Giustizia Quotidiana

Un’altra assoluzione per Berlusconi, è la venticinquesima

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Scritto da vocealta

BerlusconiIl proscioglimento di Silvio Berlusconi nell’udienza preliminare del processo Mediatrade per frode fiscale e appropriazione indebita è una vera doccia fredda per la Procura di Milano e, in particolare, una pesante sconfitta per l’inossidabile pm Fabio De Pasquale.

Prosciolto per non aver commesso il fatto dopo ben cinque anni di indagini, atti, accertamenti, udienze in Tribunale, rogatorie internazionali, perquisizioni a tappeto negli uffici del gruppo Mediaset. Il proscioglimento, inoltre, essendo la vicenda Mediatrade legata a doppio filo a quella Mediaset (il cui processo è in corso di svolgimento a Milano davanti al giudice D’Avossa) rappresenta un fondamentale vulnus anche per l’impianto accusatorio dello stesso pm De Pasquale nel processo.

È questo il 25esimo caso in cui Berlusconi esce indenne da una vicenda giudiziaria, con una fila impressionante di assoluzioni, proscioglimenti e prescrizioni. E si badi bene che la prescrizione avviene perché l’accusa dei pubblici ministeri non è stata in grado, in un ragionevole tempo, e si parla comunque di anni, di dimostrare la fondatezza delle proprie tesi. Anni di inchieste, intercettazioni, verbali trascritti sui giornali prima ancora che consegnati ai difensori, elenchi di testi chiamati a deporre dalle difese puntualmente cassati dai tribunali, costi ingenti per l’imputato e inevitabili costi che ricadono sulla collettività per cercare in tutti i modi di dare una spallata al premier.

Accuse poi incredibilmente risibili, come quella Mediatrade, l’aver cioè creato fondi esteri occulti per appropriassi indebitamente di soldi, danneggiando così i piccoli azionisti ed il fisco. Una accusa che, come emerso ieri in modo chiaro, non stava né in cielo né in terra.

Certo va sottolineato che il Gup Maria Grazia Vicidomini non ha voluto, o forse non ha potuto, andare fino in fondo e sbugiardare del tutto l’inchiesta durata cinque anni del pm De Pasquale. Per questo motivo ha quindi rinviato a giudizio il figlio del premier e vice presidente di Mediaset, Pier Silvio, ed il presidente del gruppo, Fedele Confalonieri. Per il primo il reato ipotizzato è di frode fiscale e appropriazione indebita, ed è francamente incredibile ipotizzare un comportamento irregolare da parte del figlio del maggiore azionista a sua insaputa. Per non parlare di Confalonieri che è accusato solo di frode fiscale. Se il principale azionista non ha frodato il fisco perché mai avrebbe dovuto farlo il presidente del gruppo?

Questo fatto dimostra però, ancora una volta, l’intrinseca debolezza di un sistema che vede il gip/Gup, che dovrebbe essere parte terza nel giudizio che precede l’eventuale processo in Tribunale, troppo spesso succube dello strapotere dei pubblici ministeri. Una questione di cui si parla da tempo e che dovrebbe portare ad un serio dibattito per ripensare questa delicata e fondamentale funzione nel nostro sistema giudiziario.

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