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Il segreto di Santa Caterina D’Alessandria

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L’autoritratto di Artemisia Gentileschi alla base del celebre dipinto custodito negli Uffizi

La storia di Artemisia Gentileschi è nota a tutti: lo stupro da parte di Agostino Tassi, collega e amico di famiglia, e poi il processo che ne seguì, nel quale fu sottoposta a tortura dagli stessi giudici per dimostrare la veridicità delle proprie parole rischiando di perdere per sempre l’uso delle dita, l’hanno resa il simbolo perfetto della lotta contro la violenza sulle donne.

Ma la famosa pittrice romana fu molto di più. Fu un’artista di straordinario talento, la prima donna ad essere ammessa all’Accademia delle Arti e del Disegno e sebbene dobbiamo aspettare la rivalutazione di Roberto Longhi, nel 1916, perché venga annoverata tra i grandi pittori nella storia dell’arte, oggi le sue opere sono apprezzate e ammirate in tutto il mondo. E non smettono di regalare sorprese.

Proprio durante un controllo di routine sulla tela di Santa Caterina, custodita nelle Gallerie degli Uffizi di Firenze, è venuta alla luce – è il caso di dirlo – una scoperta straordinaria: analisi non invasive, come raggi ultravioletti, infrarossi e x, che consentono la lettura del sottostrato, hanno mostrato come sotto la superficie dell’opera esista una versione preesistente della santa. Al posto della corona è presente un turbante, il volto è rivolto in gran parte verso lo spettatore, invece che di tre quarti e con lo sguardo al cielo, e la mano sinistra si trova in una posizione differente. Una versione della martire praticamente identica a quella acquistata alcuni mesi fa dalla National Gallery di Londra, che permette di ipotizzare come entrambe le opere derivino dallo stesso disegno.

Lo studio, condotto dagli specialisti dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze Maria Luisa Reginella e Roberto Bellucci, sotto la supervisione di Cecilia Frosinini, è durato circa un mese e ha aperto nuovi scenari riguardo la genesi stessa dell’opera. Primo fra tutti la conferma che Artemisia fosse solita utilizzare il suo autoritratto come base per i modelli femminili e che, nel caso specifico della tela, il volto della Santa sia il risultato di una commistione tra il viso della pittrice e quello di Caterina De’ Medici alla quale l’opera era dedicata.

Il direttore degli Uffizi, Eike Schmidt, a seguito della scoperta, ha annunciato una grande campagna diagnostica, in collaborazione con l’Opificio delle Pietre Dure, per svelare tutti i possibili segreti dei capolavori della Gentileschi in possesso delle Gallerie. Ha aggiunto anche che la tela avrà una nuova collocazione: sarà permanentemente esposta nella sala della Medusa «dove dialogherà idealmente con la mostruosa creatura del Caravaggio, al quale l’artista si è spesso ispirata».

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