Giustizia Quotidiana

Cosimo Ferri (MI): “Il nostro no al processo lungo”

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Scritto da vocealta

giustiziaMagistratura Indipendente riconosce l’esigenza di riforme della giustizia anche strutturali, ma ritiene che le vie da percorrere per un processo penale efficiente siano ben altre e ribadisce innanzitutto la necessità di una seria depenalizzazione, che avrebbe l’effetto di liberare la macchina giudiziaria dalla celebrazione di processi inutili e consentirebbe la concentrazione di energie e risorse nella tutela delle garanzie dei fondamentali valori in gioco, comprese le reali garanzie difensive dell’imputato. Il disegno di legge all’esame delle Camere, sul cosiddetto “processo lungo”, viene giustificato dai proponenti come necessario per ottenere un processo giusto, all’insegna della parità fra accusa e difesa e dei principi del contraddittorio e dell’oralità. Magistratura Indipendente ritiene tuttavia che tali giustificazioni siano inaccettabili, in quanto palesemente infondate. Abbiamo assistito, nell’arco di pochi mesi, ad un irrazionale passaggio da un disegno di legge presentato come ispirato all’avvertita esigenza di un modello di “processo breve” ad un altro ispirato, invece, a quello di “processo lungo” e già tale contraddittorio modo di procedere riflette, nell’approccio al tema delle riforme, un atteggiamento di assoluta confusione e approssimazione, che disorienta cittadini ed operatori del diritto proprio con riferimento a riforme in cui sono in gioco i diritti fondamentali della persona e della collettività. Il ddl sul “processo lungo”, infatti, contiene norme che avranno quale unico effetto quello della paralisi del dibattimento con gravissime e preoccupanti ripercussioni sulla tutela della persona e della collettività. Privare il giudice dei necessari poteri di controllo sul corretto operato delle parti, siano essi pubblici ministeri o giudici, delinea un sistema processuale che devia sempre più il processo penale italiano dalla funzione principe ad esso attribuita dalla Costituzione e rappresentata dal dovere di accertamento della verità storica cui quella processuale deve sempre tendere. Impedire l’utilizzazione delle sentenze già passate in giudicato è norma che riflette una inspiegabile diseconomia processuale che nega al giudice la possibilità di disporre nel momento del giudizio di elementi di verità già definitivamente accertati, imponendogli un’ inutile riassunzione di prove , introducendo, così, un ulteriore fattore di inevitabile allungamento dei tempi del processo. Scadenza dei termini di custodia cautelare e prescrizione dei reati costituiranno effetti immediati ed inevitabili. Nei processi con detenuti, quelli di criminalità mafiosa e quelli nei confronti di imputati responsabili di gravi delitti contro la persona e il patrimonio, i giudici assisteranno inermi al dispiegarsi di tecniche difensive meramente dilatorie che, lungi dal contribuire all’accertamento della verità e dall’apprestare reali garanzie all’imputato, avranno quale unico obiettivo processuale il raggiungimento dello scopo perseguito dagli imputati colpevoli: la scarcerazione per decorrenza termini. Inoltre aumenteranno le spese di giustizia, aspetto non secondario, perché tutti i difensori di imputati ammessi al gratuito patrocinio o che assistono imputati irreperibili, e che perciò ottengono dallo Stato il pagamento degli onorari, avranno ulteriore interesse ad allungare i tempi del giudizio.

* segretario generale di Magistratura indipendente

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