Giustizia Quotidiana

Il ministro Nitto Palma al Csm/ l’intervento di Angelo Racanelli (Magistratura indipendente)

angelantonio_racanelli
Scritto da vocealta

angelantonio_racanelliPubblichiamo l’intervento integrale del consigliere Angelo Racanelli, componente del Consiglio superiore della Magistratura per il gruppo di Magistratura indipendente, tenuto in occasione della visita a palazzo dei Marescialli del nuovo Guardasigilli Francesco Nitto Palma.

Signor Ministro, intervengo anche a nome dei colleghi Virga e Pepe. In primis la ringraziamo per la sua presenza qui, a poche settimane dal suo insediamento. La sua presenza, oggi, è sicuramente il segno da parte sua di un rispetto istituzionale nei confronti del Consiglio e della sua volontà di un serio e sereno confronto sulle numerose e gravi problematiche del sistema Giustizia.

Ci auguriamo che la sua presenza non rappresenti un atto isolato ma sia soltanto il primo atto di una costante e proficua interlocuzione con il Consiglio Superiore.

L’abbiamo ascoltata con attenzione e condividiamo alcune priorità da lei evidenziate.

Da parte nostra, nel rispetto dei reciproci ruoli istituzionali, siamo disponibili a contribuire con proposte e suggerimenti e a confrontarci seriamente e serenamente, senza pregiudiziali di alcun tipo.

Abbiamo appreso con dispiacere che, nelle scorse settimane, alla sua richiesta di apertura di tavoli tecnici su varie problematiche, quali ad esempio, la revisione delle circoscrizioni, la depenalizzazione ed altro, vi sia stata da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati un rifiuto. Noi riteniamo che il confronto sia sempre necessario, poi ovviamente si potrà anche arrivare ad una soluzione non condivisa ma la strada del confronto istituzionale, scevro di pregiudizi politici o ideologici, deve essere sempre coltivata. Ci auguriamo che i competenti organi dell’Associazione Nazionale Magistrati rivedano la loro posizione. Confrontarsi non vuol dire rinunciare alla doverosa difesa di alcuni principi ritenuti fondamentali.

Signor Ministro, noi riteniamo, ed in questo ci dissociamo dalle improvvide affermazioni di autorevoli esponenti della magistratura associata, che lei, la sua maggioranza parlamentare ed il suo governo, così come ogni governo sostenuto da una maggioranza parlamentare democraticamente eletta, abbiate la legittimazione per governare e legiferare, ovviamente nel rispetto dei principi fondamentali della Costituzione, ma questo, però, non ci esime dal ribadire con forza la nostra assoluta contrarietà alle proposte di riforma costituzionale presentate nei mesi scorsi.

Si è parlato di riforma epocale della giustizia ma, per le modalità, per i tempi, per le espressioni che,da più parti, hanno accompagnato il progetto di riforma, non esitiamo a dire che si tratta di una riforma punitiva della magistratura e dei pubblici ministeri in particolare, riforma punitiva sia nei contenuti sia nelle forme.

Dobbiamo dirlo con forza, nel rispetto, ripeto, dell’autonomia e della sovranità del Parlamento: questa riforma non risolverà nessuno dei problemi reali della giustizia nel nostro paese, non risolverà nessuno dei problemi che interessano i singoli cittadini, non abbrevierà di un solo giorno la durata dei processi. L’inefficienza e la durata irragionevole del processo penale non dipendono certo dall’attuale assetto ordinamentale.

È necessario prendere atto che la crisi del processo penale è ormai strutturale: vi è una differenza sempre più marcata tra domanda ed offerta di giustizia, tra il numero dei procedimenti e la capacità di risposta da parte dell’organizzazione giudiziaria.

Ed è per questo che abbiamo apprezzato le sue prime dichiarazioni ed i suoi primi atti. Concentriamoci su questi aspetti e lasciamo perdere le riforme costituzionali in tema di giustizia.

Sul tema della revisione delle circoscrizioni giudiziarie, finalmente qualcosa si muove e di ciò le va riconosciuto il merito. La delega approvata recentemente dal Parlamento è importante ed il Consiglio farà la sua parte esprimendo il parere previsto dalla stessa legge delega.

