Giustizia Quotidiana

Carceri: Garante, allarme sovraffollamento

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La relazione al Parlamento 2019 del Garante nazionale dei detenuti e delle persone private della libertà presentata questa mattina alla Sala della Regina di Montecitorio alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, certifica l'aumento dei detenuti (+2047) "con un andamento progressivo e preoccupante", ma non dipende dal numero degli ingressi (che diminuisce) "Buoni risultati" per le Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (Rems): ospitano 629 persone.

 

Nessuna area tematica, ma cinque verbi che vanno dritti al punto: detenere, rinviare, avere cura, arrestare, tutelare. Accompagnati dai luoghi della loro declinazione: cella, cortile, nave, locale idoneo, stanza protetta, camera di sicurezza, luogo delle decisioni internazionali.

 

Mauro Palma ha sottolineato che «il documento, in 370 pagine, racconta la complessa attività degli ultimi 9 mesi e richiama spesso l'attenzione di Governo e Parlamento sulla necessità di lavorare sulle persone, prima che sui numeri, tornando a quella “soggettività” non sempre riconosciuta nei mesi trascorsi, al punto che nelle carceri si è rischiato di diffondere un senso di sfiducia nel riconoscimento della propria appartenenza al contesto sociale. E negli altri luoghi, soprattutto quelli destinati ai migranti irregolari, si è sviluppato un confronto computistico sui numeri che di fatto nega soggettività a chi vi è ospitato».

 

Sono 42 le visite svolte dal Garante nel corso dell'anno, con accesso a 100 luoghi di diversa tipologia e area di intervento, tra istituti di pena per adulti o minori, Rems, camere di sicurezza, servizi psichiatrici di diagnosi e cura in cui si effettuano i trattamenti sanitari obbligatori, strutture residenziali per persone non autosufficienti, centri di trattenimento per i migranti irregolari, hotspot e anche una nave.

 

L'Ufficio ha inoltre monitorato 34 voli di rimpatrio forzato, principalmente diretti in Tunisia, Nigeria ed Egitto. Il rapporto guarda con preoccupazione all'aumento della popolazione detenuta, cresciuta di 2047 unità, con un andamento progressivo e preoccupante, mentre il numero degli ingressi e' diminuito di 887 unità: l'aumento non e' quindi ascrivibile a maggiori ingressi ma a minore possibilità di uscita.

 

Palma invita a riflettere su un dato importante che può essere determinato da più fattori: «l'accentuata debolezza sociale delle persone detenute che non le rende in grado di accedere a misure alternative alla detenzione, per scarsa conoscenza o difficile supporto legale; la mancanza soggettiva di quelle connotazioni che rassicurino il magistrato nell'adozione di tali misure; o un'attenuazione della cultura che vedeva proprio nel graduale accesso alle misure alternative un elemento di forza nella costruzione di un percorso verso il reinserimento. In ultimo, alle ristrettezze dei numeri del personale, in questo caso di coloro che devono svolgere osservazione e redigere sintesi, che certo non seguono la crescita del numero dei ristretti»

 

Mauro Palma ha sottolineato che « l'aumento dei detenuti che, si riverbera sulle condizioni di vita interna e sul sovraffollamento, non è una fake news e muterebbe di ben poco anche se si adottassero parametri più restrittivi entro i limiti internazionalmente previsti».

 

Due i punti su cui il Garante richiama l'attenzione del Parlamento: «nel luogo di ricostruzione del senso di legalità non possono coesistere situazioni che ledono la legalità stessa mentre l'attenzione geometrica alla 'cella' non deve far perdere il principio che la persona detenuta deve vivere la gran parte della giornata al di fuori di essa, impegnata in attività significative»

 

« Il nostro modello di detenzione continua, al contrario, a essere imperniato sulla permanenza nella 'cella', vanificando la proiezione verso il dopo e il fuori ». Un modello che secondo il Garante si riflette sulla tensione interna e sulla difficoltà degli operatori che lavorano per garantire la sicurezza e dei volontari «che si impegnano nel contribuire alla realizzazione di una pena costituzionalmente orientata. Ruoli diversi, da non confondere, ma entrambi fondamentali».

 

La Relazione coglie comunque segnali «di positivo mutamento nelle ultime settimane verso l'assunzione del tema come riflessione che coinvolge tutti e che richiede decisioni a volte in controtendenza rispetto alla rappresentazione mediatica del tema stesso. In primo luogo attraverso la piena attuazione di quanto la recente riforma dell'ordinamento penitenziario ha introdotto».

 

Palma ricorda, in particolare, il nuovo ordinamento per l'esecuzione penale minorile e «l'introduzione esplicita nel primo articolo dell'ordinamento penitenziario della necessità che il trattamento si conformi “a modelli che favoriscono l'autonomia, la responsabilità, la socializzazione e l'integrazione”, tendendo in maniera esplicita al “reinserimento sociale", anche attraverso i contatti con l'ambiente esterno. Una proiezione verso il dopo e il fuori che occorre sempre tenere presente, come argine a chi invece concentra l'attenzione soltanto sull'oggi e il dentro».

 

Il quadro è ancora più complesso quando si tratta di detenuti con disagio mentale o psichico la cui presenza è maggiore del passato perché chi ha sviluppato la malattia durante la detenzione o chi è in osservazione, ora si trova in carcere e non più negli ospedali psichiatrici giudiziari.

 

«Questa difficoltà non può concedere giustificazioni a un ritorno all'indietro: mentre va richiesto al Governo l'impegno forte nell'attuazione di quanto previsto nel recente decreto sulla realizzazione di unità interne che abbiano carattere realmente sanitario, va rivolto alle Aziende sanitarie territoriali e alle autorità regionali un richiamo al maggiore impegno nell'erogazione dei servizi alla salute psichica e fisica in carcere, riconoscendo concretamente questa parte della popolazione come di propria pertinenza e assicurando la tutela del diritto alla salute»

 

Al Parlamento è rivolta la raccomandazione «a intervenire sulla discrasia che riguarda la possibilità di sospensione facoltativa dell'esecuzione penale per sopravvenuta infermità, attuabile nel caso di malattia fisica e non per quella di natura psichica»

 

Sulla riforma, che sta superando la fase di rodaggio, il Garante registra « buoni risultati in linea generale nelle Rems che ospitano, al 31 dicembre, 629 persone». Sollecitando interventi migliorativi «per evitare che le strutture modulari ripropongano grandi concentrazioni di pazienti troppo simili ai precedenti collettori ospedalieri, cosi' come per evitare che in attesa di un posto nelle Residenze e, si resti illegalmente in carcere»

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