, se vuoi, contraddizioni.
Segno evidente d’incoerenza e faziosità. Ma se la politica, al netto dei sentimentalismi, è anche e soprattutto questa, ovvero un tutto che è il contrario di tutto, l’intolleranza, che emerge palese, dovrebbe invitare anche il più cinico degli osservatori a prendere atto delle croniche assurdità che infettano il pubblico confronto.
Caso numero uno: Silvio Berlusconi, per salvare il governo, ha aperto in quel di Montecitorio un’immorale campagna acquisti per allargare la maggioranza e proseguire la legislatura. Chi abbandona quindi il Cavaliere lo fa per assecondare un grande ideale, per alto senso dello Stato e per la giustizia divina, chi decide invece di seguirlo è praticamente un “venduto”.
Caso numero due: la libertà di stampa nel nostro Paese è in pericolo. Il “cane da guardia” della democrazia rischia ogni giorno di essere investito dal tir berlusconiano. Perché scrivere di escort è un dovere di chi lavora in nome della verità e i cittadini hanno tutto il diritto di sapere. Cambia il discorso se a scrivere sono quelli del Giornale e Montecarlo prende il posto di Palazzo Grazioli. Altro che diritti e doveri, non urge nessuna verità: il cucciolo si tramuta per incanto in un manganello. Roba da ventennio e da annientamento degli avversari. Chiaro il concetto, no? La libertà di stampa, dipende appunto dalla stampa. C’è chi può e chi non può. L’antiberlusconiano di professione può.  A Vittorio Feltri manca lo speciale patentino.
Caso numero tre: i giovani, sì proprio loro. Vittime sacrificali di un’Italia in crisi economica, morale e spirituale. Onore e meriti a tutti quelli che schifano il premier su Facebook, che lottano ogni giorno contro il regime e sono scesi in campo per liberarci dal tiranno. E quelli che stavano ad Atreju? Che te lo dico a fare: velini, raccomandati, magari pure un po’ squadristi e come minimo ignoranti. Comunque sia, gente che non capisce, che al massimo si compra e poi si vende.
Tutta questa obiettività non può che fare da trampolino di lancio al nuovo che verrà.  A quelli che combattono il berlusconismo perché coltivano un sogno di cambiamento.
Dovrebbero, però, imparare prima due cosette. Così,  tanto per essere credibili: la tolleranza e il rispetto dell’avversario. Altrimenti qual è la novità? Questo è solo un film già visto. E pure di pessima fattura.

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