Riteniamo sia importante coinvolgere tutti gli operatori del settore (magistrati,personale amministrativo, avvocati etc…) nel lavoro per la realizzazione della delega. Non possiamo, però, già ora non rilevare che alcuni punti indicati nei criteri direttivi suscitano perplessità e presentano evidenti criticità, come già evidenziato anche da un documento dell’Associazione Nazionale Magistrati. Ad esempio, non appare razionale escludere dalla possibilità di accorpamento i Tribunali aventi sede nei comuni capoluogo di provincia alla data del 30 giugno 2011 e dunque senza un coordinamento con la prospettata soppressione o riduzione di alcune Province. Non appare razionale la previsione diretta a garantire comunque la presenza di tre tribunali in ogni distretto, a prescindere dalle dimensioni del distretto e dei Tribunali. Suscita perplessità anche l’indicazione della possibile creazione di procure accorpanti che svolgano le funzioni requirenti in più tribunali.

In punto di revisione delle circoscrizioni giudiziarie il Consiglio mette a disposizione l’importante lavoro fatto negli ultimi anni.

Con riferimento alle altre riforme processuali penali che sono attualmente all’esame del Parlamento, questo Consiglio si è già pronunciato con articolati pareri (richiamo i pareri e le risoluzioni in materia di prescrizione breve, di processo lungo etc…). Non possiamo non ribadire che tra prescrizione breve e processo lungo il pericolo non astratto ma concreto è quello della morte del processo penale, che già versa in una situazione di gravissima paralisi.

Perplessità e preoccupazione suscita anche la riforma delle intercettazioni.

Certo, è indifferibile un intervento sull’ormai quotidiana violazione del divieto di pubblicazione arbitraria degli atti dei procedimenti penali, ma è sufficiente una modifica in peius dell’apparato sanzionatorio previsto dall’attuale art. 684 c.p.

Si introduca, inoltre, un’udienza-filtro o stralcio come dir si voglia, destinata all’individuazione delle conversazioni rilevanti, senza stravolgere l’attuale assetto normativo.

Qualsiasi intervento normativo non può prescindere anche dalla giurisprudenza della Corte Europea di Strasburgo in materia di diritto ad informare e ad essere informati.

Certo, sul punto, anche noi magistrati dobbiamo fare autocritica e richiamare tutti i colleghi ad una puntuale osservanza delle norme disciplinari e deontologiche in relazione ai rapporti con la stampa (il richiamo deve valere anche per tutti noi consiglieri, come testimoniato da alcune recenti vicende in relazione ad alcune delicate pratiche oggetto di valutazione da parte delle competenti commissioni del Consiglio): i titolari dell’azione disciplinare dovrebbero prestare maggiore attenzione a questa problematica, così come i competenti organi dell’Associazione Nazionale Magistrati per gli aspetti deontologici.

Prendiamo atto con soddisfazione del parere favorevole del Governo sul disegno di legge approvato nei giorni scorsi dalla Camera dei Deputati (peraltro, e lo sottolineo con piacere, tra i firmatari della proposta risultava il nostro Vicepresidente Vietti, nella sua ovviamente trascorsa esperienza parlamentare) sull’abrogazione del divieto per i magistrati ordinari in tirocinio di svolgere determinate funzioni: trattasi di questione sulla quale questo Consiglio molto si è impegnato, nei limiti delle sue attribuzioni.

Sul fronte del processo civile, non possiamo non riconoscere l’impegno del suo Ministero, sia pure con luci ed ombre, ma indubbiamente su quel versante significativi passi avanti sono stati fatti nella direzione di una razionalizzazione, riduzione e semplificazione dei riti e con l’introduzione dell’istituto della mediazione obbligatoria.

Manifestiamo, però, forti perplessità sul nuovo art. 81 bis disp. att. c.p.c. che prevede la fissazione di un “calendario del processo” per ogni singolo procedimento: trattasi di norma in teoria ottima ma che rischia di essere irrealistica, imponendo adempimenti di fatto inesigibili nell’attuale situazione drammatica in relazione al rilevante numero di cause civili che sopravvengono ogni anno. La responsabilità disciplinare prevista sul punto diventa una beffa che si aggiunge al danno.

Sig. Ministro, noi magistrati siamo consapevoli della grave situazione economica e finanziaria che il Paese attraversa e siamo disponibili a contribuire al superamento della crisi, ma chiediamo anche che ci sia equità. Non possiamo tacere che negli ultimi anni sono state prese una serie di iniziative penalizzanti sul versante economico nei confronti dei pubblici dipendenti ed in particolare nei confronti dei magistrati.

Non è una vuota declamazione retorica affermare che anche lo status economico del magistrato serve a garantire la sua indipendenza e per questo le chiediamo di intervenire nell’evidenziare le storture e le inique misure adottate negli ultimi anni.

