Giustizia Quotidiana

Thyssen: Bonafede, no arresti ma primo ok dei giudici tedeschi

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L'ordine di carcerazione dei due manager tedeschi della Thyssenkrupp, emanato in Italia del 2016, è applicabile anche in Germania. Lo ha deciso il Tribunale regionale di Essen, che si è pronunciato in proposito il 17 gennaio sul caso di Harald Espenhahn, e il 4 febbraio su Gerald Priegnitz. Secondo quanto ha spiegato il portavoce dello stesso Tribunale, i due manager hanno impugnato la decisione, presso la corte di appello di Hamm. E non potranno essere arrestati prima della pronuncia.

In Germania i due manager non potranno comunque scontare una pena superiore ai 5 anni di carcere, e cioé il massimo previsto per il reato di omicidio colposo, ha chiarito ancora il portavoce. La Cassazione, in Italia, aveva condannato Espenhahn a 9 anni e 8 mesi, e Priegnitz a 6 anni e 10 mesi, in seguito al rogo del 6 dicembre 2007, negli stabilimenti di Torino, dove morirono 7 persone.

Il ministro Alfonso Bonafede è stato informato ieri "per vie diplomatiche" del pronunciamento del Tribunale di Essen nei confronti di Harald Espenhahn e di Gerald Priegnitz. Lo precisa lo stesso Guardasigilli in un post su Facebook. «Sta circolando la notizia di un presunto arresto dei due manager della ThyssenKrupp condannati in Italia nel 2015 per il rogo allo stabilimento di Torino. Non è così, però possiamo dire che la sezione esecuzioni penali del Tribunale di Essen ha dichiarato ammissibile l'esecuzione della sentenza emessa dalla Corte di Assise di Appello di Torino il 29 maggio 2015. Ma non e' finita, i due condannati hanno impugnato il verdetto. Continueremo a monitorare – continua Bonafede – giorno per giorno la vicenda e terremo informati tutti voi e soprattutto le famiglie».

 La decisione del Tribunale di Essen che ha dichiarato ammissibile l'esecuzione della sentenza dei due manager tedeschi della Thyssen «anche se ancora non chiude il capitolo di quella tragedia è assolutamente un fatto in avanti positivo». Queste le parole di Antonio Boccuzzi l'operaio che nel dicembre 2007 rimase ferito nel rogo dello stabilimento in cui persero la vita sette operai. «Ora mi auguro che la Germania mostri rispetto nei confronti dei miei sette colleghi morti, delle loro famiglie e della decisione della giustizia italiana», ha concluso.

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