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Luigi Grillo illustra storia e futuro di Spezia

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di Luigi Grillo *

 

Nel 1975 alla vigilia della presentazione del Piano dei Servizi, a cui fece seguito l’approvazione del Piano Regolatore da parte dell’amministrazione comunale diretta dal sindaco Aldo Giacchè, la città aveva 130.000 abitanti, la provincia 250.000.

Nel 2016 gli abitanti del Comune sono scesi a 93.000, mentre quelli della provincia sono di poco superiori ai 230.000 con una crescita degli abitanti della Val di Magra di oltre 35.000 unità.

La gestione del territorio da parte delle amministrazioni di sinistra – che hanno governato senza interruzioni il Comune per 45 anni – ha prodotto il risultato di svuotare la città a tutto vantaggio della Val di Magra.

Prima di parlare di ripresa e di sviluppo per la città occorrerebbe essere d’accordo su una premessa politica: si è d’accordo di far tornare il Comune di La Spezia al centro del sistema demografico, economico e sociale spezzino?

Se i diversi candidati si dichiarassero favorevoli a questa premessa, sarebbe un primo passo per un confronto serio sulle scelte da compiere per realizzare una vera crescita.

Tutte le analisi compiute dai vari centri di ricerca, dagli analisti più competenti, convergono nel dire che la nostra città deve poter sfruttare tutte le sue potenzialità: nel settore della portualità, nell’industria, nel turismo.

Sul porto: Angelo Ravano agli inizi degli anni novanta decise di investire alla Spezia per la posizione strategica del nostro porto (più vicino al Brennero rispetto a Genova e Savona) e per il fatto che, a seguito dell’approvazione della L. 84/94, proprio il nostro porto fu il primo in Italia ad essere privatizzato.

Per dare seguito alle sue potenzialità occorre oggi una decisione netta: dare concreta attuazione alle previsioni del Piano Regolatore Portuale.

Sull’Industria: Fincantieri, OTO Melara, Termomeccanica SpA, godono di buona salute e mostrano potenzialità di grande interesse.

Fincantieri, con la magistrale regia di Giuseppe Bono, sta conseguendo risultati mai realizzati nel passato.

Certo, se il nuovo sindaco fosse capace, trattando con la Marina Militare, di mettere a disposizione della Fincantieri i bacini dell’Arsenale e qualche capannone attualmente sottoutilizzato, le rilevanti commesse acquisite da Fincantieri potrebbero produrre ben altro beneficio in termini di occupazione alla Spezia.

Termomeccanica: ha chiuso il bilancio 2016 con un incremento del fatturato e degli utili in controtendenza rispetto alle altre imprese del settore che hanno registrato pesanti difficoltà.

In più, senza alcun plauso da parte degli organi istituzionali spezzini, la società ha realizzato una fabbrica in Russia con ben 250 dipendenti.

Se il nuovo sindaco si mostrasse più coraggioso dei suoi predecessori potrebbe riprendere l’idea – progetto, a suo tempo sostenuta dal sindaco Rosaia (1993) e poi bocciata dal sindaco Pagano (1998), di un’alleanza con ACAM per dare vita ad una azienda di servizi davvero competitiva. In questo modo sarebbe finalmente possibile mettere fine alla vicenda davvero scandalosa – unica nel panorama italiano – di una municipalizzata che, operando in regime di monopolio, è riuscita a fallire.

Sul Turismo: il richiamo delle Cinque Terre, la felice scelta politica di puntare sulle crociere, la presenza sempre più importante di cantieri che operano nel settore nautico, hanno fatto crescere di importanza il settore diventato nei fatti strategico.

Si lamenta la mancanza di un hotel cinque stelle, è una esigenza vera.

Un contributo al consolidamento di flussi turistici importanti potrebbe venire da altre scelte che mi permetto indicare.

Liberare il Golfo dalla presenza del terminal di Panigaglia e realizzare un rigassificatore off-shore al largo del Tino simile a quello che il gruppo Eni ha costruito a Livorno.

Se il nuovo sindaco di La Spezia assieme ai sindaci di Portovenere e Lerici si impegnasse su questo versante il Golfo di La Spezia potrebbe ridiventare davvero il Golfo dei Poeti.

Sfruttare la Galleria di Monesteroli, come da anni sostiene il Cav. Ferrari, con l’installazione di un people-mover (minimetro) che colleghi il golfo con il litorale delle Cinque Terre e poi da lì prevedere una prosecuzione in Funivia.

Impegnare il Parco Nazionale delle Cinque ad una gestione meno burocratica e più mirata a tutelare le peculiarità del territorio.

Come ci ha ricordato la Camera di Commercio, trent’anni fa le superfici vignate nelle Cinque Terre erano di 1.200 ettari quadrati, oggi si sono ridotte a poco più di 100 ettari. È possibile immaginare le Cinque Terre senza più vigne?

 

* già presidente della commissione Lavori pubblici e comunicazioni del Senato della Repubblica

 

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