Sig. Ministro, mi scusi la franchezza, ma le mani vanno messe nelle tasche degli evasori fiscali e di chi detiene patrimoni illeciti e non in quelle dei “soliti noti” e cioè dei dipendenti pubblici. In una situazione di gravi carenze di organico, siamo stati costretti ad assistere lo scorso anno ad un’ulteriore fuga dal servizio attivo di decine e decine di magistrati che ben avrebbero potuto continuare la loro attività se non fossero intervenute determinate misure economiche sul versante previdenziale e sul trattamento di fine rapporto.

Siamo costretti a lamentarci anche per la ormai sempre più grave carenza di personale amministrativo: il sistema giustizia non può funzionare senza cancellieri ed altro personale ausiliario. In alcuni uffici la situazione è ormai insostenibile: non può rappresentare un alibi il deciso incremento delle convenzioni di ogni tipo.

Sig. Ministro, attendiamo anche una parola definitiva sulla vexata quaestio della Scuola Superiore della Magistratura: sul punto più volte il Consiglio ha sollecitato l’istituzione di un tavolo tecnico con il Ministero.

Le chiediamo se il Governo abbia intenzione di ritornare sulla questione della ripartizione dei compiti delle tre sedi della Scuola, accettando la nostra richiesta di avere sedi con competenze differenziate solo per materia, non per territorio. Le chiediamo, in definitiva, signor Ministro, se il Governo abbia davvero intenzione di puntare su una “formazione” dei magistrati di qualità e non territoriale, che sia idonea, nell’interesse del servizio giustizia e dei cittadini, a garantire una magistratura “nazionale” e sottolineo “nazionale” professionale, autonoma ed indipendente anche per non disperdere il grande patrimonio di esperienze e conoscenze acquisito in materia di formazione in questi anni di attività da parte del Consiglio,patrimonio che potrebbe, anzi, dovrebbe costituire la base di partenza dell’azione della Scuola.

Abbiamo ascoltato con attenzione le sue parole oggi in tema di trasferimento per incompatibilità ambientale dei magistrati, alla luce della nuova formulazione dell’art.2 Legge Guarentigie così come modificato dal Decreto Legislativo n. 109/2006. La precedente consiliatura si è già occupata espressamente della questione prima con risoluzioni del 6 dicembre 2006 e del 24 gennaio 2007 e poi con la vicenda Forleo. Sul punto, come sappiamo, è anche intervenuto il giudice amministrativo che ha annullato la delibera del Consiglio relativa alla dr.ssa Forleo. È attualmente pendente in Prima Commissione una pratica proprio su questo problema: le sue dichiarazioni rappresentano un rilevante contributo alla riflessione in corso. Non possiamo non ricordare che nella scorsa consiliatura, proprio in relazione alla vicenda Forleo, fu presentata una proposta di minoranza basata proprio su un’analisi attenta ed approfondita della modifica normativa. La modifica legislativa ha riguardato sia i presupposti per l’adozione del trasferimento d’ufficio e sia le condizioni perché, al verificarsi del presupposto, si produca la necessità del trasferimento. Quella proposta di minoranza è stata avvalorata poi dall’esito giurisdizionale amministrativo della vicenda. Allo stato, possiamo sicuramente dire,(prescindendo da valutazioni di merito), che il legislatore ha notevolmente ridotto l’ambito di applicabilità della fattispecie.

Probabilmente vi è un vuoto normativo, peraltro già evidenziato dal Consiglio in una delle già citate risoluzioni: spetta al legislatore decidere se e come intervenire ma dobbiamo evitare che sia il Consiglio a coprire vuoti normativi attraverso interpretazioni discutibili sul piano della legittimità.

Quasi cinquanta anni fa, il 28 agosto del 1963 Martin Luther King tenne un famoso discorso davanti al Lincoln Memorial di Washington al termine di una marcia di protesta per i diritti civili: tutti ricordano quel discorso per la frase : «I have a dream» «io ho davanti a me un sogno»: ebbene, signor Ministro, molti magistrati hanno davanti a loro un sogno. Il sogno di poter operare in un Paese normale, di poter svolgere il loro difficile e delicato compito in condizioni dignitose, proprie di un paese civile, con carichi di lavoro esigibili, per recuperare la fiducia dei cittadini. Molti sono i sogni dei magistrati: ne indicherò uno solo: avere un Ministro della Giustizia che, di fronte allo sconcerto ed alla preoccupazione che destano nei magistrati reiterate dichiarazioni, provenienti anche da autorevoli esponenti delle istituzioni, dichiarazioni che indubbiamente ledono il prestigio e l’indipendente esercizio della giurisdizione, dica anche solo una parola per mettere fine a questa sorta di “massacro” istituzionale.

Sig. Ministro le auguriamo buon lavoro e rinnoviamo la nostra disponibilità ad un confronto serio e sereno, nel rispetto reciproco dei compiti e delle attribuzioni.

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