Giustizia Quotidiana

Direttiva Coyright, la Polonia ricorre alla Corte di Giustizia Europea

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A contorno delle Elezioni Europee, continua a tenere banco la questione della Direttiva sul Copyright, ovvero la Direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale 2019/790, volta ad armonizzare il quadro normativo comunitario del diritto d’autore nell’ambito delle tecnologie digitali e in particolare di internet, sentita come una minaccia in molti paesi e tra diverse piattaforme della rete.

Tra i paesi più critici verso la direttiva troviamo la Polonia, la quale, tramite i propri rappresentanti, ha deciso di portare avanti la battaglia contro gli articoli 11 e 13 in sede legale, denunciando i filtri alla Corte di Giustizia Europea.

La Polonia avanza la sua critica sulla base dell’interpretazione fatta sui controlli imposti alle piattaforme, presentati dal governo polacco come un possibile meccanismo di censura preventiva. A ribadito il ministro degli esteri Konrad Szymanski, secondo cui questo meccanismo «è vietato non solo dalla costituzione polacca, ma anche dai trattati europei».

La procedura è stata approvata in breve tempo, di modo da poter arrivare alle elezioni con il testo approvato prima che qui equilibri europei potessero potenzialmente cambiare. La Direttiva, per il momento, resta legge comunitaria.

A Varsavia, in attesa di delineare la nuova governance europea, si cerca di trovare un comune asse politico contro la stessa Direttiva, al di là dell’appoggio incassato dal Partito Pirata Europeo, una realtà comunque minoritaria ad oggi ma principale proponente della campagna antagonista. In Italia si sono schierati parzialmente contro la Lega e il Movimento 5 Stelle, mentre nel PD solo alcuni minoritari esponenti si sono espressi contro.

 

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