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Torna di moda lo spread. Le riflessioni di Fabio Fortuna

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Scritto da Super User

cusano«Lo spread in Italia, inteso come differenziale del tasso di rendimento tra Btp decennale italiano e Bund tedesco, è tornato di moda. Negli ultimi giorni il divario si è accentuato ed esiste la possibilità che possa ulteriormente allargarsi». Lo ha scritto in una riflessione in proposito Fabio Fortuna, economista e rettore dell‘Università Niccolò Cusano.

Come sottolinea infatti Fortuna, all’inizio dell’anno lo spread era sceso al di sotto dei 100 punti ed era inferiore a quello spagnolo di ben venti punti (99-119). In questi ultimi giorni però ha raggiunto un livello che in Italia non si riscontrava dal marzo 2014, superiore di 50 punti rispetto a quello spagnolo.
Il rettore prova così a spiegare le motivazioni macroeconomiche globali che hanno causato questa ‘impennata’: «Spicca la propensione al rialzo dei tassi degli Stati Uniti che alcuni commentatori vedevano di più difficile verificazione dopo la vittoria di Trump. Segnali evidenti sono venuti nei giorni successivi: rafforzamento del dollaro nei confronti delle principali valute internazionali, incremento dei rendimenti dei titoli di stato statunitensi e ulteriori dichiarazioni della Yellen di qualche giorno fa».

Questi fattori, che hanno influenzato tutti gli altri Paesi, hanno avuto un impatto notevole sull’ l’Italia. L‘aumento dello spread ha determinato infatti un innalzamento del tasso di rendimento dei Btp che ha raggiunto il 2,1%. Un incremento che sì, avvantaggia gli investitori ma allo stesso tempo causa l’aumento degli interessi che lo Stato deve pagare ai sottoscrittori, e quindi il debito pubblico.
«E’ un cane che si morde la coda» scrive Fortuna che poi aggiunge: «E’ evidente che in Italia esiste un forte rischio Paese alimentato dall’incertezza dell’esito dei referendum e da fattori preesistenti, prima fra tutti la necessità di ristrutturazione del sistema bancario, che ci caratterizza e alimenta attenzioni negative e intenti speculativi nei nostro confronti nell’ambito dei mercati finanziari internazionali. All’estero in effetti la consultazione referendaria è percepita come un vero e proprio test per il governo ai fini della sua tenuta e i mercati, come è ben noto prediligono situazioni di stabilità. La vittoria del No potrebbe essere foriera, almeno sulla carta di instabilità». Previsioni tali però non sempre corrispondono a quanto avverrà, si pensi alla Brexit e alla vittoria dello stesso Trump, a cui erano legate ipotesi negative.
Lo spread, per onestà intellettuale, in Italia ha cominciato a peggiorare nel 2016 in misura maggiore rispetto a Paesi più deboli indipendentemente dall’esito del referendum.

Lo spread quindi – secondo l’economista – deve preoccupare ma è decisamente prioritario puntare ad altri obiettivi: crescita economica più intensa, maggiori investimenti pubblici e privati ricerca e innovazioni più sviluppati, riduzione del deficit, per citarne alcuni, nella speranza di «migliorare in maniera decisa per poter guardare allo spread senza apprensione».